Può accadere che un dipinto sia la scintilla che dia inizio a un vero e proprio movimento artistico, uno dei più amati dal grande pubblico di oggi: è ciò che è successo a Impression, soleil levant, opera realizzata dal celebre Claude Monet (Parigi, 1840 – Giverny, 1926) nel 1872. Il dipinto è stato considerato infatti iniziatore dell’impressionismo, la corrente artistica che rivoluzionò il modo di fare pittura dalla seconda metà dell’Ottocento in Francia. Fino a quel momento la pittura legata alla tradizione e accettata dal gusto comune era quella accademica, basata sullo scrupoloso rispetto delle norme, che non poteva esistere se non attraverso il disegno, e che veniva compiuta esclusivamente all’interno delle botteghe; gli artisti denominati impressionisti, al contrario, amavano dipingere en plein air, ovvero all’aria aperta, osservando un’alba, un tramonto, il sole che si rispecchia nell’acqua, un prato verde che diviene luogo di svago e di divertimento. Le loro tavolozze sulle quali mescolavano i colori erano esse stesse opere d’arte: i gialli, gli azzurri, i rossi, i verdi, gli arancioni creavano direttamente sulla tela, spesso posta su un cavalletto tra l’erba o di fronte a scoscese scogliere, giochi di luci e di toni, dalle infinite gradazioni, imprimendo l’attimo fugace che la natura regalava loro. Un momento rappresentato attraverso i loro occhi, poiché ciò che rimaneva impresso sulla tela era l’impressione, la sensazione che gli artisti avevano e provavano ammirando quegli splendidi panorami nei quali erano immersi mentre dipingevano. La fugacità dell’attimo era ben visibile dalle pennellate rapide e piccole date con colore molto denso, spesso posto sul pennello dal tubetto stesso. Un modo impensabile per gli artisti a loro precedenti, per i pittori che assumevano il disegno a principio base delle loro opere.
Claude Monet, Impression: soleil levant (1872; olio su tela, 48 x 63 cm; Parigi, Musée Marmottan Monet) |
L’innovativo e rivoluzionario modo di dipingere era proprio di Claude Monet, Pierre-Auguste Renoir (Limoges, 1841 – Cagnes-sur-Mer, 1919), Paul Cézanne (Aix-en-Provence, 1839 – 1906), Edgar Degas (Parigi, 1834 – 1917), Félix Bracquemond (Parigi, 1833 – Sèvres, 1914), Armand Guillaumin (Parigi, 1841 – Orly, 1927), Eugène Boudin (Honfleur, 1824 – Deauville, 1898), Camille Pissarro (Charlotte Amalie, 1830 – Parigi, 1903), Alfred Sisley (Parigi, 1839 – Moret-sur-Loing, 1899), Berthe Morisot (Bourges, 1841 – Parigi, 1895), gruppo di artisti allora esordienti che nel 1874 partecipò a una mostra di pittura allestita presso un vecchio studio parigino in boulevard des Capucines messo a disposizione dal fotografo Nadar (Parigi, 1820 – 1910), inaugurata il 15 aprile di quell’anno. Furono esposte centosessantatré opere, tra dipinti, disegni, pastelli e acquerelli, realizzate dalla Société anonyme des artistes peintres, sculpteurs, graveurs, ovvero quella società anonima fondata l’anno precedente all’innovativa mostra dagli artisti sopraccitati. Anche Édouard Manet (Parigi, 1832 – 1883) seguiva quello “strano” modo di dipingere, ma non espose alla mostra del 1874, poiché era convinto che il rinnovamento dell’arte si dovesse raggiungere all’interno delle istituzioni ufficiali. Diversamente Jean-Frédéric Bazille (Montpellier, 1841 – Beaune-la-Rolande, 1870) aveva proposto lui stesso una mostra indipendente, ma morì ben quattro anni prima della rassegna di Nadar. Il pubblico e la critica non accolsero benevolmente l’esposizione della Société anonyme, bensì la stroncarono.
Fu Louis Leroy che, riferendosi proprio al dipinto di Monet Impression, soleil levant, scrisse pochi giorni dopo la famosa esposizione un articolo sulla rivista “Le Charivari”: Leroy l’aveva visitata in compagnia di Joseph Vincent pittore paesaggista. Nell’articolo si legge il dialogo tra i due: “Ah, eccolo, eccolo! Che cosa rappresenta questa tela? Guardate il catalogo”. “Impressione, sole nascente”. “Impressione, ne ero sicuro, Ci dev’essere dell’impressione, là dentro. E che libertà, che disinvoltura nell’esecuzione! La carta da parati allo stato embrionale è ancora più curata di questo dipinto”. “Ma cosa avrebbero detto Bidault, Boisselier, Bertin, dinanzi a questa tela importante?” “Non venitemi a parlare di quegli schifosi pittorucoli!”.
Il pezzo testimonia la totale stroncatura e la critica d’inferiorità mossa da Leroy nei confronti del gruppo di artisti emergenti, ma si rivelò celebre perché fu questo articolo che coniò il termine “impressionisti”. Una definizione satirica, che sottintendeva un significato negativo, divenne nei secoli successivi una denominazione di successo, capace di attirare migliaia di visitatori.
Claude Monet, Impression: soleil levant, dettaglio |
Claude Monet, Impression: soleil levant, dettaglio |
Claude Monet, Impression: soleil levant, dettaglio |
Claude Monet, Impression: soleil levant, dettaglio |
Gli artisti in questione rifiutavano tuttavia di essere classificati sotto il termine di impressionisti, poiché a loro parere troppo riduttivo e canzonatorio, in quanto tale denominazione designava il carattere incompiuto, non dettagliato, evanescente e legato a un primo approccio istintivo delle loro opere. Al contrario, la loro intenzione era quella di comunicare ben oltre l’impressione di qualcosa e Monet stesso affermò che il termine “Impressione” utilizzato nel titolo del suo dipinto era stato dettato esclusivamente dalla creatività del momento e non voleva assolutamente alludere all’ideale della nuova pittura.
Nel corso degli anni, tuttavia, questi cedettero alla denominazione data loro, a seguito del progressivo successo ottenuto: nel 1877 Renoir convinse il critico d’arte Georges Rivière a pubblicare una rivista settimanale a cui venne assegnato il titolo de “L’Impressionniste” e si giunse allo stesso tempo alla terza mostra del gruppo. In Impression, soleil levant, dipinto oggi conservato al Musée Marmottan di Parigi, Monet raffigurò il porto di Le Havre in un preciso momento del giorno: il sorgere del sole, l’alba. Ed è ben comprensibile dalla palla infuocata del sole che accende con la sua luce color arancione i toni degradanti del blu che compongono l’intero dipinto.
I riflessi arancionati del sole nascente sembrano galleggiare sull’acqua e si pongono in contrasto con i toni freddi dell’azzurro-grigio del mare. Questi ultimi sono realizzati con brevi e rapidi pennellate capaci di rappresentare il movimento ondoso dell’acqua, che trasmette allo spettatore una sensazione di pace e tranquillità, mentre i tratti sottili di color arancione immortalano straordinariamente il rapido mutamento della luce. Anche il cielo si colora di arancione con pennellate più larghe e meno fitte che creano una sfumatura più accesa rispetto al grigiore del cielo: è raffigurato quel rapido passaggio tra la notte e il giorno, in cui protagonista è quotidianamente il sole.
Sullo sfondo, tra la foschia mattutina, si intravede il profilo del porto con le ciminiere e le gru, che a loro volta si rispecchiano nell’acqua del mare; in primo piano, al centro del dipinto, è rappresentata una barca di pescatori, resa con una gradazione di blu più scuro, seguita da altre due piccole imbarcazioni più vicine al porto. La progressiva lontananza di queste ultime è resa pittoricamente con macchie di colore più sfumate rispetto alla precedente, ma ancora tendenti al blu. In basso a sinistra la firma dell’artista e la data di composizione.
Claude Monet, Impression: soleil levant, dettaglio |
Claude Monet, Impression: soleil levant, dettaglio |
Claude Monet, Impression: soleil levant, dettaglio |
Claude Monet, Impression: soleil levant, dettaglio |
Ciò che viene quindi esaltato nell’opera è il preciso istante di cambiamento della luce, l’intenzione di voler fermare il tempo in quel determinato momento del giorno per rendere nota, a chi osserva il dipinto, la sensazione o impressione che l’artista stesso ha provato o sentito mentre ammirava quel suggestivo paesaggio. Quel preciso momento è stato oggetto di studio di un professore di astrofisica dell’Università dello Stato del Texas, Donald Olson, pioniere dell’astronomia forense: secondo le sue accurate ricerche, il dipinto di Monet in questione sarebbe stato realizzato il 13 novembre 1872 alle 7.35 del mattino. La data e l’ora precisa di realizzazione è stata scoperta utilizzando analisi geografiche del porto di Le Havre, compiendo calcoli di astronomia relativi al sorgere del sole, ai livelli delle maree e osservazioni meteorologiche sul mare e sul cielo. Inoltre il team del professore texano ha raccolto tutta la documentazione disponibile sull’artista e ha visitato il luogo rappresentato nel dipinto per poter meglio determinare la possibile data di creazione. Olson avrebbe individuato addirittura dove si trovava Monet al momento della realizzazione del dipinto: in una stanza al terzo piano dell’Hotel d’Amirauté di Le Havre, dalla quale il celebre pittore avrebbe raffigurato la scena apparsa davanti ai suoi occhi. Alla città della Normandia Monet era fortemente legato e la conosceva molto bene, in quanto vi aveva trascorso la fanciullezza e l’adolescenza.
Il professore escluse immediatamente che l’opera rappresentasse un tramonto, poiché il sole era a est e restrinse le date in quanto il sole sorge in quell’esatta posizione solo poche volte all’anno, perciò i ricercatori del suo team utilizzarono particolari libri che specificavano l’ora dell’alba e le maree e li combinarono con gli algoritmi informatici per giungere alla sensazionale scoperta. Monet, nel corso della sua attività artistica, diede notevole importanza allo studio della luce, dipingendo anche più volte lo stesso soggetto in diverse condizioni di luce: esemplificativa è la serie delle Cattedrali di Rouen, composta da circa trenta tele realizzate tra il 1892 e il 1894 il cui soggetto è la facciata della Cattedrale di Rouen in diversi momenti del giorno e in varie condizioni climatiche. Il risultato è la rappresentazione nelle differenti sfumature cromatiche, ognuna più suggestiva dell’altra. “Tutto cambia, persino le pietre” affermò il pittore nel 1893 nel pieno della creazione della serie; ciò che cercava era l’attimo, l’influenza del clima sulle cose e la luce che le caratterizza. Dedicò particolare interesse allo studio dei riflessi della luce sull’acqua, come nel caso di Impression, soleil levant.
Un’altra opera significativa da questo punto di vista è Scogliera a Étretat al tramonto del 1883, anche questa oggetto di studio di Donald Olson, il quale fissò la sua data di realizzazione al 5 febbraio. Qui è raffigurata la scogliera sulla costa della Normandia con una particolare luce: quella del tramonto donata dal sole acceso di color arancione che sta quasi per scomparire all’orizzonte. Il mare e il cielo hanno assunto una colorazione variegata in cui si mescolano il blu, il verde, il giallo dai toni più scuri e più chiari e delle striature arancioni sparse qua e là che rimandano alla luce calda del sole al tramonto. Anche se l’istante rappresentato è quasi giunto al termine: lo si percepisce dalla posizione ormai calante del sole e dalle tonalità del dipinto. La luce sta diventando via via più spenta; a breve calerà la sera. L’imponenza della scogliera si pone agli occhi dello spettatore pressoché secondaria rispetto alla capacità dell’artista di aver saputo imprimere sulla tela quella mescolanza e armonia di colori che la natura ci mostra in quel preciso e determinato momento.
Già precedentemente a Impression, soleil levant, Monet realizzò un dipinto in cui significativo è lo studio dei riflessi sull’acqua: nei casi finora citati aveva rappresentato il rapido mutamento della luce durante particolari attimi del giorno, l’alba e il tramonto. In La Grenouillère, opera del 1869, è la natura che crea riflessi sull’acqua. Lo stabilimento balneare che si trovava sulle rive della Senna, poco distante da Parigi, frequentato dai parigini generalmente nelle domeniche pomeriggio è rappresentato con lo stile caratteristico di Monet: pennellate brevi e non stese o diluite, bensì ricche di colore, mancanza di disegno per la volontà di non fornire forme e contorni definiti, presenza di uno specchio d’acqua su cui giocare con luci e colori.
Claude Monet, Scogliera a Étretat al tramonto (1883; olio su tela, 60,5 x 81,8 cm; Raleigh, North Carolina Museum of Art) |
Claude Monet, da sinistra: Cattedrale di Rouen, Harmonie blanche, al primo sole (1893; olio su tela, 106 x 73 cm; Parigi, Musée d’Orsay), Cattedrale di Rouen a mezzogiorno (1894; olio su tela, 100 x 65 cm; Mosca, Museo Pushkin), Cattedrale di Rouen in pieno sole (1894; olio su tela, 107 x 73 cm; Parigi, Musée d’Orsay), Cattedrale di Rouen al tramonto (1894; olio su tela, 101 x 65 cm; Mosca, Museo Pushkin) |
Claude Monet, La Grenouillère (1869; olio su tela, 74,6 x 99,7 cm; New York, Metropolitan Museum) |
A rispecchiarsi sull’acqua sono le fronde degli alberi della cui frescura gode il gruppetto di persone che si trova sull’isoletta al centro del dipinto: donne e uomini ancora vestiti si gustano l’ombra delle piante che li circondano, anche se si intravede netto solo qualche ramo che fa quasi da cornice all’opera. Tuttavia si percepisce la presenza di un “tetto” di alberi sopra all’isolotto, poiché l’acqua ha assunto una colorazione con striature di colore verde: l’azzurro dell’acqua e varie gradazioni di verde si mescolano e armonizzano i toni complessivi del dipinto. Inoltre la luce del sole filtra attraverso le fronde degli alberi creando una particolare luminosità. Le persone che sostano sull’isolotto, collegato alla riva da piccoli pontili, sono bagnanti che, in piedi o seduti, si rilassano all’ombra delle piante e alcuni di loro osservano il gruppetto che si è già immerso nell’acqua.
In primo piano, attraccate alla riva, sono alcune piccole barche, mentre sulla destra è collocato un barcone galleggiante con persone che si affacciano sullo specchio d’acqua; sullo sfondo, sull’altra sponda, è visibile un lungo e alto filare di alberi illuminato dal sole. Un momento semplice e facente parte della quotidianità fermato sulla tela dall’abilità pittorica di Monet.
Questi sono appena alcuni dei dipinti in cui caratteristica dominante del celebre artista è il rispecchiarsi del sole e della natura nell’acqua: mare, fiume o stagno che sia. Tuttavia Impression, soleil levant è un’opera fondamentale per l’intera attività artistica di Monet, poiché è proprio da qui che si può affermare sia nato l’Impressionismo: anche se, come abbiamo visto, lo stile dell’artista era già chiaro in opere precedenti, è da qui che Monet afferma tutta la sua grandezza nel realizzare una composizione basata sulla straordinaria resa del colore e della luce e soprattutto sul suo mutamento in un rapido istante. È vero che all’epoca la brutale e pubblica stroncatura di Louis Leroy fu molto pesante, ma è anche vero che fu proprio grazie a questa che nacque uno dei movimenti artistici più affascinanti, più suggestivi e più amati dal grande pubblico.
Bibliografia di riferimento
L'autrice di questo articolo: Ilaria Baratta
Giornalista, è co-fondatrice di Finestre sull'Arte con Federico Giannini. È nata a Carrara nel 1987 e si è laureata a Pisa. È responsabile della redazione di Finestre sull'Arte.