La Pinacoteca Nazionale di Bologna acquisisce due importanti opere seicentesche del Mastelletta


Importante acquisizione per la Pinacoteca Nazionale di Bologna che si assicura due opere di Giovanni Andrea Donducci, detto il Mastelletta.

La Pinacoteca Nazionale di Bologna ha acquisito due importanti opere di Giovanni Andrea Donducci detto il Mastelletta (Bologna, 1575 - 1655): si tratta di due belle opere raffiguranti una il Sansone e Dalila e l’altra L’offerta di Abigail a David. Le due opere arrivano al museo bolognese grazie alla generosità dello storico dell’arte Eugenio Busmanti, socio e consigliere della Società di Santa Cecilia, che le ha donate alla Pinacoteca per lascito testamentario.

Sono due opere di grande qualità e in ottimo stato di conservazione, e in più vantano un’origine illustre: compaiono infatti nell’inventario (1638) della collezione romana del marchese e banchiere Vincenzo Giustiniani (che, com’è noto, fu tra i più grandi collezionisti di Caravaggio: Giustiniani possedeva nove opere del Mastelletta) e sono pressoché coeve delle due tele che il pittore realizzò per la Cappella dell’Arca nella Basilica di San Domenico, appena dopo il suo rientro a Bologna. Questa stessa importante commissione, probabilmente, fu determinata dai lusinghieri giudizi che su di lui espresse il cardinale Benedetto Giustiniani, fratello di Vincenzo, Legato Pontificio a Bologna dal 1606 al 1611.

I due dipinti sono databili tra il 1612 e il 1613, e sono tra i più importanti della prpoduzione di Giovanni Andrea Donducci. La storica dell’arte Anna Coliva osserva che sono da considerarsi “molto impegnative per il giovane pittore sia dal punto di vista dimensionale che narrativo; sono quadri ‘di storia’ che hanno la loro più forte determinante nel racconto e che si distaccano vistosamente dai risultati di acceso misticismo che Mastelletta aveva raggiunto nelle opere religiose databili in un momento immediatamente precedente, ad esempio nelle Storie di Santi (Bologna, Pinacoteca Nazionale) di violenta e mistica visionarietà di stampo quasi controriformista”. Qui invece la scena comincia a distendersi in un ritmo narrativo simile a quello dei giovanili Paesaggi romani, coniugato ad “un impasto cromatico così ricco, con una così nervosa increspatura nella stesura dei panneggi, da rivelare nel pittore la raggiunta padronanza dei propri mezzi espressivi”.

La presentazione delle due opere si terrà il 20 novembre, e assieme ai dipinti verrà presentata anche una pubblicazione dedicata al lascito di Eugenio Busmanti, con testi di Anna Coliva, Maria Pace Marzocchi, Elena Rossoni, una testimonianza di Vittorio Sgarbi e due scritti dello stesso Busmanti. La presentazione è curata da Mario Scalini, Direttore del Polo Museale dell’Emilia Romagna.

“Accanto alla soddisfazione di vedere qui queste due opere, capitali nella produzione del Mastelletta”, dichiara Maria Pace Marzocchi, presidente della Società di Santa Cecilia – Amici della Pinacoteca Nazionale di Bologna, “c’è un’emozione in più ed insieme il ricordo e il rimpianto di Eugenio Busmanti, raffinato storico dell’arte ad ampio raggio, conoscitore di quelle che in passato chiamavamo le ‘arti maggiori’ e ad un tempo e con lo stesso acume delle ‘arti applicate’”, che come destinazione finale per le due tele ha scelto la Pinacoteca, dove sono state collocate nel “luogo, possiamo pensare, che lui stesso avrebbe desiderato”. “Tra i miei beni artistici”, annotava infatti lo studioso, “saranno da scorporare i due grandi dipinti di Andrea Donducci detto il Mastelletta che lascio in eredità alla Pinacoteca Nazionale, con l’auspicio che voglia e possa esporli”.

“Eugenio apparteneva a quella rara specie di uomini che ci stupiscono, che ci fanno credere al valore della diversità”, ricorda il critico Vittorio Sgarbi. “Se ne incontrano pochi nella vita, e non sempre sono amici. Più spesso sono la coscienza inquieta, critica, del mondo, stravaganti, ribelli anche se entro un codice di regole riconosciute”.

Giovanni Andrea Donducci, detto “il Mastelletta” per il mestiere del padre che, come scriveva lo storiografo Carlo Cesare Malvasia, “faceva i mastelli” (Malvasia), nacque a Bologna nel 1575 e qui si spense nel 1655, alternando la sua attività fra la città natale e Roma. Pur nella scarsità di notizie sugli anni giovanili, dovette svolgere l’apprendistato presso l’Accademia degli Incamminati, continuando a seguire il magistero di Ludovico Carracci anche dopo la partenza di Annibale e Agostino per Roma nel 1595, almeno fino a quando non si legò a Pietro Faccini e all’Accademia alternativa da lui fondata a Bologna, sul filo di una ‘bizzarria’ presto condivisa dal Mastelletta. Ma soprattutto trovò i suoi modelli nel grande Manierismo emiliano, dal Parmigianino a Niccolò dell’Abate. Si trasferì a Roma una prima volta intorno al 1600, e poi nuovamente dal 1608 al 1611. Molte sono le committenze romane documentate nel primo decennio del Seicento e poco oltre, e molte le presenze di suoi dipinti nelle collezioni delle grandi famiglie, gli Spada, i Borghese, i Pamphilij, i Santacroce, i Barberini, e i Giustiniani, il Cardinale Benedetto e il succitato Vincenzo.

All’inizio del secondo decennio, Donducci tornò definitivamente a Bologna, dove continuò la sua produzione di pitture di paesaggio, arricchita dagli incontri romani con i pittori paesaggisti provenienti dal Nord Europa, in primis Adam Elsheimer. Numerose le committenze dagli ordini religiosi: i francescani (tra le opere superstiti figurano le Dodici storie sacre ora in Pinacoteca, del 1611-12 circa), e di grandissima rilevanza quelle dei Domenicani, che in occasione della celebrazione del Capitolo dei Padri Domenicani previsto per il 1615, e verosimilmente su indicazione di Benedetto Giustiniani, Cardinal Legato a Bologna dal 1606 al 1611, gli affidarono gran parte della decorazione della Cappella dell’Arca nella Basilica di San Domenico: le lunette, i pennacchi, i sottarchi, e i due teloni laterali (del 1613-15). Datano al terzo decennio la decorazione della cappella dei Falegnami in Santa Maria della Pietà e le due tele laterali della Cappella Spada in San Paolo Maggiore, e al 1630 l’avvio dei lavori nella Basilica dei Servi. Le ultime notizie documentarie si riferiscono a pagamenti del 1639, mentre nessuna notizia è pervenuta sull’ultimo periodo della vita dell’artista.

Per ulteriori informazioni sulle opere o sulla presentazione è possibile consultare il sito della Società di Santa Cecilia.

Giovanni Andrea Donducci detto il Mastelletta, Sansone e Dalila
Giovanni Andrea Donducci detto il Mastelletta, Sansone e Dalila



Giovanni Andrea Donducci detto il Mastelletta, L'offerta di Abigail a Davide
Giovanni Andrea Donducci detto il Mastelletta, L’offerta di Abigail a Davide

La Pinacoteca Nazionale di Bologna acquisisce due importanti opere seicentesche del Mastelletta
La Pinacoteca Nazionale di Bologna acquisisce due importanti opere seicentesche del Mastelletta


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