C’è una singolare battaglia legale che va avanti da tre anni e che coinvolge uno dei più famosi musei del mondo: la Tate Modern di Londra. L’oggetto del contendere è la terrazza panoramica del museo, progettata dal celebre studio Herzog & de Meuron, aperta nel 2016 e subito diventata una delle principali attrazioni dell’istituto londinese, grazie alla vista che offre sulla città. Ma non solo: il fatto è che la terrazza al decimo piano ha creato non pochi grattacapi ai vicini di casa, che lamentano il fatto che i visitatori della Tate sono troppo invasivi nei confronti della loro privacy. Nonostante i cartelli che invitano i visitatori al rispetto dell’intimità degli inquilini del palazzo di fronte, non sono pochi coloro che, armati di binocolo, cercano di sbirciare tra le finestre e i balconi dei dirimpettati che abitano nei lussuosi appartamenti del Neo Bankside (oltre tre milioni di sterline per un trilocale) le grandi vetrate permettono infatti di vedere tutto quello che succede all’interno. Ci sono stati anche casi di visitatori che hanno scattato fotografie delle case postandole su Instagram. Così, cinque residenti, nell’aprile del 2017, hanno deciso di far causa alla Tate: “le nostre case sono diventate come degli zoo”, lamentavano. Il suggerimento del direttore della Tate, Nicholas Serota, non aveva avuto seguito (“mettete delle tende”, aveva detto), e aveva anche spiegato che chi aveva comperato gli appartamenti sapeva che la Tate avrebbe aperto la terrazza.
Il primo round della battaglia legale aveva visto la vittoria della Tate: il giudice aveva infatti dato ragione alla Tate, di fatto ribadendo quello che aveva detto il direttore, ovvero che gli acquirenti avevano consapevolmente acquistato appartamenti con vetrate a vista, e che avrebbero dovuto installare delle tende o posizionare delle piante (non ci sarebbero state invasioni della privacy se gli abitanti avessero adottato provvedimenti di questo tipo, aveva decretato il giudice). E ancora, contro gli abitanti degli appartamenti gioca il fatto che, in origine, gli spazi con vetrate erano stati immaginati come “giardini d’inverno” o come “balconi interni”, e che l’idea di utilizzare la zona a mo’ di salotto o sala da pranzo era stata una scelta degli inquilini. “Se non lo avessero fatto, non ci sarebbe stato niente d’interessante da vedere”, secondo il giudice.
Ma evidentemente i residenti non vogliono mettere tende o ridisegnare le loro abitazioni, e così la battaglia è andata avanti, tra episodi curiosi (alcuni abitanti lamentano i gesti osceni che vengono loro rivolti da alcuni visitatori), un’opera ispirata alla vicenda (la serie Please respect our neighbours’ privacy del fotografo Max Siedentopf, che ha addirittura messo dei binocoli a disposizione dei visitatori: è evidente che le sue simpatie non sono a favore dei residenti), e l’ostinazione della Tate, che non ha mai pensato di chiudere la terrazza in quanto “è parte importante dell’offerta al pubblico”, e pertanto continuerà a essere aperta alle visite (e, di conseguenza, anche ai voyeur).
Il nuovo capitolo della vicenda è stato scritto in queste ore: i residenti hanno infatti deciso di ricorrere in appello, ritenendo che la sentenza di primo grado non fosse corretta, e probabilmente la battaglia verrà portata avanti con gli stessi argomenti (i vicini attaccheranno sulla base del fatto che i visitatori della Tate invadono la loro privacy, mentre la linea difensiva del museo verterà sul fatto che i residenti erano e sono consapevoli di ciò che il loro acquisto potenzialmente comporta, che sapevano che il museo avrebbe aperto una terrazza panoramica, che una semplice operazione meccanica come l’installazione di una tenda risolverebbe il problema, e sul fatto che se gli abitanti si fossero attenuti ai progetti originali il problema non si sarebbe presentato). Ancora non si sa quando il tribunale deciderà sul caso: intanto però si discute, in Inghilterra il caso ha ottenuto rilevanza nazionale (tutti i principali quotidiani se ne occupano) e l’opinione pubblica è divisa.
Nell’immagine: Max Siedentopf, Please respect our neighbours’ privacy (2018), le fotografie che ritraggono i visitatori della Tate mentre osservano i vicini.
I vicini di casa della Tate di Londra vogliono far chiudere la terrazza panoramica: “i visitatori ci guardano in casa” |