L'Adorazione dei Pastori è uno dei più interessanti capolavori di El Greco. La sacra famiglia è spostata sulla destra, ma il Bambino e al centro della composizione, evidenziato dal candido velo bianco su cui la Madonna lo ha poggiato: la Vergine, in particolare, sta sollevando il velo per mostrare meglio il figlio ai pastori che arrivano (chi con manifestazione di giubilo, chi invece inginocchiandosi in segno di deferenza), da sinistra, mentre san Giuseppe, con i gesti delle mani, enfatizza la scena.
La scena, ambientata nel buio della capanna, in notturna, si caratterizza per il segno nervoso, quasi violento, tipico di Domenikos Theotokopoulos (questo il vero nome di El Greco), per i colori densi, pastosi e caratterizzati da tinte forti, e per le forme fortemente allungate che sono forse il segno più evidente della visionarietà sognante del pittore nato sull'isola di Creta. La composizione è fortemente debitrice nei confronti della cosiddetta Notte di Correggio, di cui riprende lo schema e l'ambientazione, ma anche di certe Adorazioni dei Bassano. Si tratta di un soggetto che El Greco affrontò diverse volte nel corso della sua carriera (era tra i più richiesti all'epoca), e anche in questo caso si tratta di un'opera realizzata molto probabilmente per la devozione privata.
Le figure non si trovano in primissimo piano, e questo tende a fare dell'Adorazione dei pastori un dipinto piuttosto distaccato, com'è tipico della produzione di El Greco, specialmente di quella degli ultimi anni, ma senza comunque intaccare la spontaneità della scena, sottolineata da movimenti, pose, sguardi, gesti dei personaggi. Lo studioso Walter Liedtke, nella scheda del dipinto sul catalogo del Metropolitan Museum di New York (l'istituto dov'è attualmente conservato), sottolinea che "le figure sono unite in cerchio attorno al figlio di Dio rivelato, con uno spazio lasciato a sinistra per l'osservatore. Il bue e l'agnello legato, così come gli arti allungati e i panneggi, scorrono da una forma all'altra, in ritmi che si uniscono alla luce tremolante e alla pennellata nervosa per accrescere il senso di spiritualità. La frequenza con la quale El Greco tornava su questo soggetto e lo rivisitava riflette non soltanto il gusto spagnolo e la dottrina del tempo ma anche una fede personale".
L'opera, databile al 1605-1610, fino al 1895 figurava nella collezione del duca di Hijar a Madrid, quindi passò a diversi altri collezionisti privati prima di entrare al Met di New York nel 1904, che la acquistò dall'ultimo proprietario, Eugene Glaenzer. Il dipinto ha lasciato per l'ultima volta il Met nel 2007, quando è stato esposto a una mostra sui maestri della pittura europea del Metropolitan allestita a Barcellona.
14 dicembre 2017
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