In Spagna, a Cáceres, città di circa 100.000 abitanti dell’Estremadura, non lontana dal confine col Portogallo, ha aperto un nuovo museo che si può già considerare tra i più importanti del paese per quel che riguarda l’arte contemporanea. Si tratta dell’ampliamento del Museo de Arte Contemporáneo Helga de Alvear, che nasce dalla donazione che la grande mercante e collezionista ispano-tedesca Helga de Alvear, fondatrice di ARCOMadrid (la più importante fiera d’arte della Spagna) ha fatto alla regione: una collezione di tremila opere che De Alvear ha raccolto in quarant’anni di attività e che ha donato interamente all’Estremadura, che adesso la apre al pubblico in un edificio appositamente concepito. Per la collezionista è un progetto che continua quello intrapreso fin dal 2010, quando la Fondazione Helga de Alvear, costituita nel 2006, apriva il primo museo in un elegante palazzo del 1910 progettato dall’architetto Francisco de la Pezuela y Ramírez (la “Casa Grande”), sempre a Cáceres, nel centro storico, esponendo al pubblico una selezione della collezione. Il nuovo museo è l’ampliamento del precedente.
A inaugurare il museo, lo scorso 11 febbraio, una mostra con alcuni pezzi imperdibili della raccolta (150 in tutto, che costituiscono il 5% della collezione che Helga de Alvear ha donato all’istituto). Un’esposizione che, spiega il museo, “svela il carattere della Collezione Helga de Alvear ed esplicita, come un manifesto, la vocazione del museo per la pluralità delle esperienze dell’arte. L’itinerario offre una visione di una parte della creatività contemporanea attraverso la quale è possibile comprendere le idiosincrasie del nostro presente”. La mostra è curata da José María Viñuela, presidente della Fundación Helga de Alvear e conservatore della collezione.
Il nuovo museo |
La Casa Grande |
Il nuovo edificio è stato invece costruito a partire dal 2015 e ha richiesto un investimento da dieci milioni di euro, coperti in parte dalla collezionista e in parte dal Ministero della Cultura, del Turismo e dello Sport della Comunità Autonoma dell’Estremadura. Si tratta di un edificio moderno, che si presenta come un blocco bianco, concepito dallo studio d’architettura Tuñón Arquitectos, e in particolare da Luis Mansilla (scomparso nel 2012) ed Emilio Tuñón Alvarez. Il progetto, che è peraltro candidato al Premio Mies 2022, intende creare una sorta di passato e futuro, sia per quel che riguarda la collezione (il nuovo museo infatti è stato edificato proprio alle spalle del precedente, a cui sarà viene pertanto unito in un percorso unico), sia per la città, dato che il nuovo museo è ubicato in una zona di confine tra il centro storico e la città moderna. “Entrambi gli edifici”, ha dichiarato l’architetto Emilio Tuñón, “sono simili e allo stesso tempo diversi per forme e dimensioni, sono complementari come volumi e differenti in costruzione e immagine. Ma assieme costituiscono la nuova immagine di Cáceres”.
Tuñón, con il nuovo edificio (quattro piani per una superficie di ottomila metri quadri), ha voluto “costruire un volume semplice, dal punto di vista formale e costruttivo, stabilendo un dialogo con la Casa Grande”. Il nuovo museo offre anche nuove opportunità: la possibilità di aprire un auditorium, quella di riorganizzare gli spazi della Casa Grande, che vedrà alcuni locali trasformati in aree per le esposizioni contemporanee, e poi ancora il vecchio edificio ospiterà un Centro di Documentazione e un’area destinata ai servizi educativi. Inoltre, punto focale del progetto è il passaggio pedonale, aperto a tutti, che attraverso il museo collega il centro storico con la zona moderna. Per il museo, si tratta anche di creare un attrattore culturale versatile e di grande valore per la città di Cáceres, che si dota adesso di un edificio che vuole già essere iconico e riconoscibile.
Il nuovo museo |
Il nuovo museo |
Il nuovo museo |
Il nuovo museo |
L’ordinamento delle sale nei quattro piani del museo ha seguito criteri molto ordinati ma anche flessibili, fa sapere l’istituto. Il primo dei quattro piani ospita le sale destinate all’accoglienza del pubblico nonché una grande sala, di altezza doppia rispetto alle altre, nella quale sono esposte le opere di grandi dimensioni. Il primo piano vede invece due grandi sale, una delle quali è collegata al giardino dell’istituto, mentre l’altra è connessa a un corridoio esterno che conduce i visitatori alla Casa Grande. Le grandi sale del secondo e del terzo piano accoglieranno la maggior parte degli spazi espositivi.
Quali sono invece le opere che la collezione accoglie? Ci sono molti dei più grandi nomi dell’arte contemporanea: opere di artisti come Franciesco Goya, Vasilij Kandinskij, Pablo Picasso, László Moholy-Nagy, Victor Vasarely, Michelangelo Pistoletto, Joseph Beuys, Nam June Paik, Louise Bourgeois, William Kentridge, Georg Baselitz, Nan Goldin, Jenny Holzer, Cy Twombly, Philippe Parreno, Santiago Sierra, Kara Walker, Tomás Saraceno, Ai Weiwei, Ettore Spalletti, Ugo Rondinone, Danh Vö. Ci sono in tutto opere di circa 500 artisti. La mostra inaugurale, che occupa tutti i quattro piani del museo su di una superficie espositiva di tremila metri quadri, intende “offrire la possibilità”, spiega l’istituto, “di ammirare sculture e installazioni di grande formato, così come dipinti, fotografie, disegni e videoinstallazioni di più di 100 artisti diversi. Artisti che provengono da 26 paesi diversi, con una presenza preponderante di artisti spagnoli (circa un terzo), americani ed europeo, ma con anche molte opere di altre parti del mondo (per esempio da Vietnam, Venezuela, Sudafrica o Corea del Sud, fino a Ungheria, Brasile o Svizzera), per generare nuove costellazioni nel firmamento sempre mutevole dell’attualità. Adesso che i confini pongono limiti alla nostra mobilità, il muse propone un’oasi per la riunione di geografie fisicamente distanti, lasciando nelle mani del visitatore il reperimento di possibili collegamenti, idee e forme in comune che dissolvano l’importanza dell’origine”. Il 60% delle opere in mostra risalgono agli ultimi vent’anni (50 di loro sono state realizzate tra il 2011 e il 2020).
Allestimento della mostra inaugurale. Ph. Credit Joaquín Cortés |
Le Faux Rocks di Katharina Grosse. Ph. Credit Joaquín Cortés |
Nan Goldin – Mark Manders – Kara Walker – Michelangelo Pistoletto. Ph. Credit Joaquín Cortés |
Daniel G. Andújar – Joseph Beuys – Nam June Paik. Ph. Credit Joaquín Cortés |
Imi Knoebel – Jesús Rafael Soto. Ph. Credit Joaquín Cortés |
Ai Weiwei. Ph. Credit Joaquín Cortés |
José Luis Alexanco – Liam Gillick – Ángel Duarte. Ph. Credit Joaquín Cortés |
Nata Helga Müller Schätzel nel 1936 a Kirn-Nahe in Germania, studiò tra Losanna, Ginevra e Londra prima di trasferirsi in Spagna nel 1957 per studiare la lingua, e da allora non si sarebbe più mossa dal paese: conobbe infatti l’architetto Jaime de Alvear e lo sposò due anni dopo (dal matrimonio sarebbero nate le tre figlie María, Ana e Patricia), stabilendosi a Madrid. Nel 1967 conobbe la gallerista Juana Mordó e cominciò a lavorare nel mondo dell’arte, cominciando proprio nella galleria di Mordó, della quale assunse la direzione nel 1984 dopo la scomparsa della collega. Nel frattempo, nel 1982, era stata, come ricordato sopra, tra le fondatrici di ARCOMadrid. Nel 1995, decise di aprire una galleria per conto proprio, la Galería Helga de Alvear, di cui è ancora oggi la direttrice.
Nel 2006 ha costituito la Fondazione che da lei prende il nome, per gestire la sua numerosa collezione. Numerosi i riconoscimenti ricevuti: nel 2007 la Medalla de Extremadura, nel 2008 la Medalla de Oro al Mérito en las Bellas Artes concessa dal ministero della cultura spagnolo, nel 2011 la Medalla de Cáceres e nel 2012 il premio come miglior collezionista nell’ambito del Premio de la Fundación Arte y Mecenazgo.
“Mi interessa l’arte contemporanea”, ha dichiarato Helga de Alvear in una nota, “perché ci parla del nostro tempo e di noi stessi, perché crea e sviluppa un linguaggio che può spiegare, in nuove modalità, il mondo in cui ci è capitato di vivere e del quale spesso scopriamo soltanto la superficie”.
Helga de Alvear. Ph. Credit Luis Asín |