Questo dipinto di Lionello Spada, Enea e Anchise, affronta un soggetto piuttosto frequente nell'arte del Cinque-Seicento in quanto elevato esempio di pietà filiale. E lo fa nello stile tipico di questo artista bolognese che elaborò una maniera che sintetizzava il dramma caravaggesco con la misura carraccesca. Spada infatti, dopo aver studiato presso l'Accademia dei Carracci (in particolare, fu guidato da Ludovico Carracci) si trasferì a Malta e qui scoprì l'arte di Caravaggio.
Il tema del dipinto è tratto dall'Eneide di Virgilio ed è particolarmente noto: l'eroe Enea, in fuga da Troia dopo l'ingresso in città dei soldati achei, chiama a sé la moglie Creusa e il figlio Ascanio e prende sulle proprie spalle il vecchio padre Anchise il quale, a sua volta, tenta di portare in salvo le statuette dei Lari, gli spiriti protettori della casa. Durante la fuga, Enea perderà la moglie. Lionello Spada coglie un momento di grande tensione, ovvero il momento in cui il gruppo si sta preparando alla fuga. Enea si china per prendere il padre su di sé, Creusa si rivolge ad Anchise per affidargli i Lari, e il piccolo Ascanio indica la strada all'eroe. Il drammatismo e i forti effetti di chiaroscuro sono però controbilanciati da personaggi che mantegono saldamente la calma, dai colori chiari, dall'impostazione equilibrata della composizione, dai connotati classici dei protagonisti.
L'opera, dipinta presumibilmente attorno al 1615, anticamente faceva parte delle collezioni del cardinale Richelieu, e dalla raccolta di questi passò poi a quella del re Luigi XIII di Francia. Il dipinto è poi confluito nelle raccolte statali e oggi è conservato al Louvre.
28 novembre 2016
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