di
Ilaria Baratta
, scritto il 10/12/2020
Categorie: Opere e artisti / Argomenti: Emilia Romagna - Arte antica - Arte medievale - Benedetto Antelami - Parma
Il Battistero di Parma, edificato tra il 1196 e il 1216, conserva sulla facciata due capolavori di Benedetto Antelami: lo zooforo e i portali scolpiti.
Nel centro storico di Parma sorge vicino al Duomo una delle maggiori imprese artistiche del Duecento italiano, il Battistero, il cui esterno denota uno stretto legame tra scultura e architettura, come solo Benedetto Antelami (Val d’Intelvi, 1150 circa – Parma, 1230) sapeva fare. Considerato tra i monumenti più significativi del passaggio dal romanico al gotico, rimanda alle più moderne tendenze culturali europee di allora, perché a differenza della tradizione romanica e più similmente invece ai portali delle chiese gotiche francesi, come Chartres, Notre-Dame e Amiens, si delinea una forte connessione iconografica tra lunetta, architrave e archivolto, a cui si aggiungono gli stipiti scolpiti, tipici della tradizione romanica. Elementi di carattere romanico si mescolano nel Battistero parmense a elementi tipicamente gotici, come lo sviluppo verticale della struttura, simile a una torre tronca, il senso del ritmo e la forte strombatura dei portali. Di forma ottagonale e rivestito di marmo rosa di Verona, venne eretto tra il 1196 (come attestato dall’iscrizione sull’architrave del portale settentrionale “Bis binis demptis annis de Mille Ducentis incepit dictus opus hoc scultor Benedictus”) e il 1216 su progetto di Benedetto Antelami, e presenta quattro ordini di logge ad aperture architravate. Intorno, lungo il basamento, il Battistero è percorso da uno zooforo che lo cinge con incredibile finezza d’esecuzione, formato da settantacinque formelle scolpite a bassorilievo e incastonate come un fregio. Rappresentano il fantastico nella scultura: animali, sirene, mostri, centauri e basilischi insieme a figure umane: simbolo dell’universalità della natura e del genere umano a cui è aperta la predicazione e la comunicazione del messaggio di Cristo.
Nella pittura e nella scultura medievale la raffigurazione di animali è spesso legata ai Bestiari, in cui solitamente le bestie, reali o immaginarie, avevano a che fare con tematiche morali o con passi della Bibbia: il comportamento animale era metafora e insegnamento per quello umano. Lo zooforo parmense è considerato uno dei più vasti, complessi e organizzati sistemi iconografici legati a belve e a esseri mostruosi. È stato accostato a varie interpretazioni, quali la rappresentazione degli esseri che popolano i confini estremi del pianeta, simbolo della forza creatrice di Dio e dei luoghi in cui il cristiano doveva giungere per portare il battesimo; e le scene di caccia e di battaglia hanno fatto pensare alla eterna lotta tra Bene e Male. È stato inoltre visto uno stretto legame tra lo zooforo e le quattro formelle delle Virtù (Castità, Carità, Fede e Speranza): le passioni umane e le forze del male possono essere vinte con un comportamento etico da buon cristiano e la vittoria definitiva sul Male è possibile attraverso la redenzione operata da Cristo.
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Il Battistero di Parma. Ph. Credit Comune di Parma
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Il Battistero di Parma. Ph. Credit Comune di Parma
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Parma, piazza del Duomo. Ph. Credit Comune di Parma
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Partendo dal lato nord-est del Battistero (ovvero il lato contiguo, a destra, all’unico che non è decorato con formelle) e facendo il giro completo attorno all’edificio, verso il lato nord-ovest, sud-ovest e sud-est, si vedranno in successione le settantacinque formelle qui elencate: la prima raffigura un cane o veltro, l’ultima un’aquila. Tra queste: Figure a mezzobusto che indossano entrambi un copricapo, una tunica e un manto annodato sulla spalla e tengono in mano un bastone; Asino; Testa d’uomo con copricapo raffigurante una testa di leone; due rosoni; Drago alato con coda attorcigliata, testa umana, grandi orecchie e berretto; Scimmia; Grifone; Testa di uomo con berretto; Due mostri alati con berretto e code di drago: uno con testa di uomo barbato e piedi umani, l’altro con testa di donna e piedi d’oca; Centauro che scocca una freccia; Cervo che mangia foglie dai rami di un albero; Asino; Dromedario; Cammello; Elefante che porta sul dorso una torre da cui spuntano le teste di due uomini; due Buoi; Cigno o folaga sull’acqua; Grifone; Satiro che scocca una freccia; Leone ferito; due Basilischi con testa di gallo e d’uccello, corpo di drago e zampe rispettivamente d’uccello e di leone; Gallo; Oca; Capro; Ariete; Cane rampante con berretto; Toro o ariete; Unicorno volto a destra; Figura femminile seduta con in mano un ramo di ulivo o un fiore; Unicorno volto a sinistra; Cane; Lepre; Pantera o leopardo con orecchie quasi umane e berretto; Sirena; Leonessa ferita dal dardo del satiro; Satiro con berretto che scocca una freccia; Idra; Pavonessa; Pavone; Quadrupedi alati; Gatto; Cane; Centauro in sembianze di donna e Centauro che scagliano una freccia; Aquila; due Cavalli; due Lupi o Iene; due Cani marini; Gatto marino; Ulisse; Gatto marino; Cavallo marino; Falco o altro rapace; Cavallo marino; Capriolo ferito; Satiro che scocca una freccia; Centauro che scocca una freccia; Capra; Capriolo; Arpia; Testa di leone; Capricorno; Cinghiale; Testa di leone.
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Le formelle del lato nord-est (dalla figura umana al cammello)
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Le formelle del lato nord-ovest (dal dromedario all’unicorno)
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Le formelle del lato sud-ovest (dalla lepre al cavallo)
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Dettaglio dello zooforo. Ph. Credit Francesco Bini
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La formella della sirena. Ph. Credit Francesco Bini
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Tre grandi portali si susseguono lungo il perimetro della struttura architettonica: quello settentrionale, che si affaccia su Piazza del Duomo, è denominato della Vergine, quello occidentale è denominato del Redentore e quello meridionale è il portale del Battista, ciascuno con architravi e lunette e decorato da opere scultoree dello stesso Antelami. Visti nel loro insieme, tutti e tre rimandano alla rappresentazione della vita umana e della sua redenzione per giungere alla salvezza.
Il Portale della Vergine risulta essere il più elaborato e illustrato rispetto agli altri due. Negli stipiti frontali è decorato da raffigurazioni di due alberi genealogici: a destra quello di Maria e le figure degli antenati sono sedute su rami che partono da un ramo generato dal petto di Jesse, mentre la parte interna è decorata da rami dell’Albero della Vita con uccelli (alla base un falco e un gallo); a sinistra l’albero genealogico di Giacobbe che termina con Mosè: anche qui sono visibili tralci con colombe e alla base due draghi. L’architrave illustra storie di san Giovanni Battista con il Battesimo di Gesù, il banchetto di Erode e la decapitazione del santo. La lunetta raffigura al centro la Vergine in trono con il Bambino, alla cui destra l’Angelo esorta Giuseppe a fuggire in Egitto e a sinistra i Magi, ciascuno con il proprio nome. L’archivolto mostra profeti che reggono tra le mani medaglioni con ritratti degli apostoli; ai lati del portale sono raffigurate le Virtù, mentre nelle nicchie sono collocate le due grandi statue degli Arcangeli Gabriele e Michele. L’iconografia scelta e molto dettagliata rivela la conoscenza delle fonti bibliche e della esegesi di quell’epoca, nonché una raffinata cultura teologica.
Il Portale del Rendentore è decorato ai lati da scene di opere di carità, sulla sinistra, come un uomo riccamente abbigliato che accoglie un pellegrino, la lavanda dei piedi, un uomo porge cibo e bere a due poveri, un uomo che porge cibo a un prigioniero e un altro porge una veste a un povero, mentre sulla destra è raffigurata la parabola della vigna e dell’uomo: attraverso le diverse scene, il tralcio di vite sale fino all’ultima in alto, nella quale l’intera famiglia è riunita intorno al padre. Sull’architrave il giorno del Giudizio, o meglio, il momento che prelude il Giudizio finale: angeli suonano le trombe, mentre dai sepolcri escono i risorti, da una parte quelli che saranno beati, dall’altra quelli che saranno puniti. Nella lunetta il Cristo redentore è seduto in trono al centro e mostra i segni della Passione. L’archivolto è dedicato agli apostoli.
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Il portale della Vergine. Ph. Credit Francesco Bini
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Una delle virtù. Ph. Credit Francesco Bini
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Dettaglio dell’albero genealogico di Maria. Ph. Credit Francesco Bini
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Dettaglio dell’albero genealogico di Giacobbe. Ph. Credit Francesco Bini
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Il portale del Redentore. Ph. Credit Francesco Bini
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Dettaglio della parabola della vigna. Ph. Credit Francesco Bini
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Dettaglio delle opere di Carità. Ph. Credit Francesco Bini
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Il portale del Battista. Ph. Credit Francesco Bini
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Il Portale del Battista, da cui entrava chi doveva ricevere il sacramento del Battesimo, è il meno illustrato dei tre: lo è solo nella lunetta con l’archivolto e nell’architrave. È descritto uno dei dieci apologhi del Romanzo di Barlaam e Josaphat, tra i racconti agiografici più diffusi di tutta la letteratura medievale e facente parte della letteratura degli exempla. Relativamente allo studio di questo portale ci si è concentrati in particolare sulla raffigurazione del celebre apologo nella lunetta e di essa, soprattutto sulla parte centrale. L’apologo con la Leggenda di Barlaam è una breve allegoria della condizione umana universale: un uomo inseguito da un animale feroce cade in un abisso in cui si aggrappa a un arbusto (un albero simbolo della vita), su un ramo del quale egli trova un’arnia con favo pieno di miele; è attratto dalla sua dolcezza (simbolo dei piaceri della vita) e intento a gustare il miele si dimentica dei pericoli che incombono su di lui: due roditori (simboli del giorno e della notte nel loro alternarsi continuo) stanno rosicchiando le radici dell’albero, e un feroce drago (simbolo del Male) è pronto a divorarlo. Un invito quindi a fare attenzione ai pericoli che minacciano la vita dell’uomo. Sembra che nel Battistero di Parma l’iconografia di quell’apologo sia stata cronologicamente la prima in tutta l’arte medievale occidentale. Il tema dello scorrere del tempo è sottolineato, ai lati dell’albero, in una sorta di dialogo con i due roditori, dalle raffigurazioni del Sole e della Luna alla guida di due carri trainati da cavalli e da buoi. Nell’architrave sono collocate le figure dell’Agnus Dei, di Cristo e del Battista. Sull’archivolto si snoda un arbusto con otto girali: a differenza degli altri due portali non è popolato da altri personaggi, ma il numero otto rimanda alla resurrezione di Cristo, come la stessa forma ottagonale del Battistero. L’intero portale del Battista può essere letto dunque come l’esistenza umana che, se lasciata a sé, appare un enigma insolubile poiché destabilizzata dalla morte, dallo scorrere del tempo e dal Male, ma che trova nella redenzione la sua soluzione definitiva. A questo tema sono legati inoltre altri elementi dell’esterno del Battistero, ovvero lo zooforo, che come si è detto rappresenta sottoforma di animali i comportamenti moraleggianti che gli uomini devono seguire, e le quattro lastre delle Virtù, pilatri per una vita dedicata al Bene.
Il programma iconografico nel suo insieme è quindi simbolo della vita dell’uomo come oggetto dell’azione redentrice di Cristo in contrapposizione alla forza del Male, alle tentazioni più insidiose, alla morte che riduce tutto in polvere.
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L'autrice di questo articolo: Ilaria Baratta
Giornalista, è co-fondatrice di Finestre sull'Arte con Federico Giannini. È nata a Carrara nel 1987 e si è laureata a Pisa. È responsabile della redazione di Finestre sull'Arte.