Da oggi, a Venezia, l’Appartamento del Doge torna a far parte del percorso espositivo, aperto a tutti i visitatori di Palazzo Ducale, con un nuovo allestimento creato per raccontare l’ultramillenaria storia di quella che è stata una delle figure istituzionali più solide e longeve di Venezia. Di Dogi, la Serenissima ne ha eletti ben 120, dal primo, Paoluccio Anafesto nel 697, fino all’abdicazione di Ludovico Manin, l’ultimo, nel 1797.
L’Appartamento del Doge era il cuore più riservato del Ducale. Racchiudeva spazi di rappresentanza preclusi ai più, riservati a riunioni e udienze ristrette, ed era strategicamente collocato nell’ala del Palazzo compresa tra il rio della Canonica, la Scala d’oro e la Basilica di San Marco. L’ubicazione dell’appartamento rimase più o meno la stessa nei secoli, pur cambiando di consistenza e aspetto durante le numerose ristrutturazioni del palazzo. L’aspetto attuale rinascimentale risale alla fine del secolo XVI. Il nuovo allestimento intende presentare al pubblico di oggi la figura del doge, documentando l’affascinante racconto attraverso un centinaio tra dipinti, sculture, manufatti, mappe e testi manoscritti e a stampa, promissioni e commissioni ducali, medaglie e monete.
Il punto di partenza del percorso che dal 14 luglio sarà a disposizione dei visitatori, è l’elezione del doge: qui sono presentati gli strumenti, il metodo, i simboli dell’elezione a doge, cui si accompagnano alcuni aneddoti, come il più lungo conclave, e le tradizionali cerimonie di incoronazione. A seguire, in Sala Grimani, si affronta il tema della diplomazia e dei rapporti internazionali, essenziali alla salvaguardia e prosperità di Venezia. Nella sala successiva si raccontano alcune tra le più importanti battaglie combattute dai veneziani, prediligendo ancora, come punto di osservazione, la vita del doge: Sebastiano Venier per la battaglia di Lepanto (1571) e Francesco Erizzo per l’inizio della guerra di Candia (Creta), doge tra l’altro cui è dedicata la sala dell’appartamento (Sala Erizzo). Nella Sala degli Stucchi ad essere protagonista del racconto è la famosa cospirazione di Baiamonte Tiepolo, causa dell’istituzione del potentissimo Consiglio dei Dieci, organo nato dalla necessità di prevenire ribellioni e attentati contro lo Stato. La sala seguente presenta la figura del doge come committente e patrono delle arti. Nelle sale successive si esplorano invece gli aspetti più mondani e principeschi della vita del doge: il rapporto con la dogaressa, le feste e le cerimonie che scandivano il calendario della Serenissima. A seguire si affronta il tema degli abiti del doge e della dogaressa nei secoli, abiti che, in modo piuttosto eloquente, danno conto della origine bizantina della istituzione dogale e della trasformazione del doge in “Serenissimo Principe”. Anche la morte del doge, cui è dedicata la sala successiva, sottostà a una rigida etichetta, sempre consapevoli che “Se l’è mort el Doxe, no l’è morta la Signoria”.
Il percorso si chiude con una sala che illustra le vicende degli ultimi dogi e un focus sull’ultimo doge Ludovico Manin, la cui abdicazione nel 1797 corrisponde alla caduta della Repubblica e alla fine della storia della Serenissima. L’ultima delle 12 sale del nuovo percorso tematico del Ducale è dedicata ad attività didattiche e di approfondimento a cura dell’Ufficio Attività Educative.
Quello che apre oggi, sottolinea la presidente della Fondazione Muve Mariacristina Gribaudi, è “un importante progetto di valorizzazione di opere provenienti dal patrimonio civico detenuto dalla Fondazione Muve e in gran parte solitamente non esposto, che raccontano i momenti salienti della storia dell’istituzione dogale. Con precise finalità didattiche, si è dato rilievo alle grandi vicende ma anche ad aneddoti e vicende minori, alla rigida etichetta cerimoniale, ad approfondimenti (anche lessicali) e curiosità, partendo proprio dalle testimonianze materiali in Mostra”.
“Si tratta di storie private e pubbliche, tradizioni, feste e cerimonie che, nell’insieme, presentano il doge in una prospettiva composita e a tratti insolita, sebbene sempre storicamente accreditata, capace di dare conto di una figura a tutto tondo, indissolubilmente legata a Venezia e alla la sua lunga storia”, chiosa il Sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro.
“Il doge, Capo di Stato di origine bizantina con connotazioni militari già nel titolo – doge deriva dal latino dux, comandante militare – a Venezia assurge, nel corso dei secoli, a rappresentante ufficiale agli occhi del mondo della Serenissima”, spiega Chiara Squarcina, responsabile della sede museale “‘Monsignor il doge’, così è appellato negli atti pubblici, è il simbolo e l’incarnazione della potenza veneziana, il protagonista delle solenni cerimonie pubbliche, dei ricevimenti e delle feste. Il suo reale potere, tuttavia, è limitato e controllato dalla aristocrazia mercantile veneziana mentre la sua persona è sotto la costante vigilanza dei consiglieri ducali perché, pur essendo il ‘Serenissimo Principe’, egli è e rimane, a tutti gli effetti, il primo servitore della Repubblica. Con perfetta e franca sintesi, il doge è detto Princeps in solemnitatibus, in curia senator, in urbe captivus, extra urbe reus (principe nelle solennità, senatore in senato, prigioniero in città, colpevole fuori dalla città)”.
Nell’immagine, un passaggio del nuovo allestimento. Foto: Elisa Chesini
Venezia, a Palazzo Ducale torna visitabile l'Appartamento del Doge. Con un nuovo allestimento |