Dallo scorso 14 dicembre, il Mosè, uno dei massimi capolavori di Michelangelo Buonarroti (Caprese, 1475 - Roma, 1564), si può toccare. Non stiamo parlando, ovviamente, dell’originale in marmo, ma di plastici e modelli tridimensionali in resina in scala 1:1 che sono stati posti all’interno della basilica di San Pietro in Vincoli, il luogo che custodisce il monumento funebre di papa Giulio II di cui il Mosè fa parte, nel contesto di un percorso visivo-tattile voluto dalla Soprintendenza Speciale di Roma nell’ambito dell’Anno Europeo del Patrimonio Culturale. L’operazione è stata realizzata assieme all’Università di Roma La Sapienza e a un’autorità nel settore dei percorsi tattili per non vedenti, il Museo Statale Tattile Omero di Ancona.
Per permettere al pubblico di toccare il volto e la barba del Mosè sono occorse oltre 1.500 fotografie, 30 gigabyte di dati e un budget tra i 23 e i 25.000 euro, con 10.000 finanziati dal MiBAC. Il progetto, ha dichiarato all’ANSA il soprintendente Francesco Prosperetti, “forse per la prima volta a Roma trasferisce a monumenti moderni l’esperienza di allargamento dell’accessibilità alla conoscenza del patrimonio. Ma con sorpresa per tutti”. “Queste riproduzioni”, afferma invece Fernando Torrente dell’Unione italiana ciechi e ipovedenti, "fanno riscoprire il piacere del tatto. Lo vediamo soprattutto nelle scuole con i bambini”. E adesso l’intenzione della Soprintendenza è quella di esportare il modello per replicarlo su altri monumenti, con l’obiettivo di rendere ancora più accessibile il patrimonio artistico.
Ph. Credit Soprintendenza Speciale di Roma
Il Mosè di Michelangelo adesso si può... toccare: inaugurato il percorso visivo-tattile |