Palazzo Ducale di Mantova omaggia l’Alighieri in occasione del primo Dantedì. Sul suo sito e sui suoi canali social saranno pubblicati articoli dedicati al Sommo Poeta, poiché nel palazzo non mancano riferimenti a Dante.
Nella Galleria degli Specchi, ad esempio, si trova un suo ritratto: gli affreschi, che risalgono circa al 1618, vennero realizzati da variì pittori. Due allievi di Guido Reni decorarono parte della volta, mentre un altro gruppo dipinse le pareti, le lunette, i fregi. Il dettaglio nel quale sono raffigurati alcuni poeti, tra cui Dante, è opera della bottega di Antonio Maria Viani.
Altri legami tra Dante e Mantova si trovano nella collezione gonzaghesca. Ai tempi di Francesco I, l’inventario del 1407 segnala la presenza di ben due copie della Divina Commedia tra le opere in possesso della famiglia Gonzaga. Alla voce n.1 e n.2 della lista “...librorum in lingua vulgari” si leggono le diciture “primo liber Dantis glosatus” e “Item Dantes”, alle quali seguono la celeberrima citazione dell’incipit “Nel mezzo del camin di nostra vita...” che non lascia dubbi sull’opera in questione.
Ovviamente, il rapporto tra il poeta e la città è ulteriormente rafforzato dalle origini di Virgilio, guida di Dante nel viaggio ultraterreno, ovvero nell’Inferno e nella salita del Purgatorio. Publio Virgilio Marone nacque ad Andes, nei dintorni di Mantova, nel 70 a.C. e morì a Brindisi nel 19 a.C.
A Virgilio è inoltre dedicata una piazza a Mantova, piazza Virgiliana, dove si erige il monumento ad opera di Luca Beltrami ed Emilio Quadrelli, inaugurato nel 1927.
Infine, Dante soggiornò mai a Mantova? La questione è controversa e legata a un’opera tarda attribuita al Sommo Poeta. La Quaestio de aqua et terra è la trascrittura di un intervento in dibattito pubblico verificatosi nella chiesa di Sant’Elena a Verona il 20 gennaio del 1320. Qui Dante avrebbe precisato a una folta platea di personaggi colti e influenti alcuni temi legati alla sua concezione del cosmo. Gli studiosi non sono tutti concordi, ma se il manoscritto fosse stato davvero redatto da Dante stesso, ne certificherebbe il soggiorno mantovano, come esplicitamente indicato nell’incipit: “Manifestum sit omnibus vobis quod, existente me Mantue, questio quaedam exorta est, que dilatrata multotiens ad apparentiam magis quam ad veritatem, indeterminata restabat” (“A tutti voi è noto come, trovandomi a Mantova, sorse una questione già più volte dibattuta, ma sempre con argomenti che avevan più l’aria del sofisma che del vero; e che, tuttavia, restava ancora indefinita”).
Nell’immagine, il ritratto di Dante nella Galleria degli Specchi del Palazzo Ducale di Mantova. Ph.Credit Museo di Palazzo Ducale
Quali sono i legami tra Dante e Mantova? Tanti spunti dal Palazzo Ducale gonzaghesco |