Il Battesimo di Cristo del Perugino, l'opera conservata nella sua Città della Pieve


Sono poche le opere del Perugino che si possono vedere nella sua città natale, Città della Pieve: una di queste è il Battesimo di Cristo, pala che ammira nella Cattedrale della città umbra.

Tra i capolavori che Pietro Vannucci detto il Perugino (Città della Pieve, 1450 circa – Fontignano, 1523) realizzò per il suo borgo natale, Città della Pieve, a circa un’ora da Perugia, e che si possono ancora oggi ammirare nel luogo per cui furono eseguite, vi è il Battesimo di Cristo, custodito nella Cattedrale dei Santi Gervasio e Protasio. Il dipinto accoglie subito il visitatore che entra nel duomo dedicato ai santi patroni del borgo dall’ingresso laterale, poiché è collocato nel primo altare a sinistra, dove lo si vede nella sua grande maestosità.

Al centro della scena è infatti l’episodio narrato nel Vangelo secondo Matteo, che racconta di quando Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare. Quest’ultimo, meravigliato, voleva impedirglielo perché secondo Giovanni avrebbe dovuto essere Gesù a battezzare il cugino, ma egli disse: “Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia”, e così fece. Appena ricevuto il battesimo, Gesù uscì dall’acqua, e subito si aprirono i cieli e vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. Poi una voce dal cielo disse: “Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto”.

Perugino rappresenta proprio il momento in cui Giovanni Battista versa sul capo reclinato di Cristo l’acqua, e già in cielo, sopra i due protagonisti, è apparsa la colomba dello Spirito Santo, con le ali spiegate. I loro piedi sono immersi in un corso d’acqua che non ha di certo la portata del fiume Giordano: sembra più un torrente che scorre in mezzo a un prato nel quale sono cresciute anche piccole piantine con qualche fiore. L’acqua arriva a entrambi alle caviglie ed è così limpida che i piedi si vedono nella loro interezza.

Perugino, Battesimo di Cristo (1495-1510; olio su tavola, 160 x 210 cm; Città della Pieve, Cattedrale dei Santi Gervasio e Protasio)
Perugino, Battesimo di Cristo (1495-1510; olio su tavola, 160 x 210 cm; Città della Pieve, Cattedrale dei Santi Gervasio e Protasio)
Le figure di Cristo e di Giovanni Battista
Le figure di Cristo e di Giovanni Battista
I piedi nell'acqua
I piedi nell’acqua
La colomba dello Spirito Santo
La colomba dello Spirito Santo
L'angelo di destra
L’angelo di destra
L'angelo di sinistra
L’angelo di sinistra
Le piante
Le piante
L'opera dentro la Cattedrale di Città della Pieve
L’opera dentro la Cattedrale di Città della Pieve

Gesù, sulla sinistra, tiene le mani giunte ed è vestito solo di un drappo che gli copre le nudità; ha lo sguardo rivolto verso il basso, mentre riceve il battesimo, e una sottile, quasi impercettibile, aureola gli cinge il capo. A differenza di quest’ultimo, Giovanni Battista è quasi completamente coperto con una veste che gli lascia nudo metà petto, stretta in vita da una corda annodata, e sopra un morbido drappo rosso gli copre una spalla e gli arriva fino ai polpacci. Con la mano sinistra regge una lunga e sottile croce astile, mentre con la mano destra compie l’importante gesto, versando dell’acqua da una sorta di ciotola sul capo di Cristo. Gli incarnati, l’eleganza e la plasticità delle loro pose unita alla perfetta anatomia dei corpi, quasi monumentali e disposti secondo gli schemi della prospettiva, e la raffinatezza dei volti rimandano alla statuaria classica dell’antica Grecia. Ai loro lati, disposti simmetricamente, sono raffigurati due angeli, anch’essi vestiti di morbidi drappi che arrivano fino alle caviglie. Testimoni della scena, entrambi sono qui rappresentati in pose plastiche e raffinate: uno guarda dritto a lui con gli occhi al cielo e tiene le mani incrociate sul petto, l’altro volge lo sguardo in basso, con aria meditativa, e tiene le mani una sul fianco e l’altra sulla coscia. Le figure centrali sono tuttavia dipinte con dimensioni maggiori rispetto agli angeli laterali, sia per sottolineare l’importanza di Cristo e di Giovanni Battista e dell’atto che sta avvenendo sia per far comprendere all’osservatore che gli angeli sono in posizione più arretrata rispetto a questi ultimi, che sono invece in primissimo piano. Questa percezione di vicino e lontano è sottolineata anche nel paesaggio: ecco che ciò che è posto in primo piano è reso in modo in più nitido, mentre ciò che è sullo sfondo o comunque più lontano ha contorni più sfocati e colori meno definiti. Un espediente che rende l’intera ambientazione più verosimile. È interessante notare inoltre come il Perugino abbia reso i riflessi di luce nell’acqua e nel cielo, con particolari lumeggiature.

Il paesaggio è tuttavia quello tipicamente umbro, caratterizzato da dolci colline con alberi dal fusto esile e dalle ordinate chiome: forme quasi stilizzate che rendono il paesaggio alquanto idealizzato. È un paesaggio naturale fatto di verdi colline, alberi, arbusti, corsi d’acqua, e di una piana che si estende fino all’orizzonte, rischiarato da una luce pallida sotto a un cielo azzurro e limpido. Sullo sfondo, al centro, tra i due protagonisti si intravede anche il profilo di una città.

Il capolavoro appare armonioso nella sua totalità, sia per quanto riguarda le forme sia per i colori. Forme arrotondate, statuarie, esili e idealizzate che si combinano con tinte pastello e con leggere lumeggiature: “una dolcezza ne’ colori unita che cominciò ad usare nelle cose sue” come la definì Giorgio Vasari nelle sue Vite, riferendosi al Perugino.

Il Battesimo di Cristo di Città della Pieve venne ultimato nel 1510 (appartiene quindi all’ultimo periodo della sua produzione, quello che alla critica passò come il periodo più ripetitivo della sua carriera poiché reimpiegava più volte gli stessi cartoni, seguiva gli stessi modelli, ma in realtà sono opere di eccelsa qualità e di grande poesia). Il monumentale dipinto, stando all’ipotesi formulata nel 1931 da Fiorenzo Canuti, che identificò la tavola pievese con quella che un certo Nicola di Valente Porchetti ordinò nel suo testamento (datato 18 ottobre 1495), venne esposto nella cappella di San Giovanni Battista, collocata sulla parete di facciata a sinistra della porta principale e accanto al fonte battesimale. È intorno all’anno 1600 che la pala viene posta nella prima cappella a sinistra dell’ingresso laterale, dove si trova attualmente, quando l’antica pieve dei Santi Gervasio e Protasio fu elevata a Cattedrale.

Perugino, Battesimo di Cristo (1482; affresco, 335 x 540 cm; Città del Vaticano, Cappella Sistina)
Perugino, Battesimo di Cristo (1482; affresco, 335 x 540 cm; Città del Vaticano, Cappella Sistina)
Perugino, Battesimo di Cristo (1498-1500; tavola, 30 x 23 cm; Vienna, Kunsthistorisches Museum)
Perugino, Battesimo di Cristo (1498-1500; tavola, 30 x 23 cm; Vienna, Kunsthistorisches Museum)
Perugino, Battesimo di Cristo (1508-1513; affresco, 445 x 228 cm; Foligno, Oratorio della Nunziatella)
Perugino, Battesimo di Cristo (1508-1513; affresco, 445 x 228 cm; Foligno, Oratorio della Nunziatella)
Perugino, Madonna con Bambino e i santi Gervasio, Pietro, Paolo e Protasio (1514, olio su tavola; 240 x 220 cm; Città della Pieve, Cattedrale dei Santi Gervasio e Protasio)
Perugino, Madonna con Bambino e i santi Gervasio, Pietro, Paolo e Protasio (1514, olio su tavola; 240 x 220 cm; Città della Pieve, Cattedrale dei Santi Gervasio e Protasio)

La composizione con Cristo e il Battista al centro, con i piedi bagnati dalle acque del fiume, e ai lati altre figure era già stata utilizzata dal Perugino nel 1482 nella grandiosa scena del Battesimo di Cristo della Cappella Sistina, molto più popolata e strutturata, con alture di rocce, una città murata e con il Dio Padre nel cielo all’interno di un nimbo di luce circondato da serafini e cherubini e da due angeli in volo. Più raccolta e intima, nonché più simile al Battesimo di Cristo di Città della Pieve è invece il dipinto di medesimo soggetto oggi custodito al Kunsthistorisches Museum di Vienna: databile tra il 1498 e il 1500, anche qui al centro dell’opera sono raffigurati Cristo e Giovanni Battista in pose identiche a quelle nel dipinto citato: i piedi immersi nell’acqua fino alle caviglie, una gamba in posizione più arretrata rispetto all’altra davanti, il capo chino e le mani giunte di Cristo, coperto solo da un piccolo drappo e il Battista che versa l’acqua sulla testa di Gesù. Immersi in un paesaggio naturale palustre, assistono alla scena tre figure oranti da una parte, rappresentate con dimensioni minori, e un’altra dietro a Giovanni che guarda di lato apparentemente non partecipe alla scena, ed è l’unica con l’aureola intorno al capo. Sopra, in cielo, vola la colomba dello Spirito Santo. Una composizione simile si ritrova anche nell’affresco dell’altare di San Giovanni Battista dell’Oratorio della Nunziatella di Foligno, commissionato da Giovan Battista Merganti, come risulta dall’iscrizione che si legge sotto la lunetta e dagli stemmi della famiglia collocati in alto a sinistra. Qui ad assistere al Battesimo sono quattro angeli, due in preghiera e due inginocchiati, posizionati sulle sponde del fiume, e due angeli in voli circondati da cherubini.

L’opera di Città della Pieve è, tra quelle del Perugino che presentano lo stesso soggetto, è quella che si è conservata peggio, tanto che in passato è stata anche assegnata alla sua bottega (Umberto Gnoli, nel 1923, ipotizzava un’ampia collaborazione da parte di Giannicola di Paolo, mentre Ettore Camesasca, nel 1959, la ritenne opera di bottega tout court, sebbene eseguita su disegno del maestro): è stato tuttavia appurato, a seguito del restauro del 1962 che ha riportato alla luce la finezza del disegno, che dietro questo dipinto c’è la mano del maestro (tanto che lo stesso Camesasca ne accettò in seguito l’autografia). Il quadro trae inoltre importanza dal fatto che è una delle rare opere dell’artista ancora presenti nella sua città natale. Inoltre, il Battesimo di Cristo non è la sola opera del Perugino all’interno della Cattedrale di Città della Pieve: nella parte centrale dell’abside è possibile ammirare anche la Madonna col Bambino tra i santi Gervasio e Protasio, che reggono gli stendardi rossi con il simbolo della città, per sottolineare dunque la loro protezione verso la cittadinanza intera, e i santi Pietro e Paolo. L’opera è datata 1514 e firmata “Pietro Vannucci de castro plebis” sul parapetto, a evidenziare le sue origini di Castel della Pieve, antica denominazione del suo borgo natale.

La Cattedrale dei Santi Gervasio e Protasio costituisce quindi una tappa fondamentale per conoscere il Perugino maturo che ritorna nella sua Città della Pieve, tra le colline e i paesaggi che tanto amava e che fanno da sfondo ai suoi capolavori.

L’articolo è redatto nell’ambito di “Pillole di Perugino”, un progetto che fa parte delle iniziative per la divulgazione e diffusione della conoscenza della figura e dell’opera di Perugino selezionate dal Comitato Promotore delle celebrazioni per il quinto centenario della morte del pittore Pietro Vannucci detto “il Perugino”, costituito nel 2022 dal Ministero della Cultura. Il progetto, a cura della redazione di Finestre sull’Arte, è cofinanziato con i fondi messi a disposizione del Comitato dal Ministero.


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Gli autori di questo articolo: Federico Giannini e Ilaria Baratta

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