Torino, i Musei Reali riallestiscono la raccolta del principe Eugenio di Savoia Soissons


I Musei Reali di Torino proseguono il loro lavoro di riorganizzazione delle preziose collezioni di arte antica: il secondo piano della Galleria Sabauda sarà accessibile al pubblico a partire da sabato 11 maggio 2024 con la presentazione del nuovo allestimento della rinomata raccolta del principe Eugenio di Savoia Soissons.

I Musei Reali di Torino proseguono il loro lavoro di riorganizzazione delle preziose collezioni di arte antica, e dopo il recente allestimento della collezione Gualino e della pittura del Settecento, il secondo piano della Galleria Sabauda sarà accessibile al pubblico a partire da sabato 11 maggio 2024, con la presentazione del nuovo allestimento della rinomata raccolta del principe Eugenio di Savoia Soissons. Questa collezione, dedicata a uno dei protagonisti degli eventi europei tra il Seicento e il Settecento, include capolavori dei maestri primitivi nordici, opere della pittura fiamminga e olandese del Seicento acquisite dai Savoia nel corso dei secoli XVII-XIX, e opere delle scuole italiane del Seicento, con particolare attenzione a quelle realizzate da pittrici tra il Cinquecento e il Seicento. Il finanziamento per questo intervento sulle collezioni è stato completamente assicurato dal Ministero della Cultura nell’ambito del programma triennale 2022-2024, il quale è stato reso possibile grazie alla legge di bilancio del 2022 (L. 30 dicembre 2021, n. 234), che ha incrementato il fondo per la tutela del patrimonio culturale, come stabilito dall’articolo 1, commi 9 e 10, della legge di stabilità 2015 (L. 23 dicembre 2014, n. 190).

Seguendo le precedenti scelte museografiche per lo stesso percorso espositivo, il nuovo allestimento, curato da Annamaria Bava e Sofia Villano, e progettato da Loredana Iacopino architettura, presenta oltre 180 opere. Alcune di queste opere, rimaste per anni nelle collezioni di riserva, sono ora esposte su più livelli lungo le pareti e anche nel corridoio centrale, arricchendo significativamente l’esperienza del visitatore.

La Galleria Sabauda, parte dei Musei Reali, ospita una delle più importanti collezioni di pittura fiamminga e olandese in Italia per estensione cronologica e varietà di generi. Questa collezione si è sviluppata nel tempo grazie all’attenzione costante dei Savoia verso il Nord Europa. Fin dal Quattrocento, il ducato sabaudo ha arricchito le sue raccolte con opere di artisti nordici, molti dei quali attivi anche presso la Corte sabauda. Gli inventari del Seicento indicano una considerevole presenza di opere fiamminghe di ogni genere, precedendo gli acquisti effettuati da Carlo Emanuele III a Venezia e l’arrivo a Torino, nel 1741, della straordinaria collezione viennese del principe Eugenio.

A metà del Settecento, la quadreria dei Savoia poteva vantare “una vasta collezione dei maestri Fiamminghi” poiché il re di Sardegna possedeva “molti dipinti preziosi”, come ricordato dall’incisore Charles-Nicolas Cochin, custode dei disegni del re di Francia. Ulteriori aggiunte sono state registrate a partire dal 1832, quando la Reale Galleria è stata aperta al pubblico per volere di Carlo Alberto di Savoia Carignano.

Il percorso espositivo inizia con due sale dedicate alla pittura fiamminga dei secoli XV e XVI, illustrando il suo sviluppo nel corso di due secoli, dall’influenza dei grandi maestri del Quattrocento fino al sofisticato linguaggio del Manierismo internazionale del tardo Cinquecento. La selezione dei Primitivi fiamminghi include opere di grande rilevanza storica, come la celebre tavoletta di eccezionale qualità di Jan van Eyck raffigurante Le stigmate di san Francesco, i due pannelli di Rogier van der Weyden con Un devoto in preghiera e La Visitazione, e la Madonna con il Bambino attribuita a un seguace di Petrus Christus. Il percorso include inoltre la magnifica tavola di Hans Memling con Scene della passione di Cristo e il Giudizio Universale di Bartholomeus Spranger, eseguito su rame verso il 1570-1571 per papa Pio V, che rielabora un trittico del Beato Angelico.

La collezione del principe Eugenio di Savoia Soissons, Galleria Sabauda, Musei Reali di Torino. Foto: Daniele Bottallo / DB Studio Agency per i Musei Reali di Torino
La collezione del principe Eugenio di Savoia Soissons, Galleria Sabauda, Musei Reali di Torino. Foto: Daniele Bottallo / DB Studio Agency per i Musei Reali di Torino
La collezione del principe Eugenio di Savoia Soissons, Galleria Sabauda, Musei Reali di Torino. Foto: Daniele Bottallo / DB Studio Agency per i Musei Reali di Torino
La collezione del principe Eugenio di Savoia Soissons, Galleria Sabauda, Musei Reali di Torino. Foto: Daniele Bottallo / DB Studio Agency per i Musei Reali di Torino
La collezione del principe Eugenio di Savoia Soissons, Galleria Sabauda, Musei Reali di Torino. Foto: Daniele Bottallo / DB Studio Agency per i Musei Reali di Torino
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La collezione del principe Eugenio di Savoia Soissons, Galleria Sabauda, Musei Reali di Torino. Foto: Daniele Bottallo / DB Studio Agency per i Musei Reali di Torino

Dal Palazzo Durazzo di Genova, acquisito nel 1824 da Carlo Felice di Savoia insieme ai suoi complementi d’arredo, giungono due opere di rilevanza: una grande tavola raffigurante l’Adorazione dei Magi, realizzata dal maestro fiammingo che prende il nome da quest’opera, e una tavola dipinta su entrambi i lati da Bernard van Orley, pittore di corte di Margherita d’Austria, governatrice dei Paesi Bassi spagnoli. Due trittici dalla tipologia simile sono dedicati alla Crocifissione, uno dei quali è considerato tra le opere più raffinate del cosiddetto Maestro delle Mezze figure femminili: sotto questa denominazione convenzionale si celano opere di diversi artisti, operanti probabilmente presso una stessa bottega nella prima metà del Cinquecento, presumibilmente ad Anversa. Tra i temi ricorrenti vi è la rappresentazione di eleganti dame, spesso ritratte mentre leggono o suonano strumenti musicali, come nel caso della tavola raffigurante la Suonatrice di liuto.

La ritrattistica nordica del Cinquecento è rappresentata da tre opere molto diverse: il Ritratto del cardinale Robert de Lénoncourt di Corneille de Lyon, pittore olandese di nascita ma lionese di adozione; il vigoroso Ritratto di un uomo con una lettera, attribuito a Dirck Jacobsz; e il Ritratto di un guerriero attribuito ad Hendrick Goltzius, un’opera di notevole qualità che sembra richiamare i capolavori di Giorgione realizzati a Venezia nei primi anni del Cinquecento.

Un esempio interessante di pittura di genere è lo Studio di un avvocato, mentre il sofisticato gusto del tardo manierismo internazionale, diffuso nelle corti italiane ed europee, è evidenziato nella tela del fiammingo Lucas de Heere, che ritrae in modo suggestivo il raro tema dell’Allegoria delle Arti liberali in tempo di guerra.

La prima parte del corridoio centrale è dedicata a una selezione di nature morte italiane e fiamminghe del Seicento e del Settecento, che sono giunte in varie occasioni nelle collezioni torinesi a partire dal primo XVII secolo. Questo spazio offre un’opportunità per apprezzare la diffusione e il successo che questo genere artistico ha incontrato sin dalle sue origini anche presso le più importanti Corti internazionali. Attraverso il varco del portale di colore grigio scuro, che separa in modo simmetrico la Collezione Gualino dal nucleo dedicato al principe Eugenio, i visitatori entrano in contatto con il periodo storico e con il gusto estetico di Eugenio di Savoia Soissons (Parigi, 1663 – Vienna, 1736). Egli fu un brillante stratega e comandante in capo dell’esercito asburgico, divenuto celebre per aver fermato l’avanzata dei Turchi in Europa. Le dieci grandi battaglie, dipinte da Jan van Huchtenburg, ritraggono alcuni dei momenti cruciali delle sue campagne militari, dalla Battaglia di Zenta (1697) a quella di Torino nel 1706, durante la quale si distinse al fianco del cugino Vittorio Amedeo II contro l’assedio francese della città, fino alle Battaglie di Petervaradino (1716) e di Belgrado (1717).

Eugenio di Savoia, oltre che un abile stratega, era anche un intellettuale raffinato e colto, il cui patrimonio artistico era ospitato principalmente nei suoi palazzi viennesi, come il Palazzo di Città e la sontuosa residenza extraurbana del Belvedere. Le incisioni della serie “Residences memorables de l’incomparable heros de nôtre siècle”, realizzate su disegni di Salomon Kleiner e pubblicate tra il 1731 e il 1740, immortalano la bellezza di queste dimore e il loro ricco allestimento. Dopo la morte di Eugenio nel 1736, il suo patrimonio passò alla nipote Vittoria di Savoia Soissons, che mise in vendita la straordinaria collezione. Grazie all’azione diplomatica del conte Luigi Malabaila, ambasciatore sabaudo a Vienna, Carlo Emanuele III di Savoia riuscì ad acquistare la quadreria, che comprendeva opere dei più illustri maestri del classicismo seicentesco come Nicolas Poussin, Guido Reni e Francesco Albani, oltre a una notevole selezione di pittura fiamminga e olandese con capolavori di Antoon van Dyck e opere di artisti come Jan Brueghel il Vecchio, Paul Bril, Gerrit Dou, Jan Griffier, Paulus Potter e David Teniers.

La collezione straordinaria di pittura del principe Eugenio, raccolta grazie a una vasta rete di contatti in Italia e in Europa, era esposta nelle sue dimore secondo precisi criteri estetici, decorando gli ambienti di rappresentanza, le gallerie e i cabinet. L’attuale disposizione delle opere nelle sale della Galleria Sabauda tiene conto delle scelte di arredamento e delle testimonianze visive lasciate dalle incisioni di Salomon Kleiner, che raffigurano vari ambienti ornati con numerosi dipinti successivamente trasferiti a Torino. Le pareti rivestite di tappezzeria in velluto e boiserie dorata dello Stadtpalais di Vienna, ad esempio, erano adornate da dipinti prevalentemente a tema storico e religioso, tra cui opere di Nicolas Poussin, Guido Reni e Antoon van Dyck. Al Belvedere Superiore, invece, si potevano ammirare opere della tradizione figurativa emiliana tardo manierista e della pittura bolognese classicista, oltre a dipinti di scuola veneta e fiamminga, tra cui opere di Pietro Vecchia, Guido Reni e Antoon van Dyck.

Jan van Eyck, Le stigmate di san Francesco (1430 circa; olio su tavola; Torino, Musei Reali, Galleria Sabauda)
Jan van Eyck, Le stigmate di san Francesco (1430 circa; olio su tavola; Torino, Musei Reali, Galleria Sabauda)
Rogier van der Weyden, La Visitazione (1430 – 1440; olio su tavola; Torino, Musei Reali, Galleria Sabauda)
Rogier van der Weyden, La Visitazione (1430 – 1440; olio su tavola; Torino, Musei Reali, Galleria Sabauda)
Hans Memling, Seligenstadt, La Passione di Cristo (1470 – 1471; olio su tavola; Torino, Musei Reali, Galleria Sabauda)
Hans Memling, Seligenstadt, La Passione di Cristo (1470 – 1471; olio su tavola; Torino, Musei Reali, Galleria Sabauda)
Maestro delle mezze figure femminili, La suonatrice di liuto (1540 circa; olio su tavola; Torino, Musei Reali, Galleria Sabauda)
Maestro delle mezze figure femminili, La suonatrice di liuto (1540 circa; olio su tavola; Torino, Musei Reali, Galleria Sabauda)
Lucas de Heere, Le arti liberali in tempo di guerra (1566 – 1567; olio su tela; Torino, Musei Reali, Galleria Sabauda)
Lucas de Heere, Le arti liberali in tempo di guerra (1566 – 1567; olio su tela; Torino, Musei Reali, Galleria Sabauda)
Jacob van Schuppen, Il principe Eugenio di Savoia-Soissons (ante 1721; olio su tela; Torino, Musei Reali, Galleria Sabauda)
Jacob van Schuppen, Il principe Eugenio di Savoia-Soissons (ante 1721; olio su tela; Torino, Musei Reali, Galleria Sabauda)
Antoon van Dyck e bottega, Amarilli e Mirtillo (1631 – 1632; olio su tela; Torino, Musei Reali, Galleria Sabauda)
Antoon van Dyck e bottega, Amarilli e Mirtillo (1631 – 1632; olio su tela; Torino, Musei Reali, Galleria Sabauda)
Gerrit Dou, Giovane olandese alla finestra (1662; olio su tavola; Torino, Musei Reali, Galleria Sabauda)
Gerrit Dou, Giovane olandese alla finestra (1662; olio su tavola; Torino, Musei Reali, Galleria Sabauda)
Jan Griffier, Scena di caccia con veduta della residenza e dei giardini di Kensington Palace (1690 – 1695 circa; olio su rame; Torino, Musei Reali, Galleria Sabauda)
Jan Griffier, Scena di caccia con veduta della residenza e dei giardini di Kensington Palace (1690 – 1695 circa; olio su rame; Torino, Musei Reali, Galleria Sabauda)
Rembrandt Harmenszoon van Rijn, Vecchio dormiente (1629; olio su tavola; Torino, Musei Reali, Galleria Sabauda)
Rembrandt Harmenszoon van Rijn, Vecchio dormiente (1629; olio su tavola; Torino, Musei Reali, Galleria Sabauda)
Jan Brueghel il Giovane, La vanità della vita umana (1631; olio su tavola; Torino, Musei Reali, Galleria Sabauda)
Jan Brueghel il Giovane, La vanità della vita umana (1631; olio su tavola; Torino, Musei Reali, Galleria Sabauda)

Gran parte delle collezioni fiamminghe e olandesi del Seicento appartenenti al principe Eugenio erano custodite nel gabinetto dei dipinti del Belvedere Superiore di Vienna, uno spazio notevole che suscitava grande interesse tra i viaggiatori dell’epoca. Situato tra la sua camera da letto privata e la biblioteca, questo cabinet era arredato secondo gli standard dell’epoca, con le opere disposte in modo simmetrico a coprire completamente le pareti. Sopra un rivestimento di damasco blu erano appesi novantotto dipinti di piccole dimensioni, incorniciati in legno dorato finemente intagliato, il cui restauro è stato conservato fino ai giorni nostri. Tra le opere esposte nel cabinet vi erano dipinti di David Teniers II, quattro dei quali sono attualmente in mostra, apprezzati dal principe per il loro realismo vivace e la minuziosa descrizione delle scene di genere e degli interni delle taverne. Inoltre, c’era una significativa raccolta di opere del gruppo dei Fijnschilder, noti come “pittori raffinati” di Leida, caratterizzati dalla loro attenzione ai dettagli e dalla ricchezza cromatica. Tra queste opere esposte nella Galleria Sabauda troviamo composizioni di Gerrit Dou e del suo allievo Frans van Mieris, di Godfried Schalken e di Caspar Netscher. Di particolare interesse è il dipinto di Dou, La ragazza alla finestra, che, oltre alla straordinaria maestria tecnica, suggerisce un delicato equilibrio tra sensualità e innocenza, riflettendo nei dettagli della scena.

Un altro artista molto apprezzato dal principe Eugenio e dai collezionisti europei fu Jan Griffier, pittore attivo nei Paesi Bassi e in Inghilterra. I suoi paesaggi erano esposti nel Belvedere Inferiore di Vienna, la residenza estiva preferita dal principe. La Galleria Sabauda presenta tredici opere provenienti dalla sua collezione, una delle più significative in Italia per quantità e qualità, paragonabile solo a quella della Gemäldegalerie Alte Meister di Dresda. Griffier si distingueva per la sua abilità nella rappresentazione di vedute che combinavano la precisione topografica delle città con la suggestione artistica dei paesaggi montani e fluviali, arricchiti da dettagli della vita quotidiana, come nel caso dell’opera Inverno, considerata uno dei suoi capolavori.

Il nuovo allestimento del secondo piano della Pinacoteca presenta anche opere acquisite da Carlo Emanuele III nel 1737, in concomitanza con le trattative per l’acquisizione della collezione del principe Eugenio. Si tratta della collezione personale di Giovanni Battista Bodissoni, residente a Venezia e discendente di una nobile famiglia originaria di Bruxelles. Per valutare la qualità e lo stato delle opere, Carlo Emanuele III inviò Claudio Francesco Beaumont, primo pittore di corte, a Venezia. Le collezioni sabaude si arricchirono ulteriormente con un notevole numero di opere olandesi e fiamminghe, che includono ritratti, nature morte, scene di genere, dipinti sacri, paesaggi e interni, documentando lo stile e i temi della cultura artistica del Nord Europa tra il XVI e il XVII secolo.

Un’altra sezione evidenzia il profondo interesse dei Savoia per la pittura olandese e fiamminga dal Seicento all’Ottocento. In primo piano troviamo il Vecchio dormiente di Rembrandt van Rijn, un notevole capolavoro giovanile del maestro, acquistato nel 1866 e uno dei pochi dipinti autografi dell’artista olandese presenti nei musei pubblici italiani. Accanto ad esso, ci sono due repliche di autoritratti dell’artista di buona qualità stilistica. La sezione include anche ritratti di membri della nobiltà e dell’alta borghesia realizzati da pittori legati alla scuola di Rubens e Van Dyck, come Jacob Jordaens, Cornelis de Vos e Jan Cornelisz van Loenen, oltre a noti ritrattisti di Amsterdam e Leida come Nicolaes Eliasz Pickenoy e Joris van Schooten.

Tra le opere di significato allegorico e morale, troviamo una raffinata composizione su Festa in una sala da ballo, che mette in guardia sui pericoli del corteggiamento, attribuita a una collaborazione tra Frans Francken il Giovane e Paul Vredeman de Vries. Altri esempi includono La vanità della vita umana di Jan Brueghel il Giovane, che riflette sulla fugacità della fama e della ricchezza terrena, e l’Interno con natura morta e animali di Peeter Gijsels, che combina gusto decorativo con un’attenzione realistica ai dettagli. La pittura di paesaggio è rappresentata da opere di artisti come Roelant Savery, Gottfried Wals e Cornelis van Poelenburgh, mentre il genere della natura morta è esemplificato dalla tavola imbandita di Peter Binoit, caratterizzata da una raffinata eleganza e una delicata poesia. Tra i soggetti sacri, spiccano la Madonna delle rose, dipinta a quattro mani da Hendrick van Balen il Vecchio e Jan Brueghel il Giovane, e il Pentimento di san Pietro di Gerard Seghers.

Giovanni Benedetto Castiglione, detto il Grechetto, Baccanale (1645 – 1664 circa; olio su tela; Torino, Musei Reali, Galleria Sabauda)
Giovanni Benedetto Castiglione, detto il Grechetto, Baccanale (1645 – 1664 circa; olio su tela; Torino, Musei Reali, Galleria Sabauda)
Antoon Van Dyck, Sacra Famiglia (1623 – 1624 circa; olio su tela; Torino, Musei Reali, Galleria Sabauda)
Antoon Van Dyck, Sacra Famiglia (1623 – 1624 circa; olio su tela; Torino, Musei Reali, Galleria Sabauda)
Giovanni Antonio Burrini, Bacco e Arianna (1670 – 1690 circa; olio su tela; Torino, Musei Reali, Galleria Sabauda)
Giovanni Antonio Burrini, Bacco e Arianna (1670 – 1690 circa; olio su tela; Torino, Musei Reali, Galleria Sabauda)
Francesco Cairo, Mosè salvato dalle acque (1645 circa; olio su tela; Torino, Musei Reali, Galleria Sabauda)
Francesco Cairo, Mosè salvato dalle acque (1645 circa; olio su tela; Torino, Musei Reali, Galleria Sabauda)
Andrea Pozzo, Cattura di Cristo (1672 – 1673; olio su tela; Torino, Musei Reali, Galleria Sabauda)
Andrea Pozzo, Cattura di Cristo (1672 – 1673; olio su tela; Torino, Musei Reali, Galleria Sabauda)
Giovanna Garzoni, Ritratto di Carlo Emanuele I di Savoia (1632 – 1637; tempera su pergamena; Torino, Musei Reali, Galleria Sabauda)
Giovanna Garzoni, Ritratto di Carlo Emanuele I di Savoia (1632 – 1637; tempera su pergamena; Torino, Musei Reali, Galleria Sabauda)
Fede Galizia, Giuditta con la testa di Oloferna (1605 – 1610 circa; olio su tela; Torino, Musei Reali, Galleria Sabauda)
Fede Galizia, Giuditta con la testa di Oloferna (1605 – 1610 circa; olio su tela; Torino, Musei Reali, Galleria Sabauda)
Orsola Maddalena Caccia, Santa Cecilia che suona l’organo e angeli musicanti (1620 – 1630 circa; olio su tela; Torino, Musei Reali, Galleria Sabauda)
Orsola Maddalena Caccia, Santa Cecilia che suona l’organo e angeli musicanti (1620 – 1630 circa; olio su tela; Torino, Musei Reali, Galleria Sabauda)

Uscendo dalle sale dedicate alla pittura nordica, il percorso prosegue con le opere delle scuole italiane del Seicento, mostrando le scelte collezionistiche dei duchi sabaudi e i successivi arricchimenti ottocenteschi. Il Barocco genovese è rappresentato dall’opulenza cromatica del Baccanale di Giovanni Benedetto Castiglione, dai ritratti di Bernardo Strozzi e Jan Roos, e dalla Sacra famiglia di quest’ultimo, che testimonia il suo soggiorno a Genova. La scena artistica romana è illustrata dalla Madonna della rosa di Giovanni Battista Salvi detto il Sassoferrato e dipinti di cultura marattesca. Esempi significativi del classicismo romano della seconda metà del Seicento includono le tele tratte dall’Eneide di Giovanni Ghisolfi e i paesaggi con cascate di Gaspard Dughet. Infine, la pittura bolognese è rappresentata da Bacco e Arianna di Giovanni Antonio Burrini, acquisita nel 2022 dal Ministero della Cultura per le collezioni dei Musei Reali.

La sala successiva del percorso museale si focalizza sulla cultura artistica del ducato sabaudo nel Seicento, un periodo caratterizzato da un importante rinnovamento guidato da alcuni dei principali protagonisti della scena artistica piemontese. Negli anni Trenta e Quaranta del secolo, il duca Vittorio Amedeo I nominò Francesco Cairo pittore di corte, una figura emblematica del Barocco lombardo, noto per opere come il Ritrovamento di Mosè da parte della figlia del faraone, dove la Madama Reale Cristina di Francia è riconoscibile nel volto della principessa. Poco dopo, nei primi anni Cinquanta, arrivò a Torino il pittore lorenese Charles Dauphin, che ottenne grande successo nelle commissioni dei Savoia e dei principi di Carignano, contribuendo a uno spiccato sviluppo barocco nell’arte locale, in linea con le tendenze parigine. Nel 1658, il fiammingo Jan Miel, dopo un lungo periodo a Roma, si trasferì a Torino al servizio di Carlo Emanuele II, influenzando le decorazioni di Palazzo Reale e della Reggia di Venaria e introducendo la cultura accademica romana. Alla fine del secolo, Daniel Seiter, di origine viennese, lavorò per Vittorio Amedeo II, contribuendo al rinnovamento degli appartamenti reali e dipingendo gli affreschi della galleria, ancora visibili oggi. Inoltre, Andrea Pozzo, rinomato pittore e architetto europeo, negli anni ’60 e ’70 operò in Piemonte, realizzando pale d’altare e cicli di affreschi per le chiese gesuite di Torino e Mondovì.

La sala finale del nuovo allestimento si concentra sulla pittura femminile tra Cinquecento e Seicento, un periodo in cui le artiste rivestirono un ruolo significativo ma spesso trascurato. Tra le opere esposte vi sono il Ritratto dell’Infanta Isabella Clara Eugenia di Sofonisba Anguissola, artista al servizio del re di Spagna Filippo II, il Ritratto di Carlo Emanuele I di Giovanna Garzoni, famosa per la sua tecnica del puntinato su pergamena, la Giuditta con la testa di Oloferne di Fede Galizia, nota per la sua ricercatezza cromatica, e opere religiose come Santa Cecilia che suona l’organo e Sant’Elena di Orsola Maddalena Caccia, una pittrice che trascorse la sua vita in convento e produsse opere caratterizzate da un vibrante cromatismo e dettagli raffinati di natura morta.


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