Dopo quasi due decenni in deposito, il grande cavallo romano del I-II secolo d.C. torna ad occupare il centro della Sala della Niobe agli Uffizi di Firenze. L’antica scultura, parte del celebre gruppo dei Niobidi, è stata restaurata e ricollocata nella sala dove è rimasta per un secolo, dai primi del Novecento fino al 2006. Contestualmente, l’ambiente è stato dotato di un nuovo sistema di illuminazione che esalta la magnificenza delle opere e degli elementi architettonici.
Il ritorno del cavallo romano, insieme al nuovo sistema di illuminazione, rinnova il fascino della Sala della Niobe, uno degli spazi più celebri degli Uffizi. “Con il nuovo allestimento della sala della Niobe”, dice il direttore degli Uffizi, Simone Verde, “è come se gli Uffizi avessero acquisito oggi capolavori della pittura, in passato sostanzialmente invisibili, a causa dell’inadeguata illuminazione museale. Inoltre il ritorno del grande cavallo ellenistico in questo spazio dopo quasi venti anni è un nuovo passo in avanti nel progetto della ricomposizione storica delle collezioni del museo. Così una delle più importanti sale di epoca lorenese viene restituita alla sua piena leggibilità e messa in tutto il suo recuperato splendore a disposizione del pubblico”.
Il curatore delle Antichità classiche delle Gallerie degli Uffizi, Fabrizio Paolucci, dichiara: “Questa operazione ha consentito di ricomporre un allestimento statuario famoso nella cultura antiquaria europea del Diciassettesimo e Diciottesimo secolo: i figli di Niobe oggi agli Uffizi sin dalla fine del Sedicesimo secolo erano esposti nel giardino di villa Medici sul Pincio, insieme al cavallo, in omaggio ai versi di Ovidio che descrivono il celeberrimo mito. Fu questa l’immagine divulgata in tutta Europa dalle stampe e dai disegni degli artisti che salivano sul Pincio per ammirare l’antico gruppo marmoreo, vera e propria tappa obbligate del grand tour romano”.
Il grande cavallo marmoreo fu rinvenuto nel Cinquecento alla foce del Tevere e divenne parte della collezione del cardinale Ferdinando I de’ Medici. Esposto originariamente nei giardini di Villa Medici a Roma insieme al gruppo dei Niobidi, giunse a Firenze nel 1770 per volere del Granduca Pietro Leopoldo di Lorena.
Il legame tra il cavallo e il gruppo dei Niobidi si ispira al mito narrato da Ovidio nelle Metamorfosi, che racconta l’uccisione dei figli di Niobe da parte di Apollo e Artemide, scesi dal cielo a cavallo per punire la donna colpevole di hybris, dal momento che la donna si era definita più prolifica di Latona, madre di Apollo e Artemide. Questo mito fu il punto centrale della progettazione della Sala della Niobe, inaugurata nel 1780, con una decorazione neoclassica di rara bellezza e unicità. La potenza evocativa del mito era allora già così forte da far sì che per accogliere questi pezzi leggendari fosse progettata, per volontà dello stesso Granduca, una sala speciale. Questo spazio, frutto di complessi lavori di ristrutturazione e di allestimento del grande ambiente del Terzo Corridoio denominato all’epoca “lo Stanzone”, fu inaugurato, proprio con il nome di “Sala della Niobe”, il 20 febbraio del 1780. Accanto agli architetti Zanobi del Rosso prima e Gaspare Maria Paoletti poi, vi lavorarono Giuseppe del Moro, che realizzò la copertura a cassettoni decorata con rosoni dorati, i fratelli Grato e Giocondo Albertolli per gli stucchi, Tommaso Gherardini per i cammei ed i motivi a grottesca intorno alle finestre, il pittore Filippo Lucci, che dipinse le basi delle statue. Nel 1781 Francesco Carradori plasmò i rilievi in stucco delle 4 lunette della sala, nelle quali troviamo raffigurati, fra gli altri, Apollo e Artemide saettanti; un pregevole innesto neoclassico che, nel percorso della Galleria, resta a tutt’oggi un unicum. Il Cavallo, inizialmente non presente nell’allestimento (benché esposto nel percorso di visita del museo), fu riunito ai Niobidi agli inizi dello scorso secolo.
Nel 2006, il cavallo romano fu rimosso dalla sala per far posto al sarcofago romano detto “Del Generale”, ora trasferito al piano terreno del museo. Da allora, la statua è stata esposta solo in due occasioni: nel 2017 ai Giardini di Boboli per la mostra A cavallo del tempo e nel 2023 alla Fiera di Verona.
Nelle ultime settimane, le restauratrici delle Gallerie degli Uffizi, Sabrina Biondi ed Elena Prandi, hanno eseguito un delicato intervento di pulitura direttamente nella Sala della Niobe, consentendo ai visitatori di assistere alle operazioni in corso. Ora, il cavallo è di nuovo al centro della sala.
“La superficie del cavallo”, spiega Elena Prandi, “si presentava alterata da vecchie patine scurite che impedivano la lettura del marmo, eseguite probabilmente per uniformare la parte antica con le integrazioni rinascimentali. Dopo una prima rimozione del deposito di particellato atmosferico con sistemi a secco, la pulitura con impacchi di carbonato di ammonio su pasta di cellulosa ha reso più evidente la differenza fra il corpo (la parte antica), rispetto al completamento con zampe, coda e parte basale, aggiunte in seguito. Nel corso di questa operazione, sono emerse anche tracce di materiali bruni posizionati nella parte perimetrale inferiore della scultura, dovuti probabilmente al contatto diretto sul terreno in esterno. Il colore e la materia marmorea, dopo questi primi passaggi, hanno iniziato a riemergere, ma macchie disomogenee di colore giallo intenso restavano ancora sulla superficie. É stato quindi necessario ricorrere alla tecnologia laser per attenuare tali cromatismi in modo puntuale. Infine, nella parte inferiore della scultura, sono emersi anche evidenti accumuli di poliestere, di difficile rimozione, derivanti da operazioni di calco del secolo scorso”.
Un innovativo impianto con 90 luci a minimo consumo energetico e altissima resa cromatica illumina ora la Sala della Niobe, evidenziando i colori vibranti dei grandi dipinti di Rubens, Suttermans e Grisoni. Per la prima volta, il cromatismo delle opere viene esaltato in modo diretto, mentre i dettagli del soffitto dorato e degli stucchi acquisiscono una lucentezza inedita.
A completare il rinnovamento, le tende oscuranti sono state rimosse dopo quasi trent’anni dalla loro installazione, e sostituite con pellicole protettive contro i raggi ultravioletti, che permettono alla luce naturale di entrare nella sala e offrendo ai visitatori una vista sul centro storico di Firenze.