Presento qui un semi-ignoto documentario di Giuseppe Bertolucci sulla visita del padre Attilio alla cupola del Correggio nella chiesa abbaziale di San Giovanni, a Parma durante i lavori da me eseguiti di revisione del restauro degli affreschi realizzato tra il 1988 e il 1990 (Bruno Zanardi).
Nei primi anni Ottanta del secolo scorso Parma stava diventando una piccola capitale del restauro in Italia. Stanca della inefficienza delle soprintendenze locali – il restauro degli affreschi del Correggio nella cupola del Duomo durava da una decina d’anni senza che mai nessuno salisse sui ponteggi che occupavano l’intero Presbiterio della chiesa – la Curia di Parma, nella persona dell’allora Vicario Generale della Diocesi cittadina, monsignor Franco Grisenti, uomo di grandi capacità organizzative e d’altrettanta grande certezza dei diritti della Chiesa sul proprio patrimonio rispetto a quelli della burocrazia dello Stato, su consiglio dell’allora presidente della Pontificia Commissione per l’arte sacra in Italia, monsignor Giovanni Fallani, chiese a due ex direttori dell’Istituto centrale del restauro, Pasquale Rotondi e Giovanni Urbani, la disponibilità di svolgere il ruolo di consulenti per il restauro dell’intero Battistero di Parma: paramento lapideo e sculture antelamiche dell’interno e dell’esterno del monumento e decorazione romanico-bizantina della cupola e delle nicchie. Un intervento notevolmente complesso che venne affidato a chi scrive, fresco di studi presso un Icr che ancora era l’indiscusso punto di riferimento nel mondo su quella materia, e che aveva appena iniziato il restauro dei rilievi della Colonna Traiana. Un restauro, quest’ultimo, che mi aveva messo in diretto rapporto con la Scuola Normale di Pisa e con alcune delle migliori intelligenze che allora percorrevano il mondo della conservazione e della storia dell’arte antica e non solo. Dal soprintendente ai Fori Imperiali Adriano la Regina, a Salvatore Settis, Giovanni Agosti, Vincenzo Farinella, Eileen Romano, Sylvia Ferino e così via.
E qui entra in scena un altro protagonista di quel breve e fortunato momento culturale della città di Parma. Il mio incontro con un allora giovane industriale dell’alimentazione, Marco Rosi, fondatore della “Parmacotto”, il quale accettò di fare una delle prime sponsorizzazioni del restauro di opere d’arte. Nel caso, finanziare un intervento di revisione del restauro della cupola del Correggio nella chiesa abbaziale di San Giovanni, a Parma, eseguito una quarantina di anni prima. A quel punto si trattava di scegliere chi doveva scrivere il testo che illustrava non tanto l’intervento sugli affreschi, ma quello straordinario capolavoro. Scelta che venne fatta dal più giovane e colto della nostra generazione, Giovanni Agosti, dicendo che perfetto sarebbe stato chiedere un testo a uno storico della cultura prima ancora che dell’arte, Francis Haskell, e a uno scrittore puro così che questi operasse una innovazione linguistica della critica d’arte, Alberto Arbasino. Ma anche si chiese (tramite Pietro Ricciardelli) a uno degli importanti poeti italiani del Novecento, Attilio Bertolucci, parmigiano che da molto tempo viveva a Roma, di raccontare in un breve film al figlio Giuseppe il suo rapporto con il Correggio di Parma.
Marco Rosi generosamente finanziò anche quei due testi e il “corto” di Giuseppe Bertolucci. Testi e film rimasti sostanzialmente ignoti nella cultura storico-artistica del secondo Novecento per le gelosie dei soprintendenti, locali e non, e per le grandi polemiche che subito circondarono l’iniziativa della Curia di Parma di far dirigere il restauro del Battistero da due esperti di chiara fama, Rotondi e Urbani, entrambi ex direttori dell’Icr. E ciò per due ragioni. Una, ovvia, vedersi espropriati della “esclusiva burocratica” sul patrimonio artistico. L’altra, più importante, che il restauro del Battistero era stato preceduto da un progetto, un fatto unico allora in Italia, realizzato prima testando in una “zona campione” i lavori da fare e i tempi e i costi necessari per eseguirli. Un progetto che diede un risultato sorprendente. Che i danari stimati necessari per restaurare l’intero Battistero di Parma, tutte le sculture dell’Antelami, la decorazione romanico bizantina della cupola, gli affreschi nelle nicchie, i portali e il paramento lapideo dell’esterno e quant’altro erano gli stessi che pagava il Comune di una città vicina a Parma per restaurare una grande fontana con al centro una importante scultura in bronzo cinquecentesca, finanziamento approvato dalla locale soprintendenza.
Si riproduce qui il documentario in cui Attilio Bertolucci sale sui ponteggi e si trova a tu per tu con il Correggio. A seguire, in prossimi numeri della rivista, i testi Haskell e di Arbasino. E qui aggiungo un piccolo omaggio a Eugenio Riccomini, a lungo soprintendente a Bologna e a Parma, che ci ha lasciati qualche giorno fa. Uomo gentile e grande narratore. Che gli sia lieve la terra.
Link per vedere il documentario: https://www.youtube.com/watch?v=c0E9uwinTDc