Ha dei nuovi risvolti la vicenda dei dipinti d’Elci di Daniele da Volterra (Daniele Ricciarelli; Volterra, 1509 - Roma, 1566), ovvero l’Elia nel deserto e la Madonna col Bambino, san Giovannino e santa Barbara un tempo appartenenti alle collezioni dei conti Pannocchieschi d’Elci di Siena, che le Gallerie degli Uffizi hanno acquistato tra il 2017 e il 2019 e che un gruppo d’intellettuali vorrebbe far tornare nella città del Palio: a dicembre era stato lanciato un appello (che nel frattempo ha raggiunto le cinquanta sottoscrizioni) per chiedere al museo fiorentino di ripensare alla destinazione delle due opere, coinvolgendo nel processo decisionale la Pinacoteca Nazionale di Siena, designata come possibile nuova “casa” dei dipinti dell’artista volterrano. “I due capolavori di Daniele da Volterra”, scrivevano i firmatari, “erano conservati da due secoli nel palazzo Pannocchieschi d’Elci, prospiciente la Piazza del Campo di Siena, presso una famiglia imparentata con quella dell’artista. La loro presenza a Siena documenta uno degli episodi più alti del collezionismo storico cittadino e testimonia lo sviluppo della scuola locale, poiché Daniele da Volterra si era formato in ambito senese”.
La risposta degli Uffizi era giunta a inizio 2020: il direttore Eike Schmidt aveva escluso la possibilità di una cessione a qualsiasi titolo al museo senese (Schmidt aveva dichiarato che sussistevano non meglio specificati ostacoli di tipo normativo, ma aveva anche aperto al dialogo con Siena affermando che gli Uffizi sono disponibili a prestare i due dipinti per un’eventuale mostra temporanea). Il sindaco di Siena, Luigi De Mossi, aveva peraltro ringraziato Schmidt per aver trattenuto nel patrimonio pubblico due opere che altrimenti “sarebbero state conosciute e godute soltanto da soggetti privati”.
A qualche settimana di distanza arrivano le osservazioni dei firmatari dell’appello che, in prima istanza, forniscono le ragioni della loro richiesta: “in primo luogo”, spiegano, “l’importanza dei Daniele da Volterra nel contesto della pittura senese del primo Cinquecento. Nella Pinacoteca Civica di Volterra è custodito un affresco del pittore che sembra uscito dal pennello di Sodoma. Sono noti i rapporti del Ricciarelli con Baldassarre Peruzzi, al quale ultimo era tradizionalmente attribuito l’affresco con La sibilla Tiburtina preannuncia ad Augusto la nascita di Gesù, nella chiesa senese di Fontegiusta, fino al brillante riconoscimento dell’autografia di Daniele da parte di Fiorella Sricchia Santoro (1987). I due dipinti d’Elci mostrano invece l’interesse per Domenico Beccafumi. L’Elia sembra un personaggio dei cartoni per il pavimento del duomo di Siena vestito di accesi colori, mentre la Madonna è condotta attraverso le forme espanse connotate di panneggi dalle pieghe lunghissime della tarda maturità di Domenico, elementi che si mischiano con lo stile pittorico di Michelangelo durante il pontificato farnesiano. Insomma il Ricciarelli, qualunque cosa si dica, è il pittore che meglio di ogni altro coniuga lo stile dei tre riconosciuti maestri del primo Cinquecento senese con la pittura ‘terribile’ del Buonarroti. In questo senso è una vera lacuna che il pittore non sia rappresentato nella Pinacoteca Nazionale di Siena, il museo che meglio di ogni altro rappresenta lo sviluppo della scuola locale e anche il più alto collezionismo della città. I due quadri, infatti, da tempo erano custoditi presso una nobile famiglia radicata dall’età moderna in Siena, in uno dei più prestigiosi palazzi cittadini”.
I firmatari specificano poi la natura del loro gruppo: “l’appello non è stato formulato da un vero e proprio ‘comitato’, ma da persone che semplicemente hanno condiviso le sue forti ragioni. Cosa più unica che rara in Italia, studiosi di diverse discipline di varie parti d’Italia, da Trieste a Ragusa, e con orientamenti molteplici, hanno espresso il loro consenso sulla spinta di una visione e di un sentimento ‘politico’ nel senso più autentico, etimologico di cura della ‘polis’, della città e del suo patrimonio culturale”. La maggioranza dei firmatari non sono senesi, infatti il particolare di una situazione, quella appunto dei Daniele da Volterra, richiama un più vasto problema. Il punto, spiegano nella loro nota, è proprio il rapporto tra opera d’arte e territorio: “l’appello rivolto in primis agli Uffizi, il cui direttore Eike Schmidt con la sua iniziativa ha meritoriamente garantito l’arricchimento del patrimonio nazionale,apre interrogativi che riguardano non solo Siena, bensì «il criterio stesso degli acquisti da parte dei musei statali italiani. I grandi musei, sostenuti anche da generosi finanziatori privati, devono incrementare e sollecitare la conoscenza del patrimonio e delle memorie storiche di un più largo contesto locale, facendosi volano di un’ampia e capillare riconoscibilità del patrimonio artistico che qualifica l’Italia come ‘museo diffuso’»”. I firmatari sostengono “dunque l’idea che gli accentramenti dovrebbero essere realizzati, quando necessario, senza provocare il depauperamento delle testimonianze storico-culturali dei contesti locali. Una simile privazione favorisce l’allontanamento del cittadino dalla propria storia, con uno ‘spaesamento culturale’ che potrebbe accentuare ulteriormente il disinteresse letale per il nostro patrimonio e per il senso del bene comune. Per i quali vorremmo invece che si accendesse l’impegno di tutti gli abitanti, regione per regione, città per città, paese per paese. Il ‘rientro’ delle due opere di Daniele da Volterra, nelle forme da individuarsi, può appunto rappresentare uno stimolo per gli abitanti al fine di una maggiore e migliore consapevolezza della realtà in cui vivono”.
Ancora, i firmatari spiegano che le loro richieste non sono mosse da semplice campanilismo, che porterebbe a chiusure “francamente insensate”, ma dalla volontà di “sviluppare aperture e relazioni tra istituzioni e tra territori”. Di qui, l’intenzione di continuare a dialogare con gli Uffizi. Il vertice tra il Comune di Siena e la galleria fiorentina, fanno sapere gli intellettuali, è stato costruttivo e “ha partorito la previsione di importanti iniziative”, ma per i due dipinti di Daniele da Volterra si prospetta l’arrivo a Siena solo nel 2023. Dunque, concludono i firmatari, “poiché il ministro Franceschini ha dichiarato di voler sviluppare una politica culturale che ha a cuore la cura dei vari territori, anche confermando in essi i propri capolavori, ci si augura che i due dipinti di Daniele da Volterra tornino a Siena, nella forma giuridica più appropriata che le parti potranno concordare. Una simile decisione sarebbe auspicabile per una città come Siena, tra l’altro già a disagio per il fatto che sue prestigiose istituzioni culturali siano state sminuite da provvedimenti dello Stato; ma anche come segnale importante rivolto al più ampio contesto nazionale circa le intenzioni sopra ricordate”.
Nell’immagine, i “dipinti d’Elci”. A sinistra: Daniele da Volterra, Elia nel deserto (1543 circa; olio su tela, 81 x 115 cm; Collezione privata). Foto: Andrea Lensini, Siena. A destra: Daniele da Volterra, Madonna col Bambino, san Giovannino e santa Barbara (1548 circa; olio su tavola, 131,6 x 100 cm)
Appello per Daniele da Volterra a Siena, i firmatari: “continuiamo dialogo con gli Uffizi, abbiamo a cuore il territorio” |