Sulle pareti di Torre Aquila, posta all’estremità meridionale del Castello del Buonconsiglio a Trento, sede dei principi vescovi dal XIII al XVIII secolo, si sviluppa uno dei cicli profani più celebri del gotico internazionale, quello dedicato alla raffigurazione dei mesi.
Non si conosce con esattezza la data di edificazione di questa torre, ma è documentato che, verso la fine del Trecento, il vescovo in carica Giorgio di Liechtenstein (Nikolsburg, 1360 circa – Sporminore, 1419)ne commissionò la ristrutturazione con il fine di adibirla a spazio strettamente privato. Anche la commissione del ciclo dei mesi è da ricondurre a questo personaggio. Giorgio di Liechtenstein proveniva da una famiglia aristocratica che aveva grandi possedimenti in Moravia (regione dell’odierna Repubblica Ceca), e prese possesso della sua carica vescovile a Trento nel 1391, dopo essere stato prevosto della cattedrale di Santo Stefano a Vienna. Il principe vescovo aveva intenzione di riaffermare i diritti principeschi su Trento e portare avanti un progetto di restaurazione feudale, consolidando la propria autorità sul principato e risanandone le finanze. Questa volontà venne sostenuta anche tramite alcune importanti commissioni artistiche, giunte a noi in quantità decisamente inferiore rispetto a quella iniziale. Questo suo atteggiamento, in particolare la commissione di Torre Aquila, fu significativo per il territorio in quanto diverse famiglie aristocratiche della regione decisero di commissionare diversi cicli profani per le proprie residenze. Si contano così l’importante ciclo per Castel Roncolo, quello per Castel Chiaro (oggi praticamente perduti), per Castel Wendelstein, per Castel Schrofenstein e infine per Castel Montechiaro (all’inizio del Novecento gli affreschi furono staccati e portati nel museo Ferdinandeum di Innsbruck, attuale Tiroler Landesmuseum). Il progetto di restaurazione feudale fallì: nel 1407 Giorgio di Liechtenstein venne imprigionato e costretto ad allontanarsi da Trento. Se ne conserva memoria tramite un’iscrizione presente su un lacerto di affresco all’ultimo piano di Torre Aquila (anche questi dipinti sono riconducibili alla stessa mano che ha realizzato il ciclo dei mesi).
Il ciclo dei mesi di Torre Aquila è un prezioso documento visivo sia della vita cortese sia di quella contadina alla fine del Trecento nel territorio trentino. I mesi, infatti, non vengono indicati sinteticamente tramite una sola attività o un solo elemento, come avveniva in passato, ma attraverso una raffigurazione più articolata, in cui all’interno del paesaggio segnato dal passare delle stagioni, si alternano scene di vita contadina e cortese all’aperto. Le attività legate all’agricoltura, all’allevamento e all’artigianato vengono rappresentate con grande accuratezza e realismo. In particolare, gli attrezzi agricoli si ritrovano descritti in maniera identica nel volume Bauernwerk di Paul Scheuermeier edito a metà Novecento.
Torre Aquila vista da sud-ovest. Ph. Credit Matteo Ianeselli |
Il ciclo dei Mesi di Torre Aquila |
Il ciclo dei Mesi di Torre Aquila |
Il ciclo dei Mesi di Torre Aquila |
Il ciclo si colloca nella parte superiore delle pareti e prende il via da quella est, dove si trovano i mesi di gennaio e febbraio. Nella parete meridionale sono raffigurati aprile, maggio, giugno, su quella ovest luglio e agosto ed infine su quella settentrionale settembre, ottobre, novembre e dicembre. Il mese di marzo è andato perduto. Sui lati brevi si aprono due ampie finestre che illuminano la stanza. Viene ricercato un certo illusionismo spaziale tramite la realizzazione di un’incorniciatura architettonica, con la presenza di colonnine tortili a dividere le scene. Il tendaggio a balze bianche e rosse non è coevo al ciclo, ma realizzato nel restauro cinquecentesco eseguito da Marcello Fogolino per volontà del vescovo Bernardo Clesio: in quell’occasione furono eseguite anche altre ridipinture. Il pittore di questo ciclo ricerca la continuità spaziale tra le varie scene attraverso alcuni espedienti. Ad esempio, una dama fa scorrere il proprio braccio intorno ad una colonnina collegando idealmente due mesi. Convivono attenzione al dettaglio e ambiguità spaziale, in quanto non c’è rispetto delle proporzioni reali.
Gennaio si presenta con un paesaggio innevato, il primo della pittura occidentale giunto integro fino a noi. In primo piano un gruppo di nobili si diverte lanciandosi palle di neve. In secondo piano è raffigurato, con grande attenzione ai particolari, un castello. Lo storico dell’arte Niccolò Rasmo lo identificò con quello di Stenico, che venne restaurato proprio da Giorgio di Liechtenstein, le cui insegne svettano sulle torri anteriori. Sulla destra, in dimensioni ridotte, sono due cacciatori con i cani, mentre in lontananza in un bosco di abeti si individuano due volpi. Sullo sfondo, viene raffigurata la montagna, elemento costante in questa ciclo. La vegetazione è riprodotta in maniera puntuale: oltre agli abeti, si può riconoscere nel giardino del castello l’edera, stranamente non innevata.
Febbraio occupa la superficie disponibile sopra e a destra della finestra orientale. Nella zona superiore è rappresentata una giostra medievale: mentre i cavalieri si sfidano, le dame osservano dalle mura del castello, con un’iconografia tipica di certe copertine d’avorio francesi. Nella zona in basso a destra è raffigurato un fabbro all’interno della sua bottega. Si può osservare l’incongruenza spaziale dell’edificio che lo ospita, come l’armadio in cui vengono riposti gli attrezzi del mestiere presentato in primo piano.
Per il mese di aprile viene scelta una rappresentazione molto ricca e varia, in un paesaggio che si presenta con boschi, rocce, prati e terreni arati. Prevalgono le attività contadine su quelle cortesi. Nella zona inferiore, al di là della staccionata che inizia nel mese di febbraio e qui termina, si svolge l’aratura dei campi. Sulla destra, due dame, dipinte con proporzioni maggiori rispetto ai contadini che arano, camminano verso la scena successivo e una di loro, quella che indossa una veste verde, abbraccia la colonnina e sconfina con il proprio braccio nel mese di maggio, creando un’ideale continuità con la scena successiva. Un carro trainato da buoi sta tornado dal mulino. In alto a sinistra, nei pressi di un villaggio in cui si riconosce l’edificio di una chiesa, riposa un pellegrino. A destra si stanno svolgendo altre attività legate ai campi, come la semina. Infine, si nota un orso in mezzo a un bosco.
Magister Venceslao, Mese di gennaio (1391-1407; affresco; Trento, Castello del Buonconsiglio, Torre Aquila) |
Magister Venceslao, Mese di gennaio, dettaglio |
Magister Venceslao, Mese di febbraio (1391-1407; affresco; Trento, Castello del Buonconsiglio, Torre Aquila) |
Magister Venceslao, Mese di aprile (1391-1407; affresco; Trento, Castello del Buonconsiglio, Torre Aquila) |
Nel mese di maggio assistiamo ad un’esplosione del mondo vegetale. Non ci sono attività contadine, ma soltanto i giovani cortesi intenti nell’arte del corteggiamento e altri atteggiamenti amorosi. A far da sfondo a questa situazione c’è un roseto in fiore: fiorisce la natura, fiorisce l’amore. In alto a sinistra si sviluppa una città fortificata, in cui spicca una chiesa in stile gotico con doppia torre in facciata. Sulla sinistra due coppie di nobili sono riunite intorno a una tavola: una delle dame si sta lavando le mani in una fontana che presenta una vistosa crepa nella muratura.
La parte superiore del mese di giugno è occupata da una città murata inquadrata con una prospettiva dal basso. Due figure di nobili, una maschile e una femminile, attraversano le porte della città, portando in mano oggetti preziosi, e sono accompagnati da due cani, uno dei quali si è appena liberato dalla catena. In alto a destra, nei pressi di capanne usate durante l’alpeggio, alcune donne si occupano di attività legate all’allevamento, come la mungitura del bestiame e la lavorazione del burro e del formaggio. Due cani fiutano alcune pernici nel bosco. Nella zona inferiore è ancora presente il roseto del mese precedente: qui sono impegnate probabilmente in una danza cinque coppie di nobili, accompagnati da alcuni musici che vennero ridipinti nell’intervento cinquecentesco del Fogolino. Sul prato sono sbocciati dei gigli.
A luglio prevalgono le attività umili. Soltanto nella zona inferiore è rappresentato un momento di vita cortese con l’offerta del falco. Legato a questo pratica, si individuano all’interno della scena alcuni falconieri che trasportano falchi su trespoli, così come descritto nel De arte venandi cum avibus dell’imperatore Federico II di Svevia. Al centro della composizione è un lago con una barca di pescatori, mentre nella parte superiore viene illustrato il taglio del fieno. Ancora una volta stupisce la cura nel raffigurare gli attrezzi impiegati a seconda dell’attività che si sta svolgendo. In prossimità di alcune abitazioni come quelle viste nel mese di maggio, un contadino affila la falce e, a concludere la composizione in alto, le montagne raffigurate come grandi massi di colori diversi. Ancora, in alto a destra c’è una torre diroccata, e sono presenti altri due edifici in questa scena: un piccolo castello in rosso sulla destra e una città fortificata sulla sinistra. La natura sconfina tra questi due mesi, senza creare separazioni.
Agosto, come luglio, è caratterizzato dal lavoro nei campi. La composizione ha ampio respiro, e anche in questo caso la presenza cortese è legata all’attività di falconeria, nella zona inferiore. Sono la raccolta e la sistemazione del grano che caratterizzano invece la parte superiore. La strada, percorsa da un carro carico di grano trainato da buoi e un cavallo, conduce al villaggio contadino, dove tra gli edifici si distinguono la chiesa e la casa del prete.
Magister Venceslao, Mese di maggio (1391-1407; affresco; Trento, Castello del Buonconsiglio, Torre Aquila) |
Magister Venceslao, Mese di maggio, dettaglio |
Magister Venceslao, Mese di giugno (1391-1407; affresco; Trento, Castello del Buonconsiglio, Torre Aquila) |
Magister Venceslao, Mese di luglio (1391-1407; affresco; Trento, Castello del Buonconsiglio, Torre Aquila) |
Magister Venceslao, Mese di luglio, dettaglio |
Magister Venceslao, Mese di agosto (1391-1407; affresco; Trento, Castello del Buonconsiglio, Torre Aquila) |
Magister Venceslao, Mese di agosto, dettaglio |
A settembre il rapporto tra scene cortesi e contadine è più equilibrato. Anche in questo mese si ritrova la pratica della caccia con il falco, che di fatto accomuna i mesi estivi. Una contadina raccoglie rape in un campo, mentre altri sono intenti ad ararne un altro. La continuità tra i mesi di agosto e settembre è portata avanti dal villaggio dei contadini in alto e dal castello in basso. Ritorna il tema dei cani che fiutano le pernici, e la natura della zona superiore prosegue nel mese successivo.
Ottobre è il mese delle attività legate all’uva: vendemmia, pigiatura, preparazione del mosto. Grande spazio è lasciato alla descrizione degli strumenti per la raccolta e la lavorazione dell’uva: in particolare, il torchio è descritto in maniera molto accurata. Sia i contadini sia i nobili sono coinvolti, ognuno con la propria mansione, nella vendemmia. Dal punto di vista della tecnica artistica, è da segnalare l’utilizzo di uno stampino per riprodurre le foglie di vite, sempre uguali nella forma ma variate nel colore. In alto, tra le montagne, si può osservare una capanna da alpeggio ormai vuota.
La continuità spaziale tra i mesi di novembre e dicembre è ben evidente: infatti la città raffigurata nella zona inferiore è divisa dalla colonnina ma si estende nel mese successivo. A novembre la campagna si prepara a rientrare in città per affrontare l’inverno: lo capiamo dai porcari che fanno entrare il proprio bestiame entro le mura. Sulle montagne è in corso una battuta all’orso e qualche cacciatore si sta riscaldando intorno al fuoco. La vegetazione si fa rada e meno rigogliosa.
Infine, dicembre. L’attività principale che viene raffigurata è il taglio della legna, poi trasportata su carri all’interno della città. È stato ipotizzato che venga qui rappresentata Trento e il castello presente sia proprio quello del Buonconsiglio, caratterizzato dalla sua alta torre circolare. Attraverso alcune pennellate bianche vengono rappresentate le stalattiti di ghiaccio, e appena fuori dalla cinta muraria è in funzione un mulino ad acqua. Dalle porte cittadine entrano ed escono uomini e animali, indicando come fosse stretto il rapporto tra la città e il territorio circostante.
Magister Venceslao, Mese di settembre (1391-1407; affresco; Trento, Castello del Buonconsiglio, Torre Aquila) |
Magister Venceslao, Mese di ottobre (1391-1407; affresco; Trento, Castello del Buonconsiglio, Torre Aquila) |
Magister Venceslao, Mese di novembre (1391-1407; affresco; Trento, Castello del Buonconsiglio, Torre Aquila) |
Magister Venceslao, Mese di novembre, dettaglio |
Magister Venceslao, Mese di dicembre (1391-1407; affresco; Trento, Castello del Buonconsiglio, Torre Aquila) |
Magister Venceslao, Mese di gennaio, dettaglio |
Non esiste documentazione che fornisca un nome preciso dell’autore di questo ciclo. L’attribuzione si è assestata sul nome del magister Venceslao, pittore di probabile origine boema. Il suo nome è presente in qualità di pittore del vescovo di Trento nel libro della confraternita di San Cristoforo all’Arlberg. Per quanto riguarda la datazione si può fissare l’insediamento a Trento come principe vescovo di Giorgio di Liechtenstein come termine post quem (1391) e come ante quem l’anno in cui venne imprigionato (1407).
All’interno del ciclo di Torre Aquila si individuano diverse culture artistiche, tra le quali si evidenzia quella lombarda. I riquadri dei mesi infatti si pongono in feconda relazione con la riproduzione lombarda dei Tacuina sanitatis, opera redatta a Baghdad nell’undicesimo secolo dal medico Ibn Butlan. Sono almanacchi di tipo medico in cui vengono descritte proprietà di erbe, ortaggi, cibi, spezie ma anche comportamenti e sentimenti, con il fine di indicare al lettore un corretto stile di vita: ebbero ampia diffusione soprattutto nell’Italia settentrionale in forma di manoscritti miniati.
La miniatura occupava gran parte della superficie della pagina: l’oggetto della voce descritta viene raffigurato con grande vivacità e precisione entro un contesto più ampio, quali scene di vita domestica o lavoro. Uno di questi esemplari era presente nella biblioteca di Giorgio di Liechtenstein (oggi è conservato a Vienna) e quindi l’esecutore del ciclo dei mesi può aver avuto la possibilità di consultarlo. Un’altra componente artistica che si può individuare è quella dell’arte francese, in particolare per l’iconografia dei temi cortesi, e per la composizione generale che si mette in dialogo con quella degli arazzi. Un altro parallelo si può trovare proprio nella tipologia della camera dipinta: è un’idea che trova confronto con la Camera della Guardaroba del Papa ad Avignone datata 1343. Infine si può riconoscere la probabile cultura artistica di provenienza dell’artista, ovvero quella boema, in particolare con le miniature, anche se la loro raffinatezza viene qui mitigata dalla componente lombarda. Si trovano invece confronti stringenti con le miniature della Bibbia di Venceslao IV conservata presso la Biblioteca nazionale austriaca a Vienna. L’autore del ciclo dei mesi di Trento raccoglie diverse culture artistiche accostandole in un ciclo divenuto un prezioso documento visivo della vita contadina e cortese al termine del Trecento.
L'autrice di questo articolo: Francesca Interguglielmi
Storica dell'arte, laureata in Arte Medievale presso l'Università degli Studi di Siena. Attualmente si sta formando in didattica museale presso l'Università degli Studi Roma Tre.