Annunciazione

Autore: Jacopo Chimenti detto l'Empoli
1609
Firenze, Santa Trinita
Immagine

L'Annunciazione di Jacopo Chimenti detto l'Empoli (dalla città di cui era originaria la famiglia) è una delle opere più interessanti del pittore fiorentino e si trova nella chiesa di Santa Trinita a Firenze. La committenza del dipinto si deve a fra' Alessio Strozzi, monaco vallombrosano, che nel 1603 volle rinnovare radicalmente la cappella di famiglia nella chiesa, la Cappella Strozzi appunto, commissionando il rifacimento dell'architettura a Giovanni Caccini e la pala a Jacopo Chimenti, che terminò la sua opere d'arte nel 1609.

Il dipinto dell'Empoli è un tipico esempio di pittura religiosa della Controriforma: le scene dovevano essere di semplice lettura, con pochi particolari ma significativi, e dovevano ispirare sentimenti di pura devozione. Spesso tali scene erano ambientate anche in ambienti che potevano risultare familiari agli osservatori, in modo che si immedesimassero ancora di più nelle scene. Non fa eccezione questa Annunciazione, ambientata nella tranquillità domestica della Madonna, che accoglie l'arcangelo Gabriele inginocchiandosi di fronte a lui. Stava seduta al tavolo a leggere: ha scostato la sedia per potersi inginocchiare e ha poggiato il libro sul tavolo, ancora aperto. Secondo la tradizione, Maria stava leggendo le pagine del profeta Isaia che annunciavano la venuta di Gesù.

I protagonisti hanno fattezze dolci e delicate, sono entrambi bellissimi. L'arcangelo ha una veste larga, che svolazza, tipica della pittura del Seicento fiorentino (e che nelle commissioni più lussuose sarà decorata con stoffe pregiate e ornamenti di vario genere). La sua apparizione, in mezzo alle nubi, sembra quasi anticipare la pittura barocca: l'aria e le nubi saranno una costante della pittura barocca. A terra è poggiato un vaso con gigli e rose, entrambi simboli della Madonna: il giglio allude alla sua purezza, la rosa è invece simbolo di umiltà ma anche di amore ed è da sempre stata associata al culto della vergine Maria. Più in alto, la colomba dello Spirito Santo e, sulla destra, alcuni cherubini (ovvero spiriti angelici rappresentati come teste con ali rosse), che dopo i serafini sono gli angeli più vicini a Dio. Vicino alla sedia, notiamo una cesta di panni, che vuole proiettarci, come si diceva prima, in una dimensione di familiarità.

Con il suo dipinto, Jacopo Chimenti si ispira alla tradizione fiorentina, prendendo come suoi modelli principali Santi di Tito (per esempio nella Annunciazione di Santa Maria Novella), il quale a sua volta si rifaceva alla pittura del Rinascimento maturo di fra' Bartolomeo e Andrea del Sarto, e Alessandro Allori (Annunciazione oggi conservata alla Galleria dell'Accademia di Firenze): da quest'ultimo riprende il particolare della sedia scostata e l'idea dell'apparizione mistica dell'angelo, mentre dal primo ricava il particolare della cesta di panni e lo schema compositivo (anche se con i protagonisti in posizioni invertite), che in Chimenti risulta però attualizzato, aggiornato e più moderno.

Il dipinto di Jacopo Chimenti fu particolarmente apprezzato e fece scuola. Della sua opera esiste una bella copia, datata 1626, eseguita da Baccio Bonetti da Cortona e conservata nella Cappella Sensi a Castiglion Fiorentino.

4 giugno 2014

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