Carlton di Ettore Sottsass, la libreria che introduceva una “innovazione di senso” nel design


Disegnata nel 1981, Carlton di Ettore Sottsass è una delle creazioni più famose del Gruppo Memphis, il movimento di design postmodernista che ha innovato il modo di produrre oggetti.

“Ho provato a disegnare oggetti, cose, mobili e farli costruire. Li ho fatti grandi e pesanti con zoccoli e basamenti per sottrarli al kitsch dell’arredamento borghese e piccolo borghese. Non stanno quasi da nessuna parte e comunque non legano, non possono produrre coordinati. Stanno soltanto da soli, come i monumenti nelle piazze e non riescono neanche a fare stile”. Così scriveva, parlando delle sue creazioni, il grande designer Ettore Sottsass (Innsbruck, 1917 – Milano, 2007), e chissà se pensava le stesse cose quando progettava Carlton, uno dei suoi oggetti più famosi. Era il 1981 e Sottsass aveva appena fondato il Gruppo Memphis, collettivo di design e architettura il cui nome pare sia stato ispirato dalla canzone Stuck inside of mobile with the Memphis Blues Again di Bob Dylan, e formato inizialmente, oltre che da Sottsass, da Michele De Lucchi, Martine Bedin, Aldo Cibic, Matteo Thun e Marco Zanini, ai quali si aggiunsero poi altri designer come Ernesto Gismondi, Alessandro Mendini, Arata Isozaki e diversi altri. Il gruppo Memphis, il cui pensiero affondava le radici nella cultura pop del tempo, si poneva l’obiettivo di creare oggetti di design colorati, divertenti, fuori dagli schemi: furono pionieri del movimento postmoderno nel design e produssero una vasta gamma di prodotti caratterizzata da forme geometriche semplici, colori brillanti e materiali innovativi. Prodotti innovativi per introdurre colore e poesia nella vita di tutti i giorni, attraverso oggetti di uso quotidiano. Si trattò di un’esperienza di notevole importanza per la storia del design, perché il gruppo cambiò il modo in cui il design veniva percepito e prodotto, aprendo la strada a nuove forme di creatività e innovazione nel design e definendo un nuovo stile postmoderno che ebbe un notevole impatto su molti designer e architetti.

Carlton è di sicuro uno dei prodotti più famosi tra quelli che uscirono dalle idee del gruppo, oltre che uno degli oggetti di Ettore Sottsass capaci di riscuotere il maggior successo. Progettato nel 1981, Carlton è una libreria che si distingue per la sua combinazione di forme geometriche semplici, colori brillanti e materiali innovativi. La sua forma a blocchi di colore puro, solido e sgargiante, ha fatto di Carlton un simbolo del design postmoderno. Inoltre, la combinazione di legno e laminato plastico (quest’ultimo prodotto dall’azienda Abet di Milano) poggiante su una base decorata con laminato “Bacterio” (un pattern puntiforme così chiamato perché i punti ricordano dei batteri in movimento) ha reso Carlton anche un esempio di utilizzo dei materiali moderni nell’ambito del design. Il materiale, per Carlton, aveva anche un significato simbolico, dal momento che il laminato plastico era considerato buono per prodotti economici: Sottsass voleva dimostrare invece che è possibile creare raffinati oggetti di design anche con materiale di consumo.

Ettore Sottsass, Carlton (1981; legno e laminato plastico, 195 x 190 x 40 cm)
Ettore Sottsass, Carlton (1981; legno e laminato plastico, 195 x 190 x 40 cm). Foto: Memphis srl
Ettore Sottsass, Carlton, dettaglio
Ettore Sottsass, Carlton, dettaglio
Ettore Sottsass, Schizzo per Carlton (1981; penna e inchiostro su carta, 220 x 140 mm; Londra, Victoria and Albert Museum)
Ettore Sottsass, Schizzo per Carlton (1981; penna e inchiostro su carta, 220 x 140 mm; Londra, Victoria and Albert Museum)
Ettore Sottsass con Carlton. Foto: Vittoriano Rastelli
Ettore Sottsass con Carlton. Foto: Vittoriano Rastelli

Carlton fu presentato al Salone del Mobile di Milano del 1981 e riscosse successo (ma anche critiche) per via di queste caratteristiche oltre che della forma antropomorfa, ma che può ricordare anche quella di un totem. Secondo il designer Francesco Trabucco, la libreria di Sottsass è un esempio di “innovazione di senso”: apparentemente banale, si tratta in realtà di un oggetto fortemente innovativo, capace di veicolare “un’immagine del tutto nuova”, scrive Trabucco, “dirompente rispetto al déjà vu del modernismo ormai scontato. Un’immagine destinata a segnare per anni un certo modo di fare design all’italiana, attraversando tutte le gallerie d’arte moderna e i musei del mondo, tutte le riviste e le cronache di design per anni, certamente molto più di quanto non abbia abitato le case di utenti desiderosi di una libreria”.

La libreria di Sottsass venne accolta con entusiasmo dai designer, anche se non si può dire che si tratti di un oggetto “popolare”: ingombrante (è alta quasi due metri, larga altrettanti, per 120 chilogrammi di peso, tanto che può essere utilizzata anche come divisorio), costosa, anticonvenzionale e anche prodotto in pochi esemplari, ebbe comunque una vasta fama dovuta soprattutto al fatto che si poneva come esempio eccellente del design postmoderno e come inconfondibile manifesto della poetica di Ettore Sottsass e di tutto il movimento Memphis. Carlton dimostrò che un oggetto di design non doveva necessariamente essere serioso e complesso per assolvere al suo ruolo: un pezzo di design può anche avere forme giocose, essere realizzato con materiali economici, e tuttavia diventare riconoscibile e portare valore aggiunto nelle case di chi lo acquista.

Tra gli estimatori di Ettore Sottsass e del gruppo Memphis figurava anche David Bowie, che teneva in casa una libreria Carlton, messa all’asta alla fine del 2016, pochi mesi dopo la sua scomparsa, durante la terza parte di una vendita intitolata Bowie/Collector insieme a diversi altri oggetti appartenuti alla stella del glam. Proprio in quell’occasione si scoprì che Bowie era appassionato delle creazioni del gruppo milanese, oltre che un accanito collezionista, capace di mettere assieme, con gusto e passione, una raccolta di più di cento pezzi di Memphis, cominciata negli anni Novanta. Altro grande amante delle creazioni di Memphis fu lo stilista Karl Lagerfeld: la sua passione per gli oggetti di Sottsass e colleghi cominciò già negli anni Ottanta, e ci sono fotografie, risalenti a quell’epoca, che lo ritraggono nel suo appartamento di Monte-Carlo assieme agli oggetti prodotti da Memphis, tra i quali l’immancabile Carlton. E una libreria Carlton figura in bella vista nella parete di fondo del salone dell’appartamento londinese di Cara Delevingne

Carlton. Foto: Memphis srl
Carlton. Foto: Memphis srl
L'appartamento di Karl Lagerfeld a Monte-Carlo nel 1983. Foto: Jacques Schumacher
L’appartamento di Karl Lagerfeld a Monte-Carlo nel 1983. Foto: Jacques Schumacher
Il salotto di Cara Delevingne. Foto: Skyler Smith
Il salotto di Cara Delevingne. Foto: Skyler Smith

Nonostante l’esperienza del gruppo Memphis si sia chiusa nel 1987, i loro oggetti vengono ancora prodotti, dalla Memphis srl, l’azienda che produce i pezzi storici seguendo i dettami dei designer che li hanno progettati (e di conseguenza possono essere considerati originali). Si è detto che Carlton è un oggetto costoso: viene infatti venduto a 15.600 euro, e per il trentesimo anniversario, nel 2011, ne è stata prodotta anche una versione con etichetta in argento placcato d’oro a 24 carati e una cassa speciale, ma esiste anche una versione in miniatura (un quarto delle dimensioni di Carlton) venduta a poco più di mille euro.

Per la sua storia e per quello che Carlton ha significato, è entrato anche nelle collezioni di diversi musei, tra i quali il Metropolitan di New York, che nella sua scheda lo descrive come un “divisorio totemico”, una “icona del gruppo Memphis” che “mette in discussione le forme convenzionali dei mobili combinando un divisorio, una libreria e una cassettiera”. Destinato alla “fascia più alta del mercato e finemente lavorato a mano”, è realizzato con “colori vivaci e secondo un’interazione apparentemente casuale di pieni e vuoti che suggeriscono pittura e scultura d’avanguardia”, malgrado sia stato costruito secondo un “sistema strutturale interamente logico di triangoli equilateri reali e impliciti”. Per il museo newyorkese, Carlton può essere letto in vari modi: un robot che ci saluta a braccia aperte, una dea indù, o anche un uomo che esulta sopra a un caos che egli stesso ha contribuito a realizzare. È vero dunque che Carlton è un oggetto non alla portata di tutte le tasche. Ma l’idea che ha veicolato ha contribuito a rendere più popolare e accessibile il design. E a reintrodurre la creatività in un momento storico in cui la funzionalità aveva preso il sopravvento.


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