Arte e sport. Il calcio secondo Ugo Guidi


Secondo articolo della serie arte e sport, con il calcio visto da Ugo Guidi, grande scultore del Novecento che fu un appassionato e tifoso di calcio.
Arte e sport. Il calcio secondo Ugo Guidi

Bologna, 9 settembre 1934. Sul campo dello Stadio Littoriale, come allora si chiamava l’odierno Stadio Renato Dall’Ara, si gioca la finale di ritorno della Coppa Mitropa. Che non aveva la formula ideata negli anni Ottanta (ovvero una gara riservata ai vincitori dei campionati di serie B delle varie nazioni partecipanti): no, negli anni Trenta è la più prestigiosa competizione internazionale per club. Perché al torneo prendono parte le compagini più forti delle federazioni calcistiche della Mitteleuropa. Nel periodo di massimo splendore del calcio danubiano. Ungheria, Austria, Cecoslovacchia e Italia si sfidano a suon di gol in gare sentitissime, in cui anche il pubblico, che accorre numeroso, gioca la sua parte. Anzi: nell’edizione del 1932 era stato determinante, perché le intemperanze del pubblico nella semifinale tra Slavia Praga e Juventus avevano causato la squalifica di entrambe le squadre, garantendo la prima vittoria italiana nella competizione al Bologna, che si era qualificato per la finale e si era dunque ritrovato vincitore senza neppure scendere in campo. Adesso però le cose sono diverse: il Bologna, alla sua seconda partecipazione al torneo, deve affrontare l’Admira di Vienna. Dopo il glorioso Rapid, di cui il Bologna si è sbarazzato nei quarti di finale grazie a un sonoro 6-1 rifilato al Littoriale, è la squadra più titolata del campionato austriaco, ed è forte di un 3-2 ottenuto all’andata, in rimonta, sul campo di casa. Il Bologna gioca col supporto di uno stadio straripante, e in tutta l’edizione non ha perso una singola gara in casa: parte dunque coi favori del pronostico. I felsinei passano in vantaggio con Maini, ma dopo dieci minuti vengono raggiunti da un rigore battuto dal capitano Adolf Vogl su cui il portiere Mario Gianni, detto “il gatto magico”, non può far niente. È però questione di pochi secondi: dopo un minuto il Bologna torna a condurre con un gol del bomber Carlo Reguzzoni. Di qui in avanti è un dilagare della squadra di casa: altri due gol di Reguzzoni e una rete di Fedullo fissano il risultato sul 5-1. Per il Bologna è un trionfo.

L’eco delle imprese dello “squadrone che tremare il mondo fa”, soprannome che il Bologna ben presto inizia a guadagnarsi, giunge a un allora studente dell’Accademia di Belle Arti di Carrara, il ventiduenne Ugo Guidi (Montiscendi di Pietrasanta, 1912 - Vittoria Apuana, 1977). Il giovane scultore è un tifoso del Bologna: forse proprio perché all’epoca la squadra aveva iniziato a mietere un successo dopo l’altro e si era quindi guadagnata la simpatia di tanti tifosi anche fuori dall’Emilia. Il tema dello sport non può pertanto mancare nella produzione di Ugo Guidi, che di sport è un grande appassionato: proprio nel 1934 partecipa ai Littoriali di Cultura e Arte (per poter continuare gli studi l’artista deve per forza iscriversi ai GUF, i Gruppi Universitari Fascisti, associazioni che però finiranno col “produrre” schiere di antifascisti, a cominciare da Pasolini e Ingrao) con un rilievo raffigurante alcuni nuotatori. Lo scultore è tuttavia alle sue prime esperienze artistiche, e il tema dello sport tornerà a svolgere un ruolo di primissimo piano nella sua arte a partire dagli anni Sessanta, epoca a partire dalla quale la produzione di Ugo Guidi abbonda di figure di calciatori, come il Portiere del 1963. Si tratta di una scultura in tufo versiliese che ci offre una sintesi piuttosto intensa delle caratteristiche salienti dell’arte di Ugo Guidi di questo periodo (perché la sua ricerca è una continua evoluzione): una sorta di realismo che guarda all’arte antica, anche antichissima (a cominciare da quella etrusca) e che si aggiorna sulle tendenze astrattiste per cogliere la figura nella sua essenzialità. In questo caso, un portiere che diventa tutt’uno con il pallone che para. Perché è come se portiere e pallone fossero un’entità sola. Il portiere salva il risultato solo quando ha la palla saldamente tra le mani. Il pallone, nella presa sicura del portiere, diventa inoffensivo e, anzi, può trasformarsi in una seria minaccia per la squadra avversaria, perché dal portiere possono partire strabilianti azioni da gol. È così che dev’essere letta questa scultura che, nel 1969, su richiesta dell’amministrazione comunale di Forte dei Marmi, diventerà un monumento che ancora oggi si può ammirare di fronte allo stadio della città della Versilia.

Ugo Guidi, Portiere
Ugo Guidi, Portiere (1963; tufo, 37 x 44 x 18 cm; Forte dei Marmi, Museo Ugo Guidi)


Ugo Guidi, Portiere
Ugo Guidi, Portiere (1969; travertino; Forte dei Marmi, Stadio Comunale)

Ciò che interessa a Ugo Guidi è mettere in evidenza la forza, la sicurezza, l’energia dei calciatori. È quanto traspare da un’altra sua opera sul tema del calcio, realizzata in terracotta nel 1972, e nota semplicemente come Partita di calcio. È un rilievo: i protagonisti questa volta sono tre, ovvero un attaccante che sferra un tiro potente, il difensore che cerca di fermare il rivale, e il portiere che ha l’ultima parola e impedisce che la sfera entri in rete. Il critico Marzio Dall’Acqua, nell’introduzione a un catalogo delle opere di Ugo Guidi pubblicato nel 1997, scriveva che lo scultore “ama la figura sola, solitaria, non per una esaltazione eroica, che ormai è chiaro è estranea al suo mondo, ma per una concentrazione esistenziale”, e asseriva che le figure di Guidi potevano ricordare, in quanto “isolate, sole, nel loro sforzo”, il celeberrimo portiere sconfitto di Umberto Saba (“Il portiere caduto alla difesa / ultima vana, contro terra cela / la faccia”). Il portiere, in questa Partita di calcio, è raffigurato assieme ad altri due giocatori, ma è comunque lui, ancora, il protagonista decisivo per le sorti della partita (anche se qui ricorda più “l’altro” portiere di Umberto Saba, quello la cui “gioia si fa una capriola, / si fa baci che manda di lontano”), ed è vero che a Ugo Guidi non interessa esaltare un campione. I suoi calciatori non sono mai connotati individualmente. Non sappiamo che maglia indossino, le loro espressioni sono spesso indefinite, e sempre delineate con la stessa essenzialità che connota la maggior parte delle opere di Ugo Guidi: forme solide, compatte e quasi astratte, con qualche accenno anche al futurismo del quale Ugo Guidi ha spesso dimostrato di avvertire il fascino (l’insieme della gamba destra del portiere e delle linee diagonali che partono dal piede dell’attaccante suggeriscono la potenza del tiro e il movimento, la concitazione di questa fase della partita). Perché Ugo Guidi intende arrivare alla radice dei valori dello sport: impegno, sudore, fatica, correttezza.

Ugo Guidi, Partita di calcio
Ugo Guidi, Partita di calcio (1972; terracotta, 30 x 44 x 6 cm; Forte dei Marmi, Museo Ugo Guidi)

Valori universali che traspaiono in modo inequivocabile da una delle ultime opere di Ugo Guidi sul tema del calcio. Si tratta di un’opera di prestigio, di una delle commissioni pubbliche più importanti che l’artista riceve nel corso della sua carriera. L’artista viene infatti incaricato dalla FIGC, la Federazione Italiana Gioco Calcio, di eseguire un monumento per il Centro Tecnico Federale di Coverciano, dove si allenano le nazionali di calcio. Ugo Guidi è una persona estremamente schiva, ma nella sua casa-atelier di Vittoria Apuana, frazione di Forte dei Marmi, ogni estate si incontrano artisti e letterati di chiara fama (qualche nome: Alfonso Gatto, Achille Funi, Ottone Rosai, Piero Santi, Antonio Bueno, Ernesto Treccani, ma l’elenco è molto lungo). Questo improvvisato circolo viene frequentato talvolta da Artemio Franchi (Firenze, 1922 - Siena, 1983), dirigente sportivo che tra il 1967 e il 1976 ricopre l’incarico di presidente della FIGC, poi lasciato per un paio d’anni per il concomitante impegno come presidente della UEFA, l’associazione delle federazioni calcistiche europee. E successivamente figura piuttosto controversa. Ugo Guidi lo conosce all’inizio degli anni Settanta. E la commissione per il monumento da destinare a Coverciano risale al 1972, anno a cui risalgono i primi disegni e bozzetti.

Ugo Guidi (a sinistra) con Artemio Franchi
Ugo Guidi (a sinistra) con Artemio Franchi

Il più famoso di questi ultimi si trova oggi a Pietrasanta, al Museo dei Bozzetti. È in gesso, è alto mezzo metro, e l’artista lo esegue nel suo studio-atelier. È ancora uno studio, ma l’idea è del tutto simile a quella che sarà poi l’effettiva traduzione monumentale in travertino. I protagonisti sono due calciatori, ancora non connotati, che non indossano maglie particolari. Sono uniti in una stretta: non si capisce bene se è un abbraccio oppure un contrasto durante la partita. Quel che è certo è che il pallone si trova davanti a loro (si nota bene soprattutto nel monumento in travertino) e che l’interpretazione della scena sta alla sensibilità dell’osservatore, che può autonomamente decidere se il gesto che ha davanti a sé reca significati di unione e fratellanza quali valori che il calcio dovrebbe incarnare a ogni latitudine (lo sport, del resto, serve per unire), oppure se quella a cui assiste è la carica agonistica dell’incontro. Pare che, insomma, Ugo Guidi abbia voluto raffigurare, in un unico momento e con il suo tipico “linguaggio poetico essenziale, fatto di volumi delineati e taglienti che abitano lo spazio e creano la figura per sottrazione”, come scrive Alessandra Frosini, tutto quello che il calcio, e lo sport in generale, rappresentano. Lo sport è lotta, è contesa, è sacrificio per arrivare alla vittoria e per superare ogni contendente. Ma ogni sportivo non deve dimenticare valori come il rispetto per l’avversario, la lealtà verso i compagni, la correttezza, lo spirito di aggregazione: insieme di valori non a caso riassumibile con il sostantivo "sportività". In questo senso può essere letto il monumento ai Calciatori di Ugo Guidi: un inno alla sportività.

Ugo Guidi, Studio per i Calciatori
Ugo Guidi, Studio per i Calciatori (1972; gesso, 47 x 28 x 15 cm; Pietrasanta, Museo dei Bozzetti)


Ugo Guidi, Calciatori
Ugo Guidi, Calciatori (1974; travertino, h. 300 cm; Firenze, Centro Tecnico Federale FIGC di Coverciano)

Lo studio sarà trasformato dallo scultore in monumento nel 1974, presso lo studio Ghelardini di Pietrasanta, ma verrà installato nel Centro di Coverciano e inaugurato soltanto nel 1979, due anni dopo la scomparsa di Ugo Guidi. Durante l’ultima nostra visita, qualche anno fa, abbiamo trovato l’opera bisognosa di una pulitura (speriamo che nel frattempo i responsabili della conservazione abbiano provveduto). Nel frattempo vogliamo immaginare che al giorno d’oggi i grandi campioni che tutti i ragazzi stimano, a cominciare da quelli che sono usciti a testa alta dagli ultimi Campionati Europei, quando si allenano con i compagni si trovino a passare spesso davanti al monumento di Ugo Guidi, che è peraltro inserito nel percorso del Museo del Calcio di Coverciano e può dunque essere ammirato da tutti i visitatori. Perché, a costo di essere banalmente retorici, chi ha mai detto che arte e calcio debbano stare su due pianeti distanti? I Calciatori di Ugo Guidi sono lì a dimostrare che le connessioni sono più vicine di quanto si possa comunemente pensare. Proprio là, dove si allenano i calciatori della nazionale.

Bibliografia di riferimento

  • Enrico Mattei (a cura di), Ugo Guidi 1912-2012. Centenario della nascita, Bandecchi & Vivaldi, 2013
  • Federico Giannini, L’Arte di Ugo Guidi, Boopen, 2008
  • Alessandra Frosini, Ugo Guidi: Opere 1969 – 1977, Gipsoteca L. Andreotti, 2007
  • Stefano Francolini, Anna Maria Petrioli, Anna Vittoria Laghi, Il segno, la materia, la forma: l’arte dello scultore Ugo Guidi, Pacini Editore, 2002
  • Marzio Dall’Acqua, Ugo Guidi scultore, Edizioni Italgraf, 1997


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Federico Giannini

L'autore di questo articolo: Federico Giannini

Nato a Massa nel 1986, si è laureato nel 2010 in Informatica Umanistica all’Università di Pisa. Nel 2009 ha iniziato a lavorare nel settore della comunicazione su web, con particolare riferimento alla comunicazione per i beni culturali. È giornalista iscritto all’Ordine dal 2017, specializzato in arte e storia dell’arte. Nel 2017 ha fondato con Ilaria Baratta la rivista Finestre sull’Arte, iscritta al registro della stampa del Tribunale di Massa dal giugno 2017. Dalla fondazione è direttore responsabile della rivista. Collabora e ha collaborato con diverse riviste, tra cui Art e Dossier e Left, e per la televisione è stato autore del documentario Le mani dell’arte (Rai 5) ed è stato tra i presentatori del programma Dorian – L’arte non invecchia (Rai 5). Ha esperienza come docente per la formazione professionale continua dell’Ordine e ha partecipato come relatore e moderatore su temi di arte e cultura a numerosi convegni (tra gli altri: Lu.Bec. Lucca Beni Culturali, Ro.Me Exhibition, Con-Vivere Festival, TTG Travel Experience).






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