La scala d'oro

Autore: Edward Burne-Jones
1876-1880
Londra, Tate Britain
Immagine

Nel 1880, Edward Burne-Jones, uno dei principali pittori preraffaelliti, presentava alla Grosvenor Gallery di Londra questo suo dipinto intitolato "La scala d'oro" ("The Golden Stairs"). Fu iniziato quattro anni prima, nel 1876, e oggi è conservato alla Tate Britain di Londra.

Questo enigmatico dipinto sarebbe frutto della fantasia di Burne-Jones, in quanto il tema non trova alcun riscontro in fonti letterarie, pertanto le uniche interpretazione plausibili possono essere date in chiave simbolica. E inoltre, Burne-Jones era solito dipingere opere dal sapore, appunto, enigmatico e non facilmente codificabile. "La scala d'oro" non mostra altro che una scalinata a chiocciola, semplice e senza ringhiere, su cui si dispongono diciotto giovani ragazze, abbigliate con vesti candide (ma il bianco è declinato in diverse tonalità) e all'antica, e ognuna di esse porta uno strumento musicale.

Il significato dell'opera è stato molto dibattuto (si potrebbe pensare, per esempio, a una sorta di allegoria dell'armonia), ma è probabile che si tratti semplicemente della rappresentazione di un sogno che il pittore avrebbe fatto. E il suo valore simbolico potrebbe consistere semplicemente nell'evocare un'atmosfera onirica. Uno dei titoli che Burne-Jones aveva scelto, e in seguito scartato, per l'opera (ovvero "Il matrimonio del re") portò alcuni critici a interpretare il soggetto come un'orchestra che ha appena finito di suonare a un matrimonio. Tuttavia, anche secondo tale interpretazione, non si riuscirebbe a comprendere il messaggio simbolico del dipinto: non si può neppure escludere che l'opera risponda alla teoria dell'"arte per l'arte", ovvero non abbia alcun significato intrinseco, che non sia quello di evocare, appunto, un'atmosfera.

Interrogato spesso sul significato simbolico della sua opera, Edward Burne-Jones preferiva lasciare agli osservatori l'interpretazione, dicendo che voleva vedere cosa ognuno trovasse nel suo dipinto.

A livello stilistico, il critico d'arte Frederick George Stephens, uno di quelli maggiormente interessati all'opera, notava una sorta di omaggio a Piero della Francesca, per via del colorismo terso, chiaro e delicato, delle fattezze dei volti delle ragazze, dell'uso del contorno e anche delle pose.

4 maggio 2014

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