Con gli interventi che si sono tenuti tra il 2022 e il 2024, si sono conclusi i lavori di restauro della Sala delle Armi (12 settembre 2022) e della Sala Grande (27 marzo 2024) della Rocca del borgo di Dozza, posizionato nel territorio tra Imola e Bologna.
L’intervento è stato reso possibile grazie a un finanziamento di 63.315,00 euro, erogato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Imola, dalla Regione Emilia-Romagna (per il restauro della Sala delle Armi), da Tiziano Grandi (per il restauro della Sala Grande) e da altri mecenati attraverso il meccanismo dell’Art Bonus, con la Fondazione Dozza Città d’Arte come ente beneficiario. Le operazioni di scavo e restauro sono state eseguite dalla società BioRes Restauri s.n.c., attiva nel circondario bolognese e in diverse città dell’Emilia-Romagna.
Immerso nel paesaggio collinare della valle del Sellustra, il borgo di Dozza conserva la grazia e tutte le caratteristiche di un passato medievale particolarmente attivo. Il paese, con la sua caratteristica forma a fuso, si sviluppa lungo strade strette che conducono fino alla Rocca Sforzesca, un edificio imponente dalla storia secolare. Costruita nel 1250 dal Comune di Bologna, ampliata nel 1310 da Romeo Pepoli e modificata successivamente da Caterina Sforza in un castello fortificato, la Rocca si è trasformata poi in residenza signorile per volere delle famiglie senatoriali bolognesi Campeggi e Malvezzi. Oggi si presenta come una casa museo (acquistata dal Comune con il sostegno della Provincia di Bologna) articolata in diversi percorsi di visita: fortezza medievale e rinascimentale, residenza rinascimentale e residenza settecentesca. Al suo interno si conservano una raffinata quadreria, arredi e oggetti storici appartenuti ai Malvezzi Campeggi.
A partire dal 1554, l’esistenza di questa sala è attestata nei documenti, sebbene con caratteristiche architettoniche diverse da quelle odierne. All’epoca, vi si trovavano soltanto due finestre e due porte, elementi che suggeriscono un impianto rinascimentale. Mancavano sia la scala con accesso diretto al salone sia l’ampia porta finestra orientata a est, elementi che furono introdotti successivamente: la prima durante le trasformazioni volute dai conti Campeggi, la seconda in occasione degli interventi seicenteschi per l’ampliamento della Sala Maggiore, probabilmente per volontà di Tommaso Campeggi, Marchese di Dozza dal 1643 al 1689. L’inventario del 1795 descrive la sala con una configurazione già molto simile a quella attuale. Le pareti ospitavano otto ritratti della famiglia Malvezzi e quattro effigi papali a figura intera. Tra gli arredi si annoveravano sei cassapanche, una credenza situata sotto un palione in panno rosso ricamato con motivi in raso giallo e stemma della famiglia Malvezzi Campeggi (ancora oggi visibile all’ingresso) e un orologio a cicloide. Alle porte erano appese portiere in panno rosso con fregi dorati, mentre la porta finestra era schermata da una grande tenda gialla.
Nel tempo però, le superfici della Sala Grande collocata al piano nobile della Rocca di Dozza, hanno subito deterioramenti di varia natura. Crepe di diversa entità hanno compromesso la pellicola pittorica, mentre tracce di precedenti restauri e saggi stratigrafici hanno rivelato sovrapposizioni pittoriche. Le due finestre mostravano infiltrazioni d’acqua meteorica proveniente dall’esterno, con conseguenti rigonfiamenti dell’intonaco, fratturazioni e perdita di materiale. In alcune aree si potevano individuare interventi di ripristino effettuati con malta cementizia. Il restauro conservativo, condotto tra il 2023 e il 2024, ha restituito alla sala il suo valore originario, preservandone il carattere di ambiente di rappresentanza e proteggendo le opere d’arte custodite al suo interno. L’intervento ha compreso una dettagliata indagine stratigrafica sulle superfici voltate e sulle pareti, seguita dalla pulitura e dal consolidamento delle lacune e delle fratturazioni, sia strutturali che pittoriche. Sono stati restaurati quattro ritratti con cornici dorate, raffiguranti il Conte Matteo Malvezzi, i figli Antonio ed Emilio e la moglie di quest’ultimo, Teresa, opere di Felice Torelli databili intorno al 1711. Un’accurata manutenzione ha interessato anche il grande stendardo del XVII secolo con lo stemma della famiglia Malvezzi Campeggi, gli infissi e l’impianto di illuminazione, quest’ultimo ripensato per migliorare la valorizzazione estetica e la fruibilità dello spazio.
“L’intervento conservativo della Sala Grande ha reso possibile uno studio approfondito delle superfici architettoniche, spinto dalle fonti storiche che documentano modifiche strutturali nel corso dei secoli”, sostengono i tecnici di BioRes Restauri. “Prima del restauro, è stata eseguita una campagna di indagini stratigrafiche sulle superfici di volta e pareti per individuare eventuali tracce di decorazioni pittoriche. La motivazione principale di questo studio è stata la presenza di decorazioni artistiche di pregio in ambienti meno rilevanti della Rocca, dunque come poteva un ambiente come la Sala Grande della Rocca Sforzesca di Dozza, ambiente di una certa “rappresentanza sociale” della famiglia Campeggi – Malvezzi, essere totalmente sprovvisto di apparati decorativi? Le indagini hanno rivelato che la volta era stata ripristinata recentemente, probabilmente negli anni Sessanta, mentre le pareti hanno mostrato tamponamenti e una stratificazione complessa di tinteggi, con la riscoperta di una zoccolatura antica. Per la scelta delle cromie finali, è stato utilizzato un frammento di intonaco antico, da cui sono state sviluppate diverse campionature approvate dalla Soprintendenza”.
Originariamente adibita a foresteria, la Sala delle Armi ha assunto la sua attuale configurazione nel XIX secolo. Nel tempo, l’ambiente ha subito numerosi danni, tra cui fessurazioni nelle pareti, distacco dell’intonaco e alterazioni cromatiche dovute all’umidità. Il restauro, concluso nel 2022, ha permesso di consolidare la struttura, recuperare il soffitto ligneo a cassettoni e ripristinare le superfici pittoriche. Dopo il restauro, la sala è stata riallestita con arredi originali appartenuti alla famiglia Malvezzi-Campeggi, tra cui cassapanche, un forziere, ritratti di famiglia e alcuni esemplari di armi da fuoco dell’Ottocento. Tra questi, spicca un’arma di origine nord-africana, probabilmente il pezzo più antico della collezione. La disposizione degli oggetti è stata studiata per offrire al visitatore una visione chiara e didattica dell’evoluzione delle armi nel tempo, arricchendo l’esperienza museale con dettagli storici sulla loro funzione e provenienza.
“Per la Sala delle Armi”, continua la società di restauro, “ il restauro ha richiesto un intervento delicato di consolidamento della pellicola pittorica esfoliata, eseguito tempestivamente per evitare la perdita di estese porzioni di decorazione. La pulitura, infine, ha richiesto l’esecuzione di diversi test preliminari con gel rigidi di Agar e solventi per trattare le alterazioni cromatiche presenti. Il restauro ha rappresentato un’opportunità per rivedere e progettare un aggiornamento dell’impianto di illuminazione al fine di renderlo più funzionale alle necessità che oggi deve soddisfare un ambiente di rappresentanza come la Sala Grande, che ospita celebrazioni, eventi, conferenze e mostre, oltre a essere il cuore del percorso museale. Il nuovo impianto, inoltre, consente di mettere in risalto i grandi dipinti esposti sulle pareti, rispettando i più moderni standard di conservazione”.
Il recupero della Sala delle Armi ha richiesto particolari accorgimenti per la conservazione del legno, con trattamenti specifici per proteggere il soffitto a cassettoni dall’azione di agenti atmosferici e parassiti. Le superfici murarie sono state ripristinate con materiali compatibili con la struttura originaria, assicurando una perfetta armonia estetica con l’ambiente circostante.
“Il restauro del soffitto ligneo dipinto della Sala delle Armi”, hanno sottolineato i restauratori di BioRes Restauri, “è stato un intervento di conservazione che, pur rientrando in una tipologia piuttosto ordinaria, ha presentato alcune difficoltà nella scelta delle metodologie di pulitura e reintegrazione, richiedendo numerosi confronti con i funzionari della Soprintendenza. È importante sottolineare che i lavori di restauro in luoghi come la Rocca di Dozza sono spesso fonte di sorprese e scoperte inattese. Durante le operazioni di consolidamento delle pareti, ad esempio, sono emerse tracce di interventi strutturali realizzati in epoche precedenti, come la presenza di un antico camino. Tali ritrovamenti arricchiscono la conoscenza dell’edificio e offrono spunti per immaginare com’era in passato.
Attraverso gli interventi, la Rocca di Dozza si conferma luogo vivo, capace di raccontare il proprio passato attraverso gli spazi recuperati e le opere conservate. La rinnovata fruibilità della Sala delle Armi e della Sala Grande arricchisce quindi l’esperienza dei visitatori e rimane un punto di riferimento per la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico e artistico del territorio.
L'autrice di questo articolo: Noemi Capoccia
Originaria di Lecce, classe 1995, ha conseguito la laurea presso l'Accademia di Belle Arti di Carrara nel 2021. Le sue passioni sono l'arte antica e l'archeologia. Dal 2024 lavora in Finestre sull'Arte.