Alzi la mano chi, almeno una volta nella vita, magari da bambino, non ha mai provato a sniffare un barattolo di Coccoina. Il profumo di mandorla, simile per intenderci a quello degli amaretti, a tanti susciterà piacevoli ricordi d’infanzia legati alla colla per scuola e ufficio più famosa che ci sia. O meglio: alla “pasta adesiva Coccoina”, come veniva presentata quando fu inventata. Ma anche da adulti, la prima cosa che solitamente si fa quando si ha un barattolo o uno stick di Coccoina tra le mani è annusarla. E in effetti “uno tra i molti motivi del successo della Coccoina, della sua longevità ma anche del ricordo intenso che suscita nei suoi utilizzatori”, ha scritto Alberto Bassi, ordinario di disegno industriale, nel suo libro Design anonimo in Italia, “deve essere considerato il suo profumo”, tanto che sono “rari i prodotti non alimentari che possono vantare tale caratteristica”.
La storia di questa colla risale addirittura al 1927, e dura con successo ancora oggi: venne ideata quell’anno dalla Balma, Capoduri & C. di Voghera, azienda specializzata in articoli di cancelleria che era stata fondata appena tre anni prima da Aldo Balma e Andrea Capoduri, “accurata”, scrive ancora Bassi, “nell’attenzione alla qualità dei processi realizzativi segnati da passaggi manuali e nell’ideazione di nuovi prodotti”. Una delle innovazioni di questo singolare oggetto, ancor oggi immediatamente riconoscibile per il suo design che è rimasto immutato negli anni, fu il contenitore: all’epoca, infatti, esistevano già colle in barattolo, ma i barattoli erano fatti soprattutto di vetro e non prevedevano la presenza di un alloggiamento per il pennello. Fu merito di Aldo Balma l’ideazione di un prodotto completo: l’imprenditore inventò la miscela della colla e immaginò anche l’elegante confezione, con il nome della colla scritto in corsivo, blu su fondo grigio. Una colla bianca, semplicissima, a base di destrina di fecola di patate e acqua, che veniva cotta a bagnomaria in grandi caldaie, e alla quale venivano poi aggiunti, nelle ultime fasi della lavorazione, glicerina e soprattutto olio di mandorle per conferirle il suo caratteristico profumo. Terminata la lavorazione, veniva versata liquida nel suo contenitore e lasciata riposare per circa un mese prima di essere messa in commercio. Il contenitore si distingueva per l’alloggiamento centrale che accoglie il pennellino con cui viene stesa la colla (si apre il barattolo e lo si trova in mezzo, che spunta con le setole), e soprattutto per la sua grafica. Un packaging che, per certi versi, ricordava quello di un cosmetico. Elegante, un oggetto bello da vedere, un prodotto moderno, tutte leve su cui peraltro insistevano i manifesti pubblicitari che la promuovevano: “Questa è la colla che si adopera nel mio ufficio perché è un ufficio moderno”, si leggeva in uno dei manifesti degli anni Sessanta, con una bella donna dall’acconciatura alla moda raffigurata nell’atto di mostrare il barattolino di colla. Addirittura, il manifesto vintage è stato riutilizzato anche per promuovere la colla in formato stick lanciata nel 2006.
Il successo commerciale fu diffuso e immediato, un po’ perché la sua messa in vendita venne accompagnata, già dal 1930, da una pubblicità che veniva diffusa per radio (“Coccoina non è uno stupefacente ma è una colla solida che stupisce ed entusiasta quanti la usano”: così diceva la réclame), e soprattutto per i due elementi che hanno reso celebre la Coccoina: il contenitore con il pennellino (oggi sembra quasi scontato che un prodotto che preveda un’applicazione venga venduto col suo applicatore, ma all’epoca non era così), e il profumo di mandorle.
Una formula tanto felice da aver conosciuto poche modifiche e poche aggiunte nel corso della sua storia: le uniche “innovazioni”, si potrebbero chiamare, sono state Coccoina 84, lanciata nel 1984, a base di alcol polivinilico (è stata la prima Coccoina liquida), e poi, nel 2006, la Coccoina Stick, a base di polivinilpirrolidone, priva di solventi, rimovibile semplicemente con acqua e disponibile in tre diversi formati, che adeguava la storica colla bianca alle esigenze dei consumatori, specialmente gli studenti delle scuole, da qualche anno ormai abituati ad avere dei pratici stick coi quali stendere la colla direttamente sul foglio senza l’utilizzo del pennello. Le più recenti colle della famiglia sono Coccoina Mia, arrivata nel 2014 (una colla vinilica bianca venduta in tubetti di plastica), ed eCoccoina, una colla liquida, ecologica (è infatti realizzata con una formula che utilizza sostanze naturali per più dell’80% del prodotto), a base di alcol polivinilico e senza assolventi, che è anche la più resistente della famiglia, e viene presentata dall’azienda come “la colla del futuro”. Un elemento le accomuna tutte: il profumo alle mandorle. Tutti i prodotti Coccoina, infatti, profumano allo stesso modo: l’azienda non ha mai rinunciato a questo singolare elemento di... design olfattivo.
Ci si potrà domandare come ha fatto questo prodotto a resistere per decenni senza mai cambiare una virgola delle sue caratteristiche sostanziali. Un prodotto entrato nell’uso comune al punto che il nome stesso “Coccoina” è stato incluso in alcuni dizionari, come il De Mauro o il Garzanti, dal momento che è diventato quasi un sinonimo di colla (curiosamente, tuttavia, non conosciamo con certezza l’origine del nome: forse da cocco, per via del profumo dolciastro). La durata del successo della Coccoina potrebbe essere attribuita a diversi fattori: la praticità d’uso rimasta invariata nel tempo, la riconoscibilità del suo design, l’aver aggiunto al design visivo l’elemento profumato (la caratteristica più geniale della Coccoina) che rende ancor più immediatamente riconoscibile la colla. E oggi anche il sicuro elemento nostalgico che un prodotto in commercio da decenni evoca negli adulti che lo usavano da bambini. Tutti elementi trasversali alle epoche e ai consumatori: ecco perché Coccoina piace a tutti e continua a piacere anche alle generazioni più giovani.