Oggi, 27 gennaio, si celebra la Giornata della Memoria e noi non potevamo non ricordare attraverso l’arte questo giorno incancellabile della storia internazionale. Perché ricordare significa non ripetere gli stessi errori, le stesse atrocità commesse nei confronti di persone innocenti, “colpevoli” di appartenere a una determinata razza o di rappresentare certe differenze di pensiero e di vita.
È importante ricordare e non dimenticare avvenimenti che hanno distrutto le vite e i sogni di intere famiglie, bambini compresi, la cui innocenza si leggeva in quegli occhioni tristi e spenti, senza più alcuna speranza di sopravvivere.
Oggi si celebra il giorno della speranza di tornare a vivere, nonostante la consapevolezza che ciò che i sopravvissuti hanno provato e subito nei campi di concentramento rimarrà impresso per sempre nella loro mente e nelle loro vite. Il 27 gennaio 1945 l’Armata Rossa abbatte i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz e libera i sopravvissuti dallo sterminio nazista. Il 20 luglio 2000 viene istituita la Giornata della Memoria e si introduce il 27 gennaio come data simbolica in ricordo delle vittime della Shoah. Dal 2000 quindi, in occasione di questa data, vengono organizzate in tutta Italia iniziative e incontri per tornare a riflettere su questi terribili fatti, per non dimenticare mai.
Dedicate alla Shoah sono molte opere, spesso realizzate da persone che la hanno personalmente subita.
È il caso di quest’opera: Transport (“Trasporto”) di Roman Halter.
Roman Halter, Transport; 1974-1977; Londra, Imperial War Museum |
Nato nel 1927 a Chodecz, in Polonia, è il più giovane di sette fratelli. Dal 1940 al 1945 viene internato nei campi di concentramento di Auschwitz-Birkenau e di Stuffhof. La sua intera famiglia viene uccisa e degli 800 suoi concittadini ebrei, solo 4 sopravviveranno. Nel 1974 Roman comincia a ricordare attraverso la scrittura e la pittura l’esperienza dell’Olocausto, promessa fatta a suo nonno, morto nel ghetto di Lodz. Alcune delle sue opere pittoriche su tela e su vetro sono esposte all’Imperial War Museum, altre in chiese e sinagoghe britanniche, mentre nel 2007 è stata pubblicata la sua autobiografia, Roman’s Journey. Le facce delle persone trasportate verso la loro morte su carri da bestiame rimarranno sempre nella sua mente e le rappresenterà nei suoi dipinti, come vediamo in Transport, opera realizzata tra il 1974 e il 1977 e conservata all’Imperial War Museum di Londra.
Qui sono raffigurati ebrei trasportati verso i campi di sterminio su vagoni da bestiame, ammassati l’uno sull’altro, in condizioni pessime, inumane, senza acqua né cibo per giorni. Si cerca di fare poco più spazio alle mamme con i loro bimbi in braccio, come quella che si nota in secondo piano sulla destra del dipinto. La mamma ha gli occhi chiusi un po’ per la stanchezza e un po’ per il triste destino che spetterà a lei e al suo bambino, il quale si guarda intorno triste e spaesato. In primo piano, una donna dagli occhi penetranti, dolci e molto belli, quasi somigliante a una Madonna, cerca conforto appoggiandosi teneramente a un uomo, anch’egli dallo sguardo rassegnato.
I toni freddi del dipinto richiamano il senso di rassegnazione, timore, sconforto e freddezza del contesto. Un dipinto che emana una tristezza tangibile.
“ La verità del nostro passato – la storia dell’Olocausto – deve essere raccontata e insegnata, specialmente alle nuove generazioni, per cercare di costruire un futuro migliore di pace e armonia.” Roman Halter si è spento il 30 gennaio 2012, all’età di 84 anni.
L'autrice di questo articolo: Ilaria Baratta
Giornalista, è co-fondatrice di Finestre sull'Arte con Federico Giannini. È nata a Carrara nel 1987 e si è laureata a Pisa. È responsabile della redazione di Finestre sull'Arte.