Mahmood: “ecco perché ho girato il video al Museo Egizio e qual è il suo significato”


Con un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, Mahmood spiega le ragioni e il significato del suo video al Museo Egizio. E difende Chiara Ferragni dagli attacchi per il suo servizio agli Uffizi.

Una lunga intervista al Corriere della Sera per spiegare il suo rapporto con l’arte e le ragioni del video girato al Museo Egizio di Torino, diretto dal regista Attilio Cusani: è quella che ieri Mahmood alla giornalista Candida Morvillo, e nella quale c’è stato anche spazio per una difesa della criticatissima sortita di Chiara Ferragni agli Uffizi. Il giovane cantante italo-egiziano, vero nome Alessandro Mahmoud, per il videoclip del suo nuovo singolo Dorado, realizzato assieme a Sfera Ebbasta e Feid, ha scelto il museo torinese come set per alcune scene, dove lo si vede ballare a petto nudo nella Galleria dei Re.

Mahmood, scegliendo il Museo Egizio, ha voluto puntare proprio sull’importanza di conoscere e riconoscere la propria cultura e le proprie origini: non era mai stato al Museo Egizio, ha confessato a Candida Morvillo, e ci si è recato in incognito assieme al regista per visitarlo e per capire se poteva essere una sede adatta per il video. “Ho respirato subito un’aria di storia gigantesca, enorme”, ha detto. “Abbiamo avuto l’idea di mettere nella teca non la collana più preziosa, ma la mia collana regalo di battesimo, che ha un ciondolo con la testa di Nefertiti: simboleggia che la vera ricchezza sono le nostre origini, la cultura da cui veniamo”. Il messaggio del video, dice Mahmood, è “quello di un ragazzo nella sua stanza da letto che sogna un mondo ‘dorado’, si ritrova circondato da statue egizie e capisce che l’oro non è nei beni materiali, ma nel patrimonio di cultura che costituisce la nostra origine”.

Il cantante parla anche del rapporto tra i giovani e i musei e prova a dare una risposta sul perché i giovani frequentino poco i musei: “Credo che manchi l’abitudine”, sostiene Mahmood. “Io ho avuto la fortuna di avere una mamma che, fin da piccolissimo, mi ha fatto visitare tutti i più importanti. In Egitto, invece, a otto anni, al Museo del Cairo, rimasi affascinato dagli ori di Tutankhamon, dalla bellezza di tanti manufatti di migliaia di anni fa. Tante volte, crescendo e guardando un’opera, ho sentito una morsa allo stomaco. Sento che fuori, nelle strade, nelle piazze, tutto cambia, ma in quelle sale, in certi quadri o sculture, c’è qualcosa di più grande che resta”.

C’è tempo anche per parlare dell’opera preferita di Mahmood, tutt’altro che scontata: “La morte di Cleopatra dipinta da Jean-André Rixens a metà Ottocento, che sta al museo di Tolosa. C’è Cleopatra, a letto, uccisa dal serpente, fra le servitrici affrante. È un quadro stupendo, l’ho tenuto a lungo come screenshot sul telefonino, ma sono cose che non puoi accontentarti di guardare su un social: dal vivo, hanno un’altra potenza”.

Infine, in conclusione, l’artista, come anticipato, difende il servizio fotografico realizzato da Chiara Ferragni agli Uffizi, oltre alle foto “incriminate” che la ritraggono con la Venere di Botticelli.

Mahmood: “ecco perché ho girato il video al Museo Egizio e qual è il suo significato”
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