Ho conosciuto di persona Eike Schmidt verso la fine dell’anno, quando l’ho intervistato per Art e Dossier (l’intervista è uscita in forma ridotta sul numero di gennaio e a breve sarà pubblicata online l’intervista completa): mi ha dato l’impressione di essere una persona di sicuro molto competente e soprattutto molto pragmatica. E sono ancora convinto che, assieme ad Antonio Natali, sarà in grado di fare un ottimo lavoro. Del resto, è stato lui stesso a dire che la situazione attuale gli ricorda quella di fine Settecento, quando direttore era Giuseppe Pelli Bencivenni e curatore degli allestimenti era Luigi Lanzi: uno dei momenti più alti della storia del museo. Durante il mio incontro con Eike Schmidt, abbiamo toccato anche il tasto della comunicazione, in particolare quello della comunicazione sul web. Schmidt mi diceva che la comunicazione sul web è uno dei punti principali della sua strategia, ma che ci sarà da lavorarci sodo.
Non si può non essere d’accordo. Ma è anche vero che la sua avventura non è partita nel migliore dei modi, sotto questo punto di vista. In questi giorni, infatti, i siti dei musei che fino a prima della riforma del Ministero componevano il Polo Museale Fiorentino sono diventati irraggiungibili. E dal momento che oltre agli Uffizi sono coinvolti anche tutti gli altri istituti autonomi, immagino che i direttori non abbiano colpe: difficile pensare a una scelta comune così avulsa dalla realtà e soprattutto dal buon senso. I siti dei musei (Uffizi, Galleria dell’Accademia, Palazzo Pitti, Museo del Bargello, e tutti gli altri) sono stati sostituiti da singole pagine, prive di qualunque formattazione grafica, in cui sono riportate unicamente informazioni basilari sugli istituti: orari d’apertura, costo dei biglietti (con, fortunatamente, almeno il link per acquistarli), contatti, due o tre righe per descrivere cosa il visitatore può trovare dentro al museo. Il tutto unicamente in italiano: e se consideriamo il fatto che i musei fiorentini hanno un elevatissimo numero di visitatori stranieri, possiamo renderci benissimo conto della figuraccia internazionale che alcuni tra i musei più importanti d’Italia stanno facendo. Non ci voleva molto a preparare delle paginette con le stesse informazioni tradotte in inglese: tenendo conto che le informazioni in inglese erano già presenti sui siti ora offline, si sarebbe trattato solo di allestire, appunto, le singole pagine. Visto quanto ci viene presentato ora dai musei di Firenze, si sarebbe trattato di un lavoro che avrebbe portato via mezz’ora non a un web designer esperto, ma a un qualsiasi ragazzo che studia informatica alle scuole medie.
Ecco come si presenta in questi giorni il sito web degli Uffizi |
Un avviso sulla pagina che raccoglie i link ai singoli musei recita: “Il sito web del Polo Museale Fiorentino resterà attivo, in forma ridotta, per consentire l’accesso alle informazioni e ai servizi principali, limitatamente al tempo necessario all’attivazione dei nuovi siti web di pertinenza dei singoli Istituti”. Ora, il sito “in forma ridotta” è attivo addirittura da martedì: sono davvero necessari quattro giorni per fare uno switch dal vecchio sito verso i nuovi? Oltretutto, diverse sezioni del vecchio sito (come l’area stampa, la pagina degli eventi, quella della sezione didattica), in realtà, sono ancora raggiungibili: non sarebbe stato dunque meglio tenere attivi anche i siti web dei singoli musei per poi attivare quelli nuovi una volta pronti? Le tecnologie web consentono infatti di compiere tali operazioni limitando al massimo i disagi per il pubblico: sarebbe dunque davvero interessante capire come i tecnici stanno gestendo la fase di transizione. Riceveremo delle risposte?
Ad ogni modo, abbiamo come l’impressione che i musei dell’ex Polo Museale Fiorentino si siano sempre mossi a due velocità. Ci sono (e fortunatamente non sono stati disattivati) progetti online davvero eccellenti: pensiamo a Euploos, il catalogo informatico del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi, che contiene non solo l’inventario di una buona parte dei disegni della raccolta, ma ha anche un’apposita sezione dedicata alle mostre che si tengono negli spazi reali e che include le digitalizzazioni di tutte le opere esposte, adeguatamente commentate. Vere e proprie mostre online preziosissime sia per gli appassionati d’arte che per gli studiosi. E come non citare gli inventari online, o il sito del centro di documentazione che contiene una mole enorme di notizie storico-critiche a corredo delle opere. Certo, è tutto migliorabile: le fotografie sono di pessima qualità, gli inventari online hanno dei metodi di navigazione antidiluviani, manca praticamente ovunque una versione in inglese, il progetto Euploos è ben lungi dall’essere completato, ma almeno, sotto il profilo della documentazione, la strada sembra essere ben tracciata, e le ambizioni di Schmidt (che intende render disponibili sul web tutte le opere del complesso da lui diretto) lasciano ben sperare.
Le lacune veramente enormi sono nel campo della comunicazione web rivolta al pubblico. I musei di Firenze non hanno blog, non coinvolgono gli esperti del settore, non riescono a raccontarsi al pubblico, non si promuovono neppure sui social network: su Facebook, per esempio, le uniche pagine che sembrano essere ufficialmente riconducibili ai musei fiorentini (ma non ne sono sicuro) non vengono aggiornate da anni, e in compenso pullulano le pagine non ufficiali, spesso finalizzate alla vendita di biglietti su circuiti esterni (e quindi a prezzi maggiorati), che vengono spesso scambiate per le pagine ufficiali. E questo vale anche per svariati siti web che utilizzano il nome degli Uffizi e spesso finiscono prima dei siti web ufficiali nei risultati di ricerca su Google. L’unica pagina Facebook ufficiale che ha un link sul sito degli Uffizi è quella del Polo Museale Fiorentino: una scelta tragica, perché il Polo riuniva tutti i musei di Firenze, e riunire le attività di un complesso così vasto sotto un’unica pagina contribuiva solo a creare confusione tra i visitatori. Anche perché un visitatore proveniente da Sydney o da Rio de Janeiro avrà cercato “Uffizi” e non “Polo Museale Fiorentino” su Facebook: speriamo almeno che il nuovo corso inaugurato dalla riforma del MiBACT porti a pagine ufficiali dei singoli musei.
Se cerchiamo “Uffizi” su Facebook, questi sono i primi risultati: non si capisce se esiste una pagina ufficiale, e se sì non si capisce quale sia |
Infine, i musei fiorentini potrebbero operare maggiori controlli sui progetti a loro riconducibili. È online, ormai da mesi, il sito web del progetto Gold Unveiled, un percorso tra le statue antiche degli Uffizi pensato “al fine di impreziosire l’esposizione di determinate opere e rendere noti i risultati di anni di ricerche sulle dorature”. Sul sito leggiamo che il progetto “è ideato da Cristiana Barandoni, archeologa ed esperta di comunicazione e didattica dell’antico, in collaborazione con Fabrizio Paolucci, Direttore del Dipartimento di Antichità Classica”. Ovviamente parliamo del Dipartimento di Antichità Classiche della Galleria degli Uffizi. Purtroppo però leggiamo anche testi che somigliano molto a copia-incolla tratti da varie fonti online, come abbiamo evidenziato, con tanto di screenshot, in un post che abbiamo pubblicato sulla nostra pagina Facebook. Occorre che gli Uffizi facciano chiarezza: pensiamo sia intollerabile che un museo così importante accetti che al suo nome vengano associati progetti che si presentano al pubblico in modo così poco professionale. Perché è chiaro che, se un progetto si presenta come “ideato in collaborazione col Direttore del Dipartimento di Antichità Classiche degli Uffizi”, viene spontaneo legare il nome del museo al progetto, e se il progetto non soddisfa standard minimi di cura dei contenuti sul web, anche l’immagine del museo ne risente. Ecco perché, ribadisco, serve chiarezza.
Le intenzioni sono dunque ottime. È già stato fatto tanto in passato ma, come si è visto sopra, ci aspettiamo di più: occorrerà dunque un’inversione di tendenza rispetto al passato, ci dovrà essere più cura per le esigenze del pubblico, i musei fiorentini dovranno comprendere che la comunicazione sul web è fondamentale. Sembra che Eike Schmidt la pensi allo stesso modo: non resterà che seguire l’evolversi della situazione. Di sicuro avremo le idee molto più chiare quando saranno online i siti web dei nuovi istituti autonomi.
L'autore di questo articolo: Federico Giannini
Nato a Massa nel 1986, si è laureato nel 2010 in Informatica Umanistica all’Università di Pisa. Nel 2009 ha iniziato a lavorare nel settore della comunicazione su web, con particolare riferimento alla comunicazione per i beni culturali. È giornalista iscritto all’Ordine dal 2017, specializzato in arte e storia dell’arte. Nel 2017 ha fondato con Ilaria Baratta la rivista Finestre sull’Arte, iscritta al registro della stampa del Tribunale di Massa dal giugno 2017. Dalla fondazione è direttore responsabile della rivista. Collabora e ha collaborato con diverse riviste, tra cui Art e Dossier e Left, e per la televisione è stato autore del documentario Le mani dell’arte (Rai 5) ed è stato tra i presentatori del programma Dorian – L’arte non invecchia (Rai 5). Ha esperienza come docente per la formazione professionale continua dell’Ordine e ha partecipato come relatore e moderatore su temi di arte e cultura a numerosi convegni (tra gli altri: Lu.Bec. Lucca Beni Culturali, Ro.Me Exhibition, Con-Vivere Festival, TTG Travel Experience).