Agli Uffizi arrivano tre nuove importanti acquisizione per le raccolte dell’Ottocento. Il museo di Firenze si è infatti assicurato due opere di Francesco Hayez (Venezia, 1791 – Milano, 1882), ovvero un Nudo accademico in atto di disegnare e la Barca con i Greci fuggitivi dalla strage di Scio (un lavoro inedito, quest’ultimo, di straordinaria qualità) e una di Giuseppe Bezzuoli (Firenze, 1784 – 1855), il Ritratto di Lorenzo Bartolini. Le tre opere andranno a rimpinguare il percorso della Galleria Moderna di Palazzo Pitti.
Le due opere di Hayez costituiscono un importante incremento per le collezioni del museo, dopo il recente acquisto del Ritratto del Conte Arese in carcere (1828). Così in pochi mesi gli Uffizi hanno raddoppiato (da tre a sei dipinti) il numero delle opere dell’artista, ritenuto a tutti gli effetti uno dei maggiori pittori dell’Ottocento italiano ed europeo. Il nudo accademico in atto di disegnare, che reca la firma dell’artista in basso a sinistra, unisce in una sola figura i due ruoli costitutivi della seduta accademica, ovvero quello di posare nudo e quello di disegnare il corpo umano. L’opera, eseguita dall’artista nel suo periodo romano (1809-1817) si accosta a uno studio virile del 1812 che rappresenta forse lo stesso modello.
Il dipinto di Hayez raffigurante la Barca con i Greci fuggitivi dalla strage di Scio si ispira invece ad un evento realmente accaduto: il massacro di massa da parte dell’esercito ottomano della popolazione greca di Parga sull’isola di Chio (anticamente Scio) il 12 aprile 1822, e la conseguente fuga per mare dei superstiti greci. L’episodio aveva suscitato al tempo un notevole impatto emotivo nell’occidente europeo dando origine ad un genere pittorico e letterario chiamato “filoellenismo”, che celebrava la lotta del popolo greco contro gli invasori ottomani. Il tema era particolarmente caro anche ad Hayez, che realizzò una serie di dipinti di questo soggetto (particolarmente famoso quello con i Profughi di Parga che è oggi conservato alla Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia), poiché attraverso di esso poteva esprimere con grande forza sentimentale l’amor di patria che avrebbe dovuto ispirare il Risorgimento italiano. La Barca con i Greci fuggitivi dalla strage di Sciò invece è stata mandata a Torino immediatamente dopo l’acquisto, dove sarà visibile nella mostra Hayez e l’officina del pittore romantico alla Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea fino al 1 aprile 2024. Il Nudo farà invece subito parte del percorso espositivo della Galleria d’Arte Moderna.
Il ritratto di Bezzuoli, che ugualmente entrerà subito in collezione, venne presentato dall’artista all’esposizione annuale di pittura della Regia Accademia di Belle Arti di Firenze (1825), e raffigura uno dei più celebri scultori dell’Ottocento italiano, Lorenzo Bartolini (Savignano, 1777 – Firenze, 1850), coetaneo ed amico del pittore, di cui la Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti possiede alcuni capolavori. Bartolini è rappresentato in piedi, in abiti cinquecenteschi, mentre osserva l’effetto di una statua che è intento a scolpire; con una mano regge lo scalpello mentre con l’altra si appoggia a una tavola su cui è posato il mazzuolo.
La frequentazione di Bezzuoli e Bartolini risaliva agli anni della loro giovinezza, quando entrambi erano allievi del pittore neoclassico Jean-Baptiste Desmarais (Parigi, 1756 – Carrara, 1813). Il loro legame si era poi rafforzato nel tempo, grazie all’intesa tra i due nel modo di concepire l’arte. La tela, dunque, oltre ad essere un notevole esempio della ritrattistica di Giuseppe Bezzuoli, genere nel quale il pittore eccelleva, offre anche una preziosa testimonianza del legame umano ed intellettuale tra due dei maggiori artisti italiani del tempo.
“Questi tre acquisti”, commenta il direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, “rafforzano ulteriormente la sezione dedicata al Romanticismo italiano della Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti, che negli ultimi anni è stata accresciuta in maniera notevole. Il ritratto di Bartolini dipinto da Bezzuoli è come un commento visivo al sodalizio intellettuale e artistico tra i due, che segna un capitolo fondamentale nella storia dell’arte in Italia. Di Hayez, lo studio del disegnatore anatomico che a sua volta è nudo e in una posa che ricorda una statua antica, rivela un lato autoironico del pittor. Infine, il quadro raffigurante la Barca con i greci fuggitivi dalla strage di Sciò è un gioiello che incarna sì una voga del tempo, il filoellenismo che investì ogni campo della cultura, ma si inserisce anche nella tematica cara alla pittura dell’Ottocento, dei superstiti e profughi sul mare. Questo filone conta tra i suoi maggiori esempi La zattera della Medusa di Theodore Géricault (1818-19) e L’ultimo sguardo all’Inghilterra di Ford Madox Brown (1855). Unendo il soggetto della famosa tela monumentale Il massacro di Sciò (1824) di Eugène Delacroix, con la tematica marittima del capolavoro di Géricault, Hayez gareggia con i due quadri di storia francesi più famosi del periodo. Al contempo, l’atroce attacco a sorpresa sferrato agli abitanti dell’isola di Sciò da parte dell’esercito ottomano il Venerdì Santo del 1822, con l’indiscriminato assassinio di decine di migliaia di donne, bambini, civili, è purtroppo di nuovo di agghiacciante e dolorosa attualità, e ci fa vedere, in ogni tempo, la crudeltà della guerra, la disumanità di ogni atto di terrorismo”.