Il culto del rosario nell'arte: come si diffuse una celebre iconografia


Il culto del rosario ha origini antiche e fu ufficializzato nel Cinquecento inoltrato per ricordare una celeberrima vittoria che i cristiani riportarono sui musulmani ai tempi dell'espansionismo ottomano: quella nella battaglia di Lepanto

Nel Santuario della Beata Vergine del Rosario a Pompei è custodito un chiaro esempio di opera che, pur non avendo un grande valore artistico, è una delle più venerate d’Italia, poiché ha assunto un significato simbolico molto forte: la Madonna del Rosario di Pompei, eseguita da un artista della scuola di Luca Giordano.

Su un piedistallo posa al centro del dipinto la Madonna col Bambino: il piedistallo è realizzato con una prospettiva irreale, che non dà sensazione di stabilità; anche la luminosità non è ben calibrata, poiché la luce colpisce in modo diretto il volto e il corpicino del Bambin Gesù e i volti e le vesti dei santi posti al di sotto del piedistallo, rendendo innaturali gli incarnati e i tessuti, come innaturali appaiono i volti delle figure rappresentate. Gesto fondamentale che compiono la Madonna e il Bambino è quello di consegnare ciascuno un rosario nelle mani di due santi, rispettivamente santa Caterina da Siena e san Domenico: all’atto si deve la denominazione del dipinto stesso.

Un quadro quindi che deve la sua importanza non principalmente a motivi artistici, bensì a motivi devozionali e ciò è testimoniato dagli innumerevoli pellegrinaggi di cui l’opera è meta ogni anno nei giorni dell’8 maggio e della prima domenica di ottobre, durante i quali si tiene la Supplica alla Madonna di Pompei, con la recitazione dell’Atto d’amore alla vergine scritto da Bartolo Longo (Latiano, 1841 – Scafati, 1926).

Proprio a Longo si deve, a Pompei, la devozione alla Madonna del Rosario. La storia è molto curiosa e articolata: Bartolo Longo nacque a Latiano, in provincia di Brindisi, nel 1841; divenne avvocato all’Università di Napoli e qui si lasciò influenzare dall’anticlericalismo diffuso in quegli anni, avvicinandosi anche allo spiritismo. Finché giunse a una svolta radicale: avvicinatosi al professor Vincenzo Pepe, fu da questi messo in contatto con padre Alberto Radente, dell’ordine domenicano, e grazie a lui Longo entrò nel Terzo Ordine di San Domenico. A Napoli conobbe inoltre la nobildonna Caterina Volpicelli, futura santa (sarebbe stata canonizzata nel 2009 da Benedetto XVI), e la contessa Marianna Farnararo De Fusco, vedova con cinque figli. Al fine di occuparsi egli stesso delle proprietà della contessa, in qualità di amministratore, si stabilì nella valle di Pompei, e qui sentì la vocazione: secondo quanto si racconta, infatti, mentre passeggiava tormentato dai sensi di colpa per il suo passato anticlericale, sentì una voce che gli suggerì di diffondere il culto del rosario per salvarsi. A seguito di questa conversione, decise di rimanere a Pompei e fare ciò che la voce gli chiedeva: attivarsi in prima persona affinché venisse propagato il culto della Madonna del Rosario; fece costruire poi a partire dall’8 maggio 1876 una nuova chiesa e la dedicò ovviamente alla Vergine del Rosario, anche se l’immagine di quest’ultima giunse a Pompei nel 1875. Longo ricevette in dono il dipinto, in pessime condizioni, dalla suora Maria Concetta de Litala: restaurato, decise di portarlo a Pompei per la sua opera di catechizzazione e di devozione e, secondo quanto raccontato, nel tratto finale trasportò il quadro su un carro che portava letame. Prima di essere esposta sull’altare maggiore del Santuario, la Madonna del Rosario venne collocata nella chiesetta parrocchiale e pare che già lì la Madonna avesse iniziato a compiere miracoli, tra cui la guarigione di bambini con malattie considerate incurabili. Per accogliere l’innumerevole quantità di persone che giungevano per venerarla, si decise di erigere l’odierno Santuario, i cui lavori terminarono nel 1901.

Scuola di Luca Giordano, Madonna del Rosario (XVII secolo; olio su tela, 120 x 100 cm; Pompei, Santuario della Madonna del Rosario)
Scuola di Luca Giordano, Madonna del Rosario (XVII secolo; olio su tela, 120 x 100 cm; Pompei, Santuario della Madonna del Rosario)


Il Santuario della Madonna del Rosario a Pompei
Il Santuario della Madonna del Rosario a Pompei. Ph. Credit

Il Santuario di Pompei fu progettato da Antonio Cua dell’Università di Napoli che diresse i lavori di costruzione fino al 1889, quando venne sostituito da Giovanni Rispoli. In origine, la Basilica si presentava ad una sola navata a croce latina con cappelle laterali, ma dato il forte aumento delle visite di fedeli in adorazione della Vergine del Rosario, tra il 1934 e il 1939 venne ampliata modificandola con un’architettura a tre navate, ancora a croce latina. La cupola principale, circondata da quattro cupole più piccole, è decorata con colonne di granito con capitelli corinzi e con festoni a bassorilievo. Sulla facciata monumentale è collocata la statua marmorea raffigurante la Madonna del Rosario, opera di Gaetano Chiaramonte. La conversione e l’operato di Bartolo Longo valsero la sua beatificazione avvenuta nel 1980 grazie a Giovanni Paolo II.

Dell’opera venerata a Pompei non si hanno notizie certe sulla sua data di realizzazione: si fa risalire al XVII secolo ed è attribuita alla scuola di Luca Giordano, ma, come detto, ciò che conta è il significato che veicola: il ruolo fondamentale del rosario a fini salvifici.

L’iconografia della Madonna del Rosario è però molto più antica, e prevede la raffigurazione della Madonna in trono con il Bambino mentre mostra e consegna la corona del rosario nelle mani di santa Caterina da Siena e di san Domenico di Guzman, inginocchiati ai lati del trono.

Secondo la tradizione, agli inizi del Duecento, mentre san Domenico di Guzman stava pregando per scongiurare il pericolo degli albigesi (era in atto una crociata contro il catarismo, movimento eretico), gli apparve la Madonna che gli consegnò un rosario e gli disse che quell’arma avrebbe vinto l’eresia; lo invitò quindi a pregare con il rosario per la salvezza degli uomini. Santa Caterina da Siena invece è destinataria del rosario in quanto seguace della spiritualità domenicana e autrice di scritti dedicati a Maria.

Tuttavia il rosario assunse anche un ruolo salvifico contro i musulmani, da quando i Cristiani vinsero nel 1571 contro i Turchi nella battaglia di Lepanto: nel corso della guerra di Cipro, il 7 ottobre 1571 le flotte musulmane dell’Impero Ottomano si scontrarono con le flotte cristiane della Lega Santa in una delle più celebri battaglie navali della storia. Prima della partenza della Lega Santa, papa Pio V benedì lo stendardo che raffigurava il Crocifisso tra gli apostoli Pietro e Paolo, accompagnato dal motto costantiniano In hoc signo vinces. Lo schieramento cristiano sventolava sulla nave ammiraglia proprio il Crocifisso con l’immagine della Madonna e la scritta Santa Maria succurre miseris. E mentre si combatteva, i fedeli recitavano il rosario per impedire che i musulmani giungessero alla vittoria, facendo strage di cristiani. In sostanza, la flotta cristiana affidò la battaglia alle mani della Madonna del Rosario: l’annuncio della vittoria dei cristiani (che ebbe un profondo significato religioso) giunse a Roma circa venti giorni dopo e, dato che il trionfo venne attribuito all’intercessione della Vergine, Pio V istituì per il giorno 7 ottobre la festa di Santa Maria della Vittoria, che successivamente Gregorio XIII trasformò nella festa della Madonna del Rosario, che ancora oggi si festeggia.

Tuttora infatti il 7 ottobre di ogni anno ricorre una celebrazione significativa per la città di Pompei, di cui la Madonna del Rosario è protettrice: si omaggia la Madonna per ringraziarla di avere vegliato sugli abitanti; segue poi una processione lungo tutta la città con la statua della Vergine. Una grande festa ampiamente sentita da numerosi fedeli.

Il legame tra la Madonna e la Battaglia di Lepanto è presentato attraverso l’arte in una celebre opera conservata nei depositi delle Gallerie dell’Accademia di Venezia: l’Allegoria della battaglia di Lepanto. Il dipinto venne realizzato nella bottega di Paolo Veronese (Verona, 1528 – Venezia, 1588) su disegno del maestro nel periodo appena seguente la battaglia del 1571: l’artista volle celebrare la vittoria della Lega Santa contro la flotta dei Turchi, evidenziando in particolare il forte contributo che le navi veneziane diedero alla flotta cristiana. La Repubblica di Venezia è rappresentata nel dipinto nelle vesti di una figura femminile abbigliata di bianco nell’atto d’inginocchiarsi di fronte alla Madonna, a san Pietro e a san Rocco; la Serenissima è accompagnata da santa Giustina e da san Marco. Dalla nuvole su cui sono poste tutte queste figure si propagano raggi luminosi e raggi scuri: i primi sono rivolti alle navi dei vincitori, ovvero le nave cristiane, mentre i secondi colpiscono le navi nemiche. Sotto alle nubi infatti è in corso la battaglia in mare, segno della protezione divina esercitata dalla Madonna, dai santi e dal coro di angeli sulla flotta vincitrice. Le navi mostrano le bandiere degli Stati che costituivano la Lega Santa (Stato Pontificio, Impero di Spagna, Repubblica di Venezia, Repubblica di Genova, Granducato di Toscana, Ducato di Savoia, Ducato di Urbino e Ordine dei Cavalieri di Malta) che si battono contro l’Impero Ottomano; oltre ai raggi scuri, anche un angelo sta scoccando frecce infuocate per colpire le navi turche. Il dipinto, probabilmente commissionato dal veneziano Pietro Giustinian, comandante della flotta dei cavalieri di Malta, proviene dalla chiesa domenicana di San Pietro Martire a Murano ed è stato acquisito dalle Gallerie a seguito delle soppressioni napoleoniche.

Paolo Veronese, Battaglia di Lepanto (1573 circa; olio su tela, 169 x 137 cm; Venezia, Gallerie dell'Accademia)
Paolo Veronese, Battaglia di Lepanto (1573 circa; olio su tela, 169 x 137 cm; Venezia, Gallerie dell’Accademia)

Tuttavia, l’iconografia della Madonna del Rosario è stata tra le più ricorrenti nella storia dell’arte, benché relativamente recente: risale al 1475 la più antica confraternita dedicata al rosario di cui si ha notizia (fu fondata a Colonia col nome di “Confraternita del Santo Rosario” dal teologo svizzero Jacob Sprenger, noto anche per essere stato autore, insieme a Heinrich Institor Kramer, del Malleus Maleficarum, il più importante trattato rinascimentale sulla stregoneria), e sempre a quel periodo rimonta quella che è una delle più antiche raffigurazioni note della Madonna del Rosario, se non probabilmente la più antica di quelle note (si tratta di una scultura, risalente all’incirca al 1475, raffigurante la Madonna del Rosario e conservata nella chiesa di Sant’Andrea a Colonia), mentre fu ancora Pio V, nel 1569, a stabilire le modalità del culto del rosario con la bolla Consueverunt Romani Pontifices.

Intendendo compiere un piccolo excursus sulla raffigurazione della Madonna del Rosario nella pittura italiana (che si diffuse soprattutto nell’epoca della Controriforma, mentre in Germania la tradizione delle Rosenkranzbild, le “immagini del rosario”, ha origini più antiche: si pensi, per esempio, al Trittico del Maestro di Sankt Severin del 1510 circa, anch’esso nella chiesa di Sant’Andrea a Colonia, o un capolavoro come la Festa del Rosario del 1506 di Albrecht Dürer), potremmo cominciare con quella realizzata da Giorgio Vasari (Arezzo, 1511 – Firenze, 1574) nel 1570, visibile sull’altare della Cappella Bardi di Santa Maria Novella a Firenze. La Cappella era infatti dedicata a san Domenico, ma venne successivamente dedicata alla Madonna del Rosario.

Al centro del dipinto è posta su un piedistallo la Madonna col Bambino in braccio; la scena è affollata, ma ai lati della Vergine, sotto il suo ampio mantello azzurro, sono rappresentati due santi che consegnano nelle mani delle figure che li attorniano corone di rosario; uno di questi, mentre distribuisce il rosario, bacia la mano della Madonna. Due angeli incoronano il capo di Maria e la scena è sovrastata da Dio Padre, che poggia la mano sul globo, e dalla colomba dello Spirito Santo.

Inoltre angioletti e altre due figure sostengono i medaglioni raffiguranti i quindici misteri del Rosario, ovvero i misteri della vita della Vergine e della vita di Gesù Cristo: l’annunciazione dell’angelo a Maria, la visita di Maria a santa Elisabetta, la nascita di Gesù, la presentazione di Gesù al tempio, Gesù tra i dottori, l’orazione e l’agonia di Gesù nell’orto dei Getsemani, la flagellazione di Gesù alla colonna, Gesù incoronato di spine, Gesù sale al Calvario con la croce, Gesù crocifisso, la resurrezione di Gesù, l’ascensione di Gesù al cielo, la discesa dello Spirito Santo su Maria e gli apostoli, l’assunzione di Maria Vergine al cielo, l’incoronazione di Maria Vergine, il battesimo di Gesù, le nozze di Cana, l’annuncio del Regno di Dio, la trasfigurazione, l’istituzione dell’Eucarestia.

Artista tedesco del XV secolo, Madonna del Rosario (1475 circa; legno policrono; Colonia, Sankt Andreas)
Artista tedesco del XV secolo, Madonna del Rosario (1475 circa; legno policrono; Colonia, Sankt Andreas)


Maestro di Sankt Severin, Madonna del Rosario (1510 circa; tavola; Colonia, Sankt Andreas)
Maestro di Sankt Severin, Madonna del Rosario con i santi Dorotea, Domenico, Pietro martire e Cecilia (1510 circa; tavola; Colonia, Sankt Andreas)


Albrecht Dürer, Festa del Rosario (1506; olio su tavola, 162 x 194,5 cm; Praga, Národní Galerie)
Albrecht Dürer, Festa del Rosario (1506; olio su tavola, 162 x 194,5 cm; Praga, Národní Galerie)


Giorgio Vasari, Madonna del Rosario (1570; tavola; Firenze, Santa Maria Novella)
Giorgio Vasari, Madonna del Rosario (1570; tavola; Firenze, Santa Maria Novella). Ph. Credit Francesco Bini

I quindici Misteri, che si suddividono in Misteri gaudiosi, Misteri dolorosi e Misteri gloriosi, sono rappresentati su un imponente roseto nel capolavoro di Lorenzo Lotto (Venezia, 1480 – Loreto, 1556/57): la Madonna del Rosario di Cingoli, eseguita per la chiesa domenicana della città e ora custodita nella Sala degli Stemmi del Palazzo Comunale di Cingoli. Il roseto richiama l’etimologia stessa del rosario (dal latino rosarium, rosaio), come se ogni grano del rosario fosse una rosa da dedicare alla Vergine Maria; la rosa è considerata infatti il fiore della Madonna. Il dipinto è uno dei più bei capolavori del pittore veneziano: Lotto terminò la grande pala d’altare nel 1539. Sotto al grande roseto è raffigurata la Vergine in trono con sulle sue ginocchia il Bambino; attorno santi su tre ordini la celebrano: san Domenico e san Esusperanzio (il primo riceve il rosario dalla Madonna, il secondo è il patrono di Cingoli, città rappresentata dallo stesso modellino verso cui il Bambino si sporge). Negli altri ordini, sono riconoscibili Maria Maddalena, Caterina da Siena e infine i santi domenicani Vincenzo Ferrer e Pietro da Verona. La scena continua in basso, dove si notano Giovanni Battista bambino insieme a due puttini che indica Gesù Bambino, e uno dei due putti sta attingendo da un cesto di vimini dei petali di rosa, altro richiamo al rosario.

Più tarda, risalente agli anni Novanta del Cinquecento, è invece la pala d’altare che raffigura lo stesso soggetto mariano realizzata da Guido Reni (Bologna, 1575 – 1642). La Madonna del Rosario con san Domenico è custodita all’interno della Basilica di San Luca a Bologna e presenta la tradizionale scena, meno affollata della precedente, della consegna della corona del rosario a san Domenico di Guzman da parte della Madonna col Bambino; nella parte inferiore del dipinto si ritrovano i medaglioni collocati su una pianta di rosa nei quali sono raffigurati i quindici misteri.

D’impostazione totalmente differente è tuttavia la Madonna del Rosario di Caravaggio (Milano, 1571 – Porto Ercole, 1610), opera conservata al Kunsthistorisches Museum di Vienna. Eseguita agli inizi del Seicento, la scena è costruita su forma piramidale: in alto, al centro sono la Madonna in trono e il Bambino; la Vergine pare acconsentire alla consegna di corone di rosario da parte di san Domenico ai fedeli, posti sul livello più basso della composizione e raffigurati poveri e in ginocchio con i piedi nudi. Dalla parte opposta a san Domenico è invece visibile san Pietro martire, con una cicatrice sulla fronte, in atto d’indicare allo spettatore la Vergine Maria. La scena rappresentata da Caravaggio appare elegante e, nella parte superiore, l’ampio drappo rosso annodato a una colonna risalta brillante sui caratteristici toni scuri del Merisi.

Per concludere il breve excursus sulla Madonna del Rosario nell’arte pittorica torniamo a Luca Giordano (Napoli, 1634 – 1705), alla cui scuola appartiene, come affermato precedentemente, la celebre e venerata Madonna del Rosario di Pompei. Il pittore napoletano dipinse la sua versione della Madonna del Rosario nel 1657, ora custodita nelle collezioni permanenti del Museo di Capodimonte. Su una nuvola dorata sorretta da puttini, la Madonna col Bambino dà nelle mani di san Domenico il rosario. Attorno, ad assistere alla scena, sono a sinistra san Francesco e san Nicola da Tolentino e a destra santa Caterina da Siena, santa Teresa d’Avila ed Elisabetta d’Ungheria. La composizione segue l’iconografia tradizionale della Madonna del Rosario, con richiami alla pittura veneta del Cinquecento, in particolare Tiziano, per quanto riguarda la luminosità e la composizione.

A differenza del dipinto di Pompei, l’opera del Museo di Capodimonte appare maggiormente curata nei dettagli, oggettivamente più bella da vedere, ma dal punto di vista devozionale non c’è paragone: ogni anno oltre quattro milioni di persone da tutto il mondo continueranno a recarsi a cospetto della Madonna del Rosario di Pompei per chiedere la grazia, per rivolgerle le loro preghiere. Il suo culto infatti è molto sentito in tutta la Campania e nel Meridione e sue riproduzioni su adesivi e oggetti di vario tipo, nonché come quadri su differente scala, sono ampiamente diffuse.

Lorenzo Lotto, Madonna del Rosario (1539; olio su tela, 384 x 264 cm; Cingoli, Palazzo Comunale)
Lorenzo Lotto, Madonna del Rosario (1539; olio su tela, 384 x 264 cm; Cingoli, Palazzo Comunale)


Guido Reni, Madonna del Rosario (1596-1598; olio su tela, 390 x 220 cm; Bologna, Basilica di San Luca)
Guido Reni, Madonna del Rosario (1596-1598; olio su tela, 390 x 220 cm; Bologna, Basilica di San Luca)


Caravaggio, Madonna del Rosario (1601 circa; olio su tela, 364,5 x 249,5 cm; Vienna, Kunsthistorisches Museum)
Caravaggio, Madonna del Rosario (1601 circa; olio su tela, 364,5 x 249,5 cm; Vienna, Kunsthistorisches Museum)


Luca Giordano, Madonna del Rosario (1657; olio su tela, 253 x 192 cm; Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte)
Luca Giordano, Madonna del Rosario (1657; olio su tela, 253 x 192 cm; Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte). Ph. Credit Luca Giordano


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Ilaria Baratta

L'autrice di questo articolo: Ilaria Baratta

Giornalista, è co-fondatrice di Finestre sull'Arte con Federico Giannini. È nata a Carrara nel 1987 e si è laureata a Pisa. È responsabile della redazione di Finestre sull'Arte.






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