“Anna la ballerina”: così Chiara Alessi ricorda che veniva chiamato il cavatappi Anna G dalla maggior parte delle persone, quando fu presentato. Anna G è stato progettato dal designer italiano Alessandro Mendini nel 1994 ed è stato prodotto dall’azienda di design Alessi. Il cavatappi prende il nome dalla designer Anna Gili, allora allieva di Mendini, ed è diventato un’icona del design contemporaneo. Non è dunque una ballerina: “quando il pubblicitario Emanuele Pirella dovette pensare l’immagine promozionale del cavatappi Anna G”, ha detto Alessi in un racconto pubblicato dal Museo Omero di Ancona, “lo immaginò come una Marilyn Monroe con la sua gonna svolazzante e le mani sul vestito per tenerselo giù. Ma molti ci videro una danzatrice e continuano a pensare che in quel fotoritocco il più famoso cavatappi italiano e uno dei più celebri progetti di Alessi, sia una ballerina. Che il cavatappi abbia intrinsecamente delle sembianze antropomorfe, con le braccia che si aprono e si chiudono, e la sua testa che gira da una parte all’altra, è cosa banale: Alessandro Mendini, che di quell’estetica del banale fu maestro, non fa altro che amplificare l’effetto e completa la raffigurazione. Ricopre l’unica gamba con una vestina a sbalzo, e così la parte che spunta del cavatappi sembra un piede sulle punte: ecco la ballerina”.
Il design del cavatappi Anna G è molto elegante e minimalista. Riprende il concetto del cavatappi disegnato da Dominick Rosati nel 1930, progettato in modo da rendere l’apertura di una bottiglia di vino semplice e veloce, senza dover lottare con il tappo. L’idea era quella di posizionare la spirale nel centro del tappo del vino e ruotare l’impugnatura. La spirale si avvita nel tappo e fa alzare le due braccia laterali. Per stappare la bottiglia è dunque sufficiente far ricadere le braccia, il cavatappi si solleva portando con sé il tappo e la bottiglia di vino è pronta per essere servita.
La storia del cavatappi Anna G inizia nel 1994, quando l’azienda italiana di design Alessi commissionò al designer Alessandro Mendini il progetto di un nuovo cavatappi. Mendini aveva già lavorato con Alessi in passato: il celebre designer si mise al lavoro e in poco tempo creò un prototipo di cavatappi molto innovativo. Il suo design era semplice, elegante e funzionale. Il cavatappi era realizzato in zama cromata, una lega di zinco, e aveva il corpo in resina termpolastica, per un’altezza di 24 centimetri e uno spessore di soli 7. La caratteristica principale di Anna G è il fatto che Mendini ha sfruttato la forma naturalmente antropomorfa del cavatappi per dargli le sembianze di una donna stilizzata, con una faccina sorridente sull’impugnatura, un arco a simulare un’acconciatura a caschetto, e un vestitino svolazzante sul corpo. Alberto Alessi, il patron della casa piemontese, aveva notato la somiglianza con Anna Gili e aveva suggerito di dare al cavatappi il nome della giovane designer. “Conservo ancora nella mia mente, l’immagine di Alessandro Mendini, che con molta circospezione assieme ad una voce avvolgente e seducente, simile al sibilo di un serpente, si avvicinò a me per raccontarmi l’idea avuta insieme ad Alberto Alessi, sul nome da dare al cavatappi da lui disegnato nel 1994, che ricordava nella sua forma la siluette di una donna”, ha raccontato poi Anna Gili nel suo sito web (oggi è titolare di un affermato studio di design). “Alberto Alessi aveva osservato che la figura iconica assomigliava alla mia persona e, pertanto aveva suggerito la possibilità di chiamarlo Anna Gili. Alessandro, gli rispose che era d’accordo, salvo sentire il mio parere. Appena Alessandro Mendini, finì di parlare, io lo ringraziai e, mi riservai del tempo per pensarci, anche perché una richiesta di questo genere non capita poi tutti i giorni, e perciò avevo bisogno di riflettere. Dover dare il proprio nome ad un cavatappi era una cosa per me insolita. Passato del tempo, dissi ad Alessandro Mendini che essendo io stessa una designer, avrei preferito che la mia persona e il mio lavoro non venissero automaticamente associati al cavatappi della ditta Alessi. Mi sembrava più interessante lasciare il nome Anna ed aggiungere solamente la lettera G, come iniziale del mio cognome Gili. Era una velatura, che dava a mio avviso un elemento di mistero alla figura iconica, da lui disegnata”.
Il tirebouchon di Mendini è subito diventato un oggetto di culto per molti appassionati di vino e collezionisti di oggetti di design. È disponibile in diverse colorazioni, tra cui il rosso, il nero, l’arancione, il verde, il blu e il bianco, per adattarsi ai gusti di tutti, tutte prodotte tra il 1994 e il 2001. È uscita poi l’edizione che ricorda i colori della celeberrima poltrona Proust, una dedicata all’imperatrice Galla Placidia in omaggio ai mosaici di Ravenna, e ne è stata prodotta anche un’edizione speciale, la RED, realizzata per la lotta contro l’AIDS. Era comunque, e voleva essere, un oggetto giocoso, in linea con le più aggiornate tendenze del design. “Siamo negli anni Novanta”, ha spiegato Chiara Alessi, “e uno dei fenomeni principali del design è quello del ludico: si va definendo un linguaggio nel superamento del funzionalismo del bel design della tradizione italiana, e della sua massima form follows function, verso l’idea che l’oggetto debba essere innanzitutto una storia, un’occasione di comunicazione, come l’avrebbe definito Umberto Eco, una rappresentazione alternativa del mondo, dunque form follows fiction, cioè la forma segue la finzione. Gli oggetti, a partire da quell’epoca, sostenuti anche dall’impiego massiccio della plastica nei casalinghi, si riappropriano di una sorta di animismo, pescando quindi in una tradizione molto più antica dello stile moderno italiano che Alessandro Mendini guarda con affetto e interesse. Dare loro la forma di presenze domestiche, di personaggi veri e propri di una storia, addirittura conferire loro dei nomi, contribuisce a farne dei nuovi soggetti, come possessori di una vita propria, che prosegue anche disneyanamente anche lontana dai nostri occhi, e al tempo stesso facendoli apparire più familiari per chi li userà”.
E per dare vita all’oggetto erano bastati solo due piccoli interventi: far diventare la gabbia un vestito, e disegnare occhi, bocca e capelli sull’anello che si gira per far entrare la spirale nel tappo. Così, Anna G è diventata un oggetto di design iconico e di grande utilità. Come detto, oggi Anna G è disponibile in diverse versioni e lo si può acquistare in diversi negozi di design, ma può anche essere acquistato online su siti specializzati. Il sito ufficiale di Alessi, ad esempio, offre una vasta selezione di cavatappi Anna G, tra cui il modello originale e diverse varianti di colore. Anche sulle più comuni piattaforme di e-commerce è possibile trovare il cavatappi Anna G in diverse varianti e ad un prezzo accessibile. In ogni caso, è importante acquistare il cavatappi Anna G solo da rivenditori autorizzati, per essere sicuri di acquistare un prodotto originale e di qualità.
Certo è che dal 1994 Anna G è entrata in migliaia di case. E Anna Gili si domanda: “Ho dato un contribuito, forse in maniera inconsapevole, a quello che alla fine sarebbe diventato questo personaggio enormemente popolare?” Se così fosse, “ne sarei molto felice”, conclude la designer. “Ed è bello sapere che il cavatappi Anna G. si trovi nelle case di tutto il mondo, ed ha probabilmente aperto milioni di bottiglie di vino nelle più attraenti celebrazioni”.