Agli Uffizi arriva una generosa donazione di un milione di dollari direttamente dagli Stati Uniti d’America: il dono, che finanzierà il restauro della Sala di Bona in Palazzo Pitti decorata da Bernardino Poccetti (Firenze, 1548 - 1612), arriva da Veronica Atkins, esponente di spicco dell’associazione Friends of the Uffizi, una no-profit consorella dell’italiana Amici degli Uffizi. La mecenate, vedova del cardiologo Robert C. Atkins, e attualmente presidente del consiglio d’amministrazione del Parrish Art Museum di Water Mill (New York) nonché capo della Robert C. and Veronica Atkins Foudnation, oltre che dell’Atkins Young Artist Program, è stata inserita dalla rivista Business Week tra i cinquanta maggiori benefattori d’america, mentre Newsweek l’ha inclusa tra l’All Star Team dei filantropi. Già in passato Veronica Atkins, da sempre appassionata d’arte italiana, aveva garantito elargizioni agli Uffizi, e questa sua ulteriore donazione permette di affrontare il restauro di un’opera da tempo negletta riproponendola all’attenzione del pubblico (l’intervento sarà affidato all’Opificio delle Pietre Dure).
La Sala di Bona, una delle più antiche negli ambienti storici dell’intero complesso di Palazzo Pitti (che com’è noto adesso fa parte del sistema museale degli Uffizi), aveva probabilmente la funzione di anticamera, ovvero di stanza dove si sostava in attesa di essere presentati al Granduca. Questo spazio solenne fu completato intorno al 1590, ma si attese fino al 1607 (anno della presa della città di Bona in Tunisia da parte dei Cavalieri di Santo Stefano) prima di iniziare la decorazione delle pareti e della volta con la rappresentazione delle Vittorie di Ferdinando I de’ Medici contro i Turchi e, appunto, la Conquista della città di Bona che dà il nome alla sala. L’autore del ciclo di pitture murali che ne riveste tutte le superfici architettoniche è, come anticipato, il pittore fiorentino Bernardino Poccetti, allievo di Michele di Ridolfo del Ghirlandaio, che insieme ai suoi collaboratori concluse l’opera presumibilmente prima delle nozze di Cosimo II e Maria Maddalena d’Austria, celebrate nell’ottobre 1608. Ideatore del programma iconografico fu Benedetto Buonmattei, sacerdote e accademico della Crusca. Attualmente, le pitture sono annebbiate e alterate da uno spesso strato di fissativo di restauro, ingiallitosi e scuritosi nel tempo, che fa virare l’originaria gamma cromatica in toni bruni. Certamente non era questa la palette tipica di Poccetti, e il restauro intende in primo luogo far rivivere le tinte più chiare e brillanti utilizzate dall’artista. Con questo importante intervento verranno risolti inoltre altri fenomeni di degrado, tra i quali l’esfoliazione del colore nelle campiture della volta e diffusi fenomeni di distacco degli intonaci, tutelando uno dei più interessanti esempi della storia dell’arte del primo Seicento fiorentino, e della storia della committenza dei Medici.
“Questi episodi di rara generosità”, commenta il direttore degli Uffizi, Eike D. Schmidt, “segnano una svolta non solo nella storia delle Gallerie degli Uffizi, ma anche della città. Molti fiorentini non conoscono la Sala di Bona, un vero gioiello incastonato tra gli ambienti di Palazzo Pitti, perché le condizioni attuali non permettono di ammirare appieno le scene raffigurate sulle pareti. Grazie a questa donazione e ai restauri che l’Opificio delle Pietre Dure – un’eccellenza fiorentina nel campo - potrà finalmente intraprendere, tutti potranno apprezzare non solo la grandezza di un pittore come Bernardino Poccetti, ma anche conoscere episodi fondamentali della storia medicea. Questo esempio interessantissimo della pittura di primo Seicento torna ora a rivivere grazie alla generosità di una donatrice straniera, a riprova che l’arte è patrimonio universale, che le Gallerie degli Uffizi sono custodi di un immenso tesoro, e che ad ogni latitudine si sente il richiamo a proteggerlo”.
“Tra i Friends of the Uffizi”, dichiara invece Maria Vittoria Colonna Rimbotti, presidente degli Amici degli Uffizi e dei Friends of the Uffizi, “la signora Veronica Atkins rappresenta per me l’esempio più emblematico e virtuoso del vero mecenatismo, nato da noi nel Rinascimento, ma molto più sentito negli Usa. Forse è merito della lunga pratica della defiscalizzazione applicata in America, che ha svolto una funzione educativa e di sensibilizzazione: di fatto devo riconoscere che i donatori e sostenitori americani sono molto attenti e interessati al valore artistico dei restauri, piuttosto che al ritorno dell’immagine pubblicitaria”.
Nella foto: la Sala di Bona e Veronica Atkins.
Uffizi, la mecenate Veronica Atkins dona un milione di dollari per il restauro degli affreschi di Poccetti |