Passeggiando tra le vie del centro di Amalfi ci si troverà dinanzi a un’imponente scalinata che apre la vista alla magniloquente cattedrale, il Duomo di Amalfi, uno dei tesori della Costiera Amalfitana, un complesso che comprende due basiliche comunicanti, una cripta inferiore, il campanile e il Chiostro del Paradiso. Costruito a partire dal IX secolo per volontà del duca Mansone I, il Duomo di Amalfi andò, dapprima, ad affiancare la preesistente Basilica del Crocifisso che, a sua volta, era stata costruita su un tempio paleocristiano e fu unificata alla precedente in un’unica costruzione romanica subito dopo l’anno Mille. La posizione che venne scelta per erigere il duomo era estremamente strategica, non solo perché centrale rispetto alla città, ma soprattutto perché ha sempre svolto una funzione protettiva dagli attacchi dei nemici. La città di Amalfi nel corso dei secoli ha cambiato continuamente aspetto passando da differenti stili architettonici quali il barocco e il rococò, mantenendo sempre decise impronte arabo-bizantine. Così come la città, anche il suo duomo fu sottoposto a pesanti rimaneggiamenti che hanno permesso di dare vita a un luogo unico.
Il nucleo originario del Duomo di Amalfi si ritroverà, invece, nell’antica basilica del Crocifisso, il cui nome deriva proprio dal crocifisso posto nell’abside risalente al Trecento, mentre in tempi antichi era intitolata all’Assunta. Questo primo nucleo della cattedrale venne citato sia in un documento del VI secolo, che nel Chronicon Salernitanum, un manoscritto del X secolo dove è raccontato l’episodio del principe longobardo di Salerno, Sicardo, che durante la feroce ricerca delle reliquie di santa Trofimena attaccò Amalfi nell’839 devastandone la chiesa. È infatti dal 987, durante il governo del duca Mansone III e a seguito del terribile evento citato poc’anzi, che l’edificio venne ampliato e la cui ripresa venne in parte finanziata da papa Leone VI.
Anche l’interno della basilica del Crocifisso, a tre navate senza transetto, si può far risalire a questi stessi anni, mentre l’attuale configurazione a navata unica è il prodotto di tre interventi significativi. Il primo di questi risale al 1266, anno in cui una delle navate della basilica paleocristiana venne abbattuta per ospitare il Chiostro del Paradiso: un piccolo cimitero, commissionato dall’arcivescovo Filippo Augustariccio, che doveva ospitare le cappelle di illustri famiglie amalfitane. Ben più radicale fu quello successivo alla riforma tridentina che comportò la completa demolizione della navata destra per far sì che l’antico colonnato, che rendeva possibile l’accesso dala basilica del Crocifisso alla cattedrale di Sant’Andrea, venisse inglobato nella nuova parete divisoria lungo la quale vennero erette delle cappelle gentilizie. L’ultimo intervento ebbe inizio quando durante il 1861 un fortissimo vento distrusse parte della facciata e rese necessaria una pesante ristrutturazione. La facciata che il viaggiatore si trova a osservare oggi venne realizzata dall’architetto Errico Alvino, il cui intento primario fu quello di rimanere il più fedele possibile allo stile prima del crollo, aiutato dallo storico amalfitano Matteo Camera anche se alla fine del lavoro i critici del tempo lo valutarono come un restauro fin troppo libero.
Anche le decorazioni poste sulla facciata furono ricostruite dopo il violento crollo e attualmente si possono osservare gli ottocenteschi mosaici raffiguranti Cristo tra gli evangelisti a opera di Domenico Morelli. Dal 1931, inoltre, un complessissimo ed estremamente discusso restauro liberò l’edificio dalle ridondanti sovrastrutture barocche, scoprendo timidamente il primitivo sistema murario medievale. Importantissima è la porta in bronzo donata ad Amalfi da un ricco mercante, Pantaleone de Comite Maurone, che venne fatta fondere a Costantinopoli e sulla quale si stagliano quattro figure in argento rappresentanti Cristo, la Vergine, san Pietro e infine sant’Andrea che, secondo la tradizione, era proprio il patrono di Costantinopoli, e le cui reliquie furono portate e conservate ad Amalfi fin dal XII secolo. Il Duomo di Amalfi presenta una pianta costituita da transetto e abside e nel suo soffitto a cassettoni è narrata la storia di sant’ Andrea, così come nella tela dell’altare barocco che ne raffigura la sua crocifissione. Nella sagrestia è custodita invece una statua processionale settecentesca del santo che viene gergalmente chiamato lo “stipo”. Nell’atrio, poco prima dell’ingresso all’insolito duomo, il viaggiatore si troverà forse distratto da un collegamento che porta al Chiostro del Paradiso e collega l’antica basilica e il campanile in stile romanico.
Il chiostro, edificato tra il 1266 e 1268, è formato da un quadriportico con volte a crociera, archi acuti, colonnine binate ed archi intrecciati d’influsso moresco, mentre al centro si apre uno splendido giardino. Le sei cappelle affrescate al suo interno, appartenenti alle nobili famiglie amalfitane, ospitavano i loro sarcofagi, ma oggi ne restano solamente cinque che narrano differenti vicende quali il ratto di Proserpina, Romolo e Remo allattati dalla lupa, le nozze di Peleo e Teti, uno semplicemente con lo stemma della famiglia dei Favaro intarsiato da scanalature “a S” e con immagini cristologiche e infine un sarcofago romano del IV secolo che riporta il nome del decurione Publio Ottavio Rufo.
Entrando nella cattedrale si scopre come dell’impianto originale sia rimasto ben poco, se non qualche colonna e capitello recuperato da edifici romani. Camminando verso l’abside si potranno scoprire tre piccoli archi a sesto ribassato tipici dell’architettura bizantina del VI secolo, che si ritrovano anche nella cappella dei santi Santi Cosma e Damiano, trasformata successivamente in cripta superiore. La cripta della basilica di Amalfi, che oggi si presenta con forme barocche e ricchissime decorazioni a stucco, venne fatta costruire dal cardinale Pietro Capuano nel 1203, che portò qui le spoglie di sant’Andrea nel 1208.
Ancora oggi, nonostante le infinite metamorfosi nel tempo, la cattedrale di Amalfi domina, dalla sua suggestiva scalinata, la città sulla quale si erge.