Questo mirabile e solenne dipinto di Bartolomeo Montagna, un San Pietro benedicente con donatore, assomma splendidamente molte delle conquiste del Rinascimento, come la prospettiva scientifica e lo studio attento e realistico della figura umana. A questi elementi si aggiunge una resa del paesaggio, riccamente dettagliato (è una veduta urbana, di una città che sorge ai piedi di una collina), che prende le mosse dall'arte di Giovanni Bellini. Tra gli edifici che compongono la città si è voluto identificare il Duomo di Vicenza e l'Arena di Pola: una sorta di "capriccio" che fa da sfondo al protagonista.
San Pietro, al centro esatto della scena, copre, con la sua figura salda e monumentale, la colonna centrale del magnifico e al contempo sobrio portico: il riferimento è chiaramente simbolico. Il donatore (di cui non conosciamo le generalità) appare nell'angolo in basso a destra: le sue proporzioni, nettamente inferiori rispetto a quelle del santo, rimandano all'arte medievale, quando le grandezze dei personaggi nei dipinti religiosi erano assegnate su scala gerarchica (più grandi le figure più importanti, più piccole quelle meno importanti). Il cane che vediamo tra san Pietro e il donatore reca un'iscrizione in latino che recita "ESTO FIDELIS", ovvero "sii fedele".
Il dipinto, proveniente dalla collezione Papafava di Padova, fu acquisito nel 1971 dalle Gallerie dell'Accademia di Venezia, dove si trova tuttora. Il primo studioso ad attribuire senza esitazioni il nome di Bartolomeo Montagna per quest'opera (nome che comunque già circolava) fu Bernard Berenson che formulò il suo giudizio nel 1958. Sono state formulate varie proposte per la datazione: le più accreditate fissano l'opera attorno al 1495.
18 agosto 2016
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