Dipinta per la chiesa di San Giobbe a Venezia, la Presentazione del Bambino al Tempio, opera di Vittore Carpaccio, fu rimossa dall'edificio di culto nel 1815 e spostata alle Gallerie dell'Accademia dove la si può ancor oggi ammirare. L'artista la dipinse nel 1510, avendo ben presente l'esempio della Pala di San Giobbe di Giovanni Bellini, realizzata per la stessa chiesa circa venticinque anni prima.
Lo schema compositivo è identico (malgrado il tema sia la presentazione al Tempio di Gesù, il pittore opta per un'impostazione che richiama quella di una Sacra Conversazione), ma Carpaccio lo risolve in termini di una più classica monumentalità. Per ottenere questo effetto, rispetto al suo modello Carpaccio elimina la grande volta a botte, abbassa notevolmente il punto di vista e ingrandisce le figure che si dispongono, con le donne a sinistra e gli uomini a destra, tutte alla stessa altezza, davanti all'imponente nicchia in marmo (i marmi, peraltro, sono resi con grande sapienza tecnica). Inoltre, a differenza di Bellini, Carpaccio eleva i protagonisti su un alto gradone, come una specie di palco ai piedi del quale trovano posto i tre angeli musicanti che erano presenti anche in Bellini e che qui assumono l'aria di un'orchestra che diffonde la sua musica nell'ambiente.
Il tutto illuminato da una luce chiara e limpida che mette in evidenza i colori ricchi e delicati degli abiti dei personaggi, tutti contraddistinti da fattezze morbide. Da notare i paramenti liturgici del sacerdote, resi con dovizia di particolari e i cui cangiantismi vengono esaltati dalla luce diffusa.
27 aprile 2017
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