Il Prado di Madrid, il museo nato dalle collezioni dei re di Spagna


Con oltre tre milioni di visitatori l'anno, il Museo del Prado di Madrid è uno dei musei più frequentati del mondo, sede di una vastissima raccolta, nonché della più importante collezione d'arte spagnola esistente.

Non è solo uno dei musei più visitati al mondo, nonché il museo più visitato della Spagna, con circa tre milioni di persone che ogni anno visitano le sue sale: il Museo del Prado di Madrid è sede di una delle collezioni d’arte antica più vaste del mondo, oltre che della raccolta di arte spagnola più completa che esista, è meta abituale di tanti madrileni nonché un importante istituto di ricerca, attivo in diversi campi, dalla conservazione al digitale. Era il 19 novembre del 1819 quando il Prado apriva al pubblico, prima col nome di Real Museo de Pintura y Escultura, poi dal 1868 Museo Nacional de Pintura y Escultura e infine, finalmente, Museo del Prado. L’edificio neoclassico che ospita la collezione era stato infatti costruito all’epoca di re Carlo III sul luogo dove un tempo si trovava un grande prato (“prado” in spagnolo): era stato progettato nel 1785 dall’architetto Juan de Villanueva (Madrid, 1739 - 1811) per ospitare le collezioni di storia naturale dei reali spagnoli.

Quando il Prado aprì nel 1819, l’esposizione era composta da 311 dipinti, benché all’istituto i re spagnoli avessero concesso ben 1510 opere provenienti dalla residenze reali. Le collezioni dei re di Spagna avevano cominciato a formarsi nel Cinquecento al tempo di Carlo V e furono continuamente arricchite da tutti i re che gli succedettero. Si devono al collezionismo dei re di Spagna alcuni dei più grandi capolavori che si trovano nel museo, dal Giardino delle delizie di Bosch a Las Meninas di Velázquez, dalle Tre Grazie di Rubens al Transito della Vergine di Andrea Mantegna, dal Cavaliere con la mano sul petto di El Greco alla Perla di Giulio Romano. Altre opere arrivarono invece dopo l’apertura del museo grazie ad acquisizioni effettuate col preciso scopo di arricchire la raccolta, oppure tramite donazioni: il Prado, peraltro, è un museo molto attivo in questo senso e le sue collezioni sono sempre in espansione, anche con capolavori di grande valore, come l’Annibale vincitore di Francisco Goya, la prima opera documentata del pittore spagnolo, acquistata nel 2021 dalla Fundación Amigos del Museo del Prado per 3,3 milioni di euro e poi donata al museo.

La collezione del Prado conta più di ventimila opere (oltre settemila dipinti, più di ottomila disegni, circa cinquemila stampe, e un migliaio di sculture), e oltre un migliaio sono quelle esposte nei suoi edifici (il Prado, infatti, si estende su quattro strutture: l’edificio Villanueva, che è la sede principale, il Claustro de los Jerónimos, il Casón del Buen Retiro (quest’ultimo è sede del Centro de Estudios del Prado, l’istituto di ricerca del museo in cui si trovano la biblioteca, il dipartimento di conservazione e restauro, l’archivio e il centro di documentazione), l’edificio amministrativo in calle Ruiz de Alarcón. A questi si aggiunge anche il Salón de Reinos del Palacio del Buen Retiro, che accoglie una porzione della raccolta: il progetto di rinnovamento del Salón, funzionale a renderlo adatto a ospitare le opere, porta la firma dell’architetto Norman Foster, incaricato del progetto nel 2016. Tutti assieme formano il Campus del Prado, il complesso di edifici nato ufficialmente nel 1995 con lo scopo di modernizzare il museo e ampliare i suoi spazi espositivi.

Il Museo del Prado
Il Museo del Prado


Una delle gallerie del Prado
Una delle gallerie del Prado


Sala dell'ala nord
Sala dell’ala nord


La sala di Bosch
La sala di Bosch


Le sale fiamminghe
Le sale fiamminghe


La sala di Velázquez
La sala di Velázquez

Sono sei i nuclei collezionistici principali: la pittura spagnola; la pittura italiana e francese; la pittura fiamminga e le scuole del nord; la pittura del XIX secolo; la sezione grafica; la scultura e le arti decorative. Il nucleo di pittura spagnola è quello con cui il Prado ha aperto i battenti nel 1819 e, come i nuclei dedicati alle varie scuole, arriva fino ai primi anni dell’Ottocento: l’idea era di aprire il museo per consentire al pubblico di conoscere la pittura spagnola. Il nucleo consente di avere un’idea piuttosto completa sullo sviluppo della pittura in Spagna: ci sono opere di tutti i grandi pittori spagnoli dal XII secolo fino al primo Ottocento, come Juan de Flandes, Pedro Berruguete, Luis de Morales, Juan de Juanes, El Greco, José de Ribera, Diego Velázquez (di quest’ultimo artista, il Prado possiede 48 opere, ovvero circa il 40% della sua produzione nota), Francisco de Zurbarán, Alonso Cano, Esteban Murillo, Francisco Goya (con 130 opere). La pittura spagnola occupa ben 43 sale, che seguono un ordine cronologico, anche se alcuni autori, a causa della loro vicinanza ad altre scuole, sono esposti in sezioni che non sono focalizzate sulla Spagna (è il caso, per esempio, di Ribera).

La collezione di pittura italiana annovera capolavori del Beato Angelico, di Antonello da Messina, Sandro Botticelli, Andrea Mantegna, Tiziano, Veronese, Tintoretto, Raffaello, Federico Barocci, Caravaggio, Annibale Carracci, Guercino, Guido Reni, Luca Giordano (quest’ultimo peraltro lavorò a Madrid per il re Carlo II dal 1692 al 1702 e nel Casón del Buen Retiro si può vedere un suo grande affresco del 1697 che raffigura l’Apoteosi della monarchia spagnola). Quanto alla pittura fiamminga, il Prado conserva un capolavoro come la Deposizione di Rogier van der Weyden oltre a opere di Robert Campin, Hans Memling, Gerard David, Jan Gossaert, Pieter Bruegel, Pieter Paul Rubens, Jacob Jordaens, Antoon van Dyck e il già citato Giardino delle delizie di Bosch, di cui il museo possiede anche altre opere importanti come il Trittico dell’Adorazione dei Magi, i Sette peccati capitali, il Trittico del carro di fieno. Il fatto che il Prado abbia un nucleo così importante delle rare opere di Bosch si deve al fatto che il re Filippo II fu un grande collezionista di Bosch, molto appassionato dell’artista olandese. Il nucleo fiammingo conta un migliaio di dipinti: molto più ridotta, ma non meno interessante, è la raccolta tedesca, che include quattro opere di Albrecht Dürer, tra cui un suo autoritatto, e opere di Lucas Cranach il Vecchio. La collezione del XIX secolo include opere dei più grandi artisti spagnoli del tempo, da Goya a Francisco Pradilla, da Mariano Fortuny a Joaquín Sorolla. Infine, anche la collezione di scultura conta circa un migliaio di opere, con pezzi particolarmente interessanti di epoca medievale e rinascimentale.

Il Prado è anche un museo che punta tantissimo sull’educazione, con numerosi programmi riservati a piccoli e adulti, a studenti e insegnanti, oltre che alla comunità dei cittadini. “Riteniamo che il Museo del XXI secolo”, afferma il museo, “sia un potente contesto di azione sociale, per questo collaboriamo con persone con bisogni specifici e con un pubblico che tradizionalmente non si rispecchiava nel museo, rendendolo un luogo inclusivo e partecipativo per tutta la comunità”. Approfondimenti su singole opere o sugli artisti, visite a tema (per esempio sulle donne, sul cibo e così via), progetti per valorizzare la diversità, attività online, programmi per migranti o per diversamente abili e così via. Un museo che, insomma, non smette di sorprendere, di innovare, e di ispirare tanti altri istituti in tutto il mondo.


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