L'arte latinoamericana: l'importanza di riscattare il passato


Il riscatto del passato per la creazione di un'identità nazionale è un processo fondamentale in America Latina, e lo vediamo anche nell'arte. Un articolo di Pilar Turu tradotto da Ilaria.
L’arte latinoamericana: l’importanza di riscattare il passato

In quest’articolo scritto da Pilar Turu e pubblicato su Cultura Colectiva viene mostrato, attraverso alcune opere d’arte, come sia importante per l’America Latina riscattare il passato per la creazione di un’identità nazionale. Io l’ho tradotto per voi! Qui il link dell’originale.

José Sabogal, India del Collao
José Sabogal, India del Collao

In America Latina, il colonizzatore, arrivato nella “nuova” terra senza conoscerla né comprenderla, volle cambiare tutto al suo passaggio, imporre gerarchie, nonché la sua religione. Scoprire un nuovo continente gli diede la possibilità di imporre i propri precetti di buono e corretto, cancellando in questo modo dall’immaginario collettivo tutte le questioni originarie dei paesi latinoamericani.

A partire dal Novecento, nasce in America la necessità di cambiare i modelli, di mettere in discussione il modo in cui essa viene percepita sia all’esterno sia nell’identità propria degli americani; ed è attraverso l’arte che si comincia a parlare di queste necessità.

Le rappresentazioni di artisti come Tarsila do Amaral, José Sabogal o Pedro Figari cercano la rivalorizzazione della cultura del passato come giustificazione nel presente dell’orgoglio per la loro terra e per le loro radici.

José Sabogal, Varayoc
José Sabogal, Varayoc, 1925

Nelle sue opere, José Sabogal eleva dignitosamente l’indigeno peruviano, lo lega alla terra in modo da farlo sembrare irremovibile, “non colonizzabile”, puro. Alla vigilia della modernità prende questo personaggio apparentemente perduto, figlio della terra, per avvicinarlo alla tela e dimostrarci come l’europeizzazione abbia oltrepassato quasi senza sfiorare certi individui, radicandoli ancora di più alla terra.

Perché adesso è importante riscattare l’indigeno? Perché fin dalla conquista, l’indigeno è stato considerato sempre di più un emarginato, riducendo a poco a poco la sua immagine quasi a niente. Agli occhi degli europei, è passato dall’essere padrone all’essere lavoratore della terra. Queste opere sono estremamente preziose come riscatto dell’esotico e come nobilitazione dell’indio, nonché per la loro carica emotiva.

In Brasile, con l’opera di Tarsila do Amaral, la ricerca dell’identità nazionale si riflette nella Antropofagia. L’artista lavora sul tema del riscatto della cultura originaria, che è di per sé pura, sensibile e non è imitazione della “realtà”, anche se creata in un linguaggio moderno.

Tarsila do Amaral, AntropofagiaTarsila do Amaral, Abaporú
Tarsila do Amaral, Antropofagia, 1928Tarsila do Amaral, Abaporú, 1928

Un altro esempio è l’opera di Pedro Figari: Pericón en el patio (ndt: “Pericón nel cortile”, il pericón è una danza popolare argentina e uruguayana). In questo caso, l’ambiente dell’opera è invaso dalle tradizioni della cultura uruguayana, dove ci si appropria del passato per poter comprendere ciò che si è nella modernità. L’albero rappresentato si chiama ombú e fa riferimento al passato e alle sue tradizioni, dato che, fin dall’antichità, si conoscono le proprietà curative di questa pianta.

Pedro Figari, Pericón en el patio
Pedro Figari, Pericón en el patio

Con la modernità, in America Latina, arrivò l’opportunità di rappresentare con orgoglio i valori del passato, permettendo all’artista di sviluppare la sua libertà d’espressione e di apprezzare lui stesso ciò che per anni era stato perduto e svalutato.

Solo partendo dal passato si può comprendere ciò che siamo nel presente ed è per questo che è essenziale riscattare le tradizioni e le usanze nel processo di creazione di un’identità nazionale; tutto questo si può ottenere partendo dall’arte.


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Ilaria Baratta

L'autrice di questo articolo: Ilaria Baratta

Giornalista, è co-fondatrice di Finestre sull'Arte con Federico Giannini. È nata a Carrara nel 1987 e si è laureata a Pisa. È responsabile della redazione di Finestre sull'Arte.






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