È un’opera d’arte che sarebbe rimasta pressoché anonima, se non fosse stato per gli eventi della storia. Per cui, è difficile immaginare che un’opera del genere possa avere una storia tanto avvincente da raccontare. Eppure, per il crocifisso di Hougoumont è proprio così.
Il crocifisso di Hougoumont |
Il crocifisso si trovava originariamente nella cappella del castello di Hougoumont, non lontano dalla Waterloo nei pressi della quale si svolse la celebre battaglia che sancì la sconfitta definitiva di Napoleone Bonaparte: era il 18 giugno del 1815. Fu proprio attorno al castello che si combatterono le prime fasi della battaglia. E poi, più che di un castello, si trattava di una sorta di tenuta agricola fortificata.
Il forte di Hougoumont era strategico ai fini della battaglia, e per diverse ore i francesi e gli alleati dovettero contenderselo: gli alleati alla fine ebbero la meglio, ma il forte subì dei pesanti danni e fu in larga parte distrutto. La stessa cappella che conservava il crocifisso fu data alle fiamme, ma il crocifisso riuscì a scampare la devastazione. Anche Victor Hugo, nei suoi Miserabili, descrive questi momenti concitati: “Les flammes ont rempli cette masure; elle a été fournaise; la porte a brûlé, le plancher a brûlé, le Christ en bois n’a pas brûlé. Le feu lui a rongé les pieds dont on ne voit plus que les moignons noircis, puis s’est arrêté. Miracle, au dire des gens du pays” (“Le fiamme riempirono l’edificio, che diventò come una fornace: la porta bruciò, il pavimento bruciò, il Cristo non bruciò. Il fuoco gli attaccò i piedi, dunque non vediamo altro che un paio di gambe amputate e annerite, ma poi si fermò. Miracolo, a detta della gente del villaggio”). Il Cristo, infatti, durante l’incendio ha perso completamente tutta la gamba destra dal ginocchio in giù, e il piede sinistro: ancora oggi vediamo annerite dal fumo le estremità rimaste.
Robert Gibb, La chiusura delle porte del castello di Hougoumont, 1903; Edimburgo, National Gallery of Scotland |
La battaglia poi terminò, Napoleone fu esiliato, la gente del villaggio iniziò a ricostruire la tenuta, e il crocifisso cominciò a diventare una piccola celebrità: era del resto anche lui un superstite di una delle battaglie più famose della storia. E la sua casa, la tenuta di Hougoumont, è da qualche anno sottoposta a un progetto di completo recupero (che si può seguire costantemente sul sito www.projecthougoumont.com) che dovrà finire nel 2015, in occasione del bicentenario della battaglia. E, come possiamo ben immaginare, il bicentenario darà luogo a tantissime celebrazioni.
Forse approfittando dello stato in cui si trovava la tenuta nel 2011, alcuni ladri si introdussero nella cappella, nel mese di febbraio, per sottrarre il crocifisso. Il colpo riuscì, ma non si sa ancora bene quale fosse l’obiettivo dei ladri. Un furto su commissione per un collezionista di cimeli napoleonici completamente privo di scrupoli? Oppure, dato che l’opera non ha certo un elevato valore artistico (anzi, tutt’altro), un tentativo di far parlare di sé e della propria azione, e quindi un modo per cercare attenzione? Ancora non si sa.
Sta di fatto che, dopo il rocambolesco furto del 2011, per tre anni del crocifisso non si ebbe traccia. Fino ad alcuni giorni fa: è il Telegraph che ha raccontato del ritrovamento. I curatori del sito di Hougoumont sono venuti a conoscenza di voci secondo le quali il crocifisso sarebbe riapparso in un mercato delle pulci in Vallonia. La polizia, messa in allerta, avrebbe dunque condotto delle indagini che le hanno permesso di rintracciare un uomo che era venuto in possesso dell’opera d’arte: come, non si sa. Ma per adesso l’importante è che il crocifisso di Hougoumont sia stato ritrovato, e sia tornato nella cappella. Per la gioia di tutte le persone che stanno lavorando in vista delle celebrazioni del prossimo anno, e di coloro che assisteranno e si recheranno a Waterloo e dintorni. Una storia dunque a lieto fine: l’anonimo Cristo ligneo potrà prepararsi per essere in piena forma nel 2015!
Gli autori di questo articolo: Federico Giannini e Ilaria Baratta
Gli articoli firmati Finestre sull'Arte sono scritti a quattro mani da Federico Giannini e Ilaria Baratta. Insieme abbiamo fondato Finestre sull'Arte nel 2009. Clicca qui per scoprire chi siamo