Quando, nel 1965, Marco Zanuso (Milano, 1916 – 2001) e Richard Sapper (Monaco di Baviera, 1932 – Milano, 2015) progettano il telefono Grillo, telefonare non era un’operazione sempre semplice ed agevole; infatti, richiedeva un apparecchio costituito da due elementi: un corpo fisso che ospitava il disco combinatore, che permetteva di comporre il numero di telefono desiderato, e una cornetta contenente il microfono che doveva essere impugnata per rispondere alla chiamata. Tali apparecchi potevano essere da tavolo, ma anche posizionati a parete, facendo sì che chi inviava o riceveva la chiamata non si potesse spostare liberamente poiché vincolato all’apparecchio. Per questo la ricerca dei designer e delle aziende stava virando verso la produzione di modelli diversi, che si differenziassero tra loro andando incontro alle esigenze del pubblico, pur rimanendo uguali nel funzionamento.
Sia Zanuso che Sapper erano, in quegli anni, professionisti riconosciuti, attivi nel mondo del design industriale, che avevano avviato una prolifica collaborazione tra loro, dialogando con grandi aziende del settore e realizzando prodotti riconosciuti come innovativi e all’avanguardia. Il loro lavoro congiunto aveva già prodotto oggetti poi diventati iconici come la Radio Cubo TS522 o il Televisore Doney per Brionvega, permettendo loro di dar prova di saper coniugare design e ricerca tecnologica.
Nel 1966 Grillo viene prodotto dalla Siemens, azienda dalla lunga storia nel campo delle tecnologie per le telecomunicazioni e non solo, portando con sé diverse novità che suscitano grande curiosità e successo. La prima è sicuramente la capacità di riuscire ad integrare tutte le funzioni in un’unica struttura: infatti, microfono, ricevitore e disco combinatore sono tutti contenuti nello stesso involucro, chiusi all’interno di una sorta di conchiglia colorata. Nel momento in cui la conchiglia si apriva, tramite un sistema di apertura a scatto, si rivelavano i suoi componenti: il ricevitore e il disco erano contenuti nella parte che si tiene con la mano, mentre il microfono nella parte che si apre a scatto. Lo snodo a cerniera che unisce le due parti permetteva di avviare la chiamata nel momento in cui l’apparecchio era aperto e di interrompere la comunicazione nel momento in cui veniva richiuso. Il cavo del telefono invece terminava con una spina in plastica dello stesso colore dell’apparecchio (una finezza stilistica pensata per un pubblico che stava affinando sempre di più il suo gusto) all’interno della quale era collocata la suoneria, che richiamando il suono di un ronzio, fa guadagnate al telefono proprio il nome di “Grillo”.
Non è la prima volta che si immagina un telefono che nasconda la sua reale funzione; infatti, il Trimline di Henry Dreyfuss, prodotto nel 1965, anticipa questa idea, anche se restava un telefono fisso con cornetta, mentre Grillo poteva essere tenuto interamente con una sola mano durante la conversazione e si presentava come un oggetto maneggevole e compatto.
La seconda grande novità è la ricerca tecnologica che si nasconde dietro Grillo, incentrata sulla riduzione al minimo dei componenti, per poterli far alloggiare in un involucro di piccole dimensioni. Anche questo involucro è segno di un’innovazione che deriva dalla disponibilità di nuovi materiali con cui sperimentare: era realizzato in plastica di ABS (Acrilonitrile-Butadiene-Stirene) un materiale molto resistente ma con uno spessore molto sottile (1 mm), che contribuiva a renderlo più leggero. Le dimensioni di Grillo erano davvero ridotte, basti pensare che da chiuso era lungo 16,5 cm, largo 8,3 cm e alto 7 cm. Al momento della chiamata la lunghezza diventava di 22 cm, misura che permetteva di coprire la distanza tra la bocca e l’orecchio della persona che effettua la telefonata, risolvendo in maniera diversa rispetto ai telefoni tradizionali il rapporto ergonomico bocca/orecchio.
Tutto questo fa sì che venisse pubblicizzato come un telefono “da esporre”, poiché non rivelava subito la sua funzione e presentava una forma nuova, diversa, originale rispetto ad altri apparecchi coevi. Un telefono da avere in ogni stanza, data la presenza di più prese telefoniche all’interno di alcuni appartamenti, che aiutava a caratterizzare lo spazio, con le sue diverse variazioni di colore. Un telefono aggiuntivo, accessorio, che poteva diventare “personale”, poiché i diversi membri della famiglia avrebbero potuto posizionarlo nella stanza che preferivano, spostandolo facilmente. È proprio seguendo questo principio che la SIP, la principale azienda di telecomunicazioni in Italia, proporrà in noleggio ai suoi abbonati, in aggiunta al telefono fisso principale (il famoso Bigrigio prodotto sempre dalla Siemens), anche Grillo, un telefono simpatico e colorato, “fatto per la spina del vostro angolo preferito”, come recitava la pubblicità.
A un anno dalla sua comparsa sul mercato, nel 1967, l’ADI (Associazione per il Disegno Industriale) premia Grillo con il Compasso d’Oro, non solo per “la riduzione dello spazio, ottenuta senza sacrificare la funzionalità dell’oggetto” ma anche per la modernità “dimostrata dall’immediato successo di pubblico dovuto anche al fattore psicologico di intimità che consentiva all’utente”. Questa modernità, che si riscontra ancora oggi, sta anche nell’aver rivoluzionato e anticipato un modo di telefonare che avrà diffusione principalmente dagli anni Novanta in poi, tramite i telefoni cellulari, e di essere stato l’elemento di passaggio tra il telefono fisso e quello portatile, contribuendo a rendere la telefonata un momento sempre più privato, potendo facilmente spostare l’apparecchio da una stanza all’altra.
In ultimo, quasi a coronamento del suo grande successo, nel 1993 Grillo entra a buon diritto nella collezione permanente del MoMa (Museum of Modern Art) di New York, dimostrando di essere diventato un vero e proprio simbolo del design moderno.