Reggio Emilia, completamente riallestito il Palazzo dei Musei: è uno spazio condiviso del XXI secolo


Con l’inaugurazione del piano secondo, il Palazzo dei Musei di Reggio Emilia ha completato il riallestimento delle collezioni. Un museo più nuovo, più grande, più museo. Ecco come si presenta ora. 

Il Palazzo dei Musei, sede dei Musei Civici di Reggio Emilia, ha completato con l’inaugurazione del piano secondo un complessivo ripensamento delle collezioni, grazie all’idea progettuale di Italo Rota e dei curatori delle raccolte. Un museo nel museo composto dalla Collezione Lazzaro Spallanzani, dal museo Gaetano Chierici di Paletnologia, dalle collezioni di Archeologia con il Portico dei Marmi, il Chiostro e l’Atrio dei Mosaici, dalle raccolte di Zoologia e Anatomia, dalle collezioni di Etnografia e Botanica, dalla sezione di Geologia.

Il Museo è diventato più nuovo, più grande, più museo: a fronte di una delle testimonianze museali più antiche d’Italia (l’origine del museo è databile al 1830, il primo nucleo ha origine nel 1799), ora Reggio Emilia traccia e rende permanente un suo nuovo ruolo nella Contemporaneità. Il Nuovo Museo è uno spazio condiviso del XXI secolo dove storia, cultural heritage, immagini e tecnologia convivono e dialogano. Si rivolge a un visitatore attivo, invitato a immergersi in un grande Archivio dei beni comuni: i materiali museali, parte dei quali usciti dai depositi, altri provenienti da istituzioni cittadine (tra tutte la Biblioteca municipale Panizzi), sono organizzati secondo una pluralità di livelli narrativi, di connessioni spazio-temporali. Prende il via una narrazione che parte dalla Preistoria del territorio reggiano, che vede l’esposizione anche di reperti d’eccezione come la Venere di Chiozza e l’Ascia dell’Età del rame, e che giunge a Marco Emilio Lepido e alla sua Via Emilia; proseguendo poi con i grandi personaggi come Correggio e Ludovico Ariosto, con gli Estensi e il primo Tricolore, fino ad arrivare all’Ottocento di Antonio Fontanesi e infine alla contemporaneità, quest’ultima rappresentata da un importante e vasto patrimonio fotografico, nato dalle opere raccolte o commissionate dall’Amministrazione comunale agli artisti che hanno partecipato in oltre quindici anni al progetto di Fotografia Europea. Del patrimonio fotografico fa parte anche la produzione di Luigi Ghirri, conservata dall’Archivio Eredi Luigi Ghirri. Dato il significativo ruolo che la fotografia riveste nella storia della città, si può parlare di Photo Affection: per questo il Nuovo Museo dedica notevole spazio al mondo fotografico. Una sezione permanente, progettata in collaborazione con l’Archivio Eredi Luigi Ghirri, racconta la ricerca del celebre fotografo di paesaggio di cui quest’anno ricorrono i trent’anni dalla sua scomparsa, e qui ogni anno verrà proposta una mostra per far scoprire la sua ricca produzione; una ricerca aperta sul suo lavoro nelle tante possibili sollecitazioni che il suo ‘sguardo’ continua a far riflettere nella contemporaneità. Dall’altra parte si vuole invece valorizzare la collezione di Fotografia Europea, che sarà riallestita periodicamente per ragioni conservative.

Se al piano primo, nelle collezioni storiche, è stato possibile “ascoltare” il passato e al piano terzo si è dato spazio alla sperimentazione (è quello con una maggiore vocazione laboratoriale e di ricerca), al piano secondo si propone al visitatore l’esperienza full immersion. Nel Nuovo Museo, costituito da quattro gallerie disposte a quadrilatero su una superficie complessiva di mille metri quadrati e da un migliaio di oggetti esposti, si procede in due direzioni: una verticale, ovvero una narrazione episodica, e l’altra orizzontale, ovvero una narrazione seriale sviluppata su più episodi. La cronologia non è più l’unica modalità di racconto: ogni oggetto ha un “tempo multiplo” e si apre a temporalità differenti, innescando così relazioni diverse e nuovi significati.

Tema dominante di tutte le nuove sezioni è l’immagine, fotografica e filmica; la regia dei video artistici che completano la visita è di Francesca Grassi, con inserimenti di altri autori, quali Domiziana Bani, Mario Martone ed Ermanno Olmi.

Il secondo piano si apre con un video di Ermanno Olmi, I grandi semplici, “sulla capacità dell’uomo di fare manifattura, cioè prendere la materia e farne altro, e si concluderà con le visioni di grandi artisti della fotografia”, commenta Italo Rota. Introdotto dalla Venere di Chiozza, che conclude allo stesso tempo la sezione delle collezioni storiche, il piano secondo, considerato il centro dell’edificio, prosegue con la Necropoli preistorica; le parures femminili di gioielli (omaggio al ruolo della donna fin dall’antichità) ornano figure di donne dai contorni evanescenti, disegnate dalla luce. Vi sono inoltre quattro armadi ottocenteschi dedicati al “metodo Chierici”: il paletnologo don Gaetano Chierici fu un esponente di rilievo della cultura italiana dell’Ottocento, tra i primi ad applicare metodologie scientifiche all’archeologia; i Musei Civici hanno recentemente celebrato i duecento anni dalla nascita del paletnologo, fondatore nel 1870 del Museo di Storia Patria di Reggio Emilia. Seguono materiali di piena fase etrusca provenienti da contesti abitativi e funerari, mentre l’epoca della dominazione romana è introdotta dalla ricostruzione di una tenda da campo che simboleggia la fase della conquista della Cispadana, di cui protagonista fu il console Marco Emilio Lepido, eponimo della regione emiliana e fondatore della stessa città di Reggio. Un particolare allestimento è dedicato al tesoro tardo-antico di Reggio Emilia, che conta preziosi gioielli e monete d’oro, occultati nel periodo della guerra tra Odoacre e Teodorico. La sezione archeologica si conclude, in connessione con la via Emilia romana, con un selezione di opere di "Esplorazioni sulla via Emilia, progetto fotografico del 1986 che vedeva coinvolti Olivo Barbieri, Gabriele Basilico, Luigi Ghirri, Mimmo Jodice. 

Archeo-Logos, l’allestimento di alcune sepolture dalla necropoli neolitica di Chiozza
Archeo-Logos, l’allestimento di alcune sepolture dalla necropoli neolitica di Chiozza
Sala dedicata alle parure, i corredi delle sepolture femminili attraverso il tempo, dettaglio
Sala dedicata alle parure, i corredi delle sepolture femminili attraverso il tempo, dettaglio
Archeo-Logos, la sezione dedicata all’età del ferro e alla civiltà etrusca
Archeo-Logos, la sezione dedicata all’età del ferro e alla civiltà etrusca
Archeo-Logos, la ricostruzione del praetorium, nella sezione dedicata al periodo romano
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Nella Galleria d’arte, l’ambientazione cambia: la carta da parati alle pareti, la boiserie che include oggetti e video, nuove declinazioni di vetrine tridimensionali in dialogo con le pareti. Filo conduttore diviene qui la riflessione sul rapporto tra Reggio Emilia e gli Estensi in quattrocento anni di storia, da Ludovico Ariosto alla soglia dell’Unità d’Italia. È qui esposta una copia della celebre Notte (L’Adorazione dei pastori) del Correggio, oltre a opere pittoriche, dipinti provenienti da chiese scomparse, artisti importanti che nel Seicento si ritrovano nel cantiere della Basilica della Ghiara, fino alle testimonianze della cultura accademica ottocentesca. La pittura si intreccia con le arti applicate, le armi, i tessuti, la scenografia, eccellenze della città dal Quattrocento al Settecento. Nella sala del Rinascimento una grande teca racconta la storia della famosa Mappa di Cantino commissionata nel 1502 da Ercole I d’Este a un cartografo portoghese. La mappa raffigura il mondo noto all’epoca e soprattutto rappresenta la curiosità della corte estense per le nuove scoperte e l’apertura di Reggio Emilia al mondo, che accompagna la sua storia fino al giorno d’oggi. Si vede l’Africa con la testa di rinoceronte, l’Amazzonia con i pappagalli le cui piume ritornano nelle amache e nelle tuniche decorate, sullo sfondo interpretazioni fotografiche degli stessi paesaggi.

Il Settecento vede la realizzazione della Reggia di Rivalta voluta da Francesco III d’Este e dalla moglie Carlotta d’Orleans, e il secolo dei lumi, denso di storia e cultura, accompagna Reggio Emilia, attraverso il fondamentale episodio del primo Tricolore, vessillo della Repubblica Cispadana, padre di quello risorgimentale e nazionale, verso l’Unità d’Italia. La sezione dell’Ottocento presenta invece i grandi temi dell’arte di quel secolo: i ritratti e gli autoritratti di pittori approfondiscono il ruolo dell’artista, la ricostruzione dell’atelier di Alfonso Chierici narra i fondamenti della cultura accademica. La curiosità per i nuovi mondi coinvolge Antonio Fontanesi: col suo insegnamento trasmette al Giappone le conoscenze occidentali sulla prospettiva e la pittura ad olio, assorbendo poi dalla cultura orientale il rapporto totalizzante con la natura.

La sala intitolata People si pone infine come snodo e connessione tra epoche a confronto. Alle testimonianze risorgimentali del Museo del Tricolore fanno riscontro le opere Così va il mondo di Cirillo Manicardi, che ritrae la tradizione contadina, e Gruppo di componenti la Cooperativa Pittori di Reggio Emilia di Augusto Mussini. Sul lato opposto i dagherrotipi dei combattenti del periodo risorgimentale dialogano con i reggiani ritratti nel progetto fotografico AEmillia, che introduce alla sezione dedicata alla fotografia.

All’ultimo lato del quadrilatero prende il via infatti la Contemporaneità, con le già citate sezioni dedicate alla collezione della Fotografia Europea e alla produzione di Luigi Ghirri.

La realizzazione del Nuovo Museo nel Palazzo dei Musei di Reggio Emilia, promossa dal Comune di Reggio Emilia-Musei Civici, è stata realizza grazie al sostegno di Ministero della Cultura - Cantiere Estense_Un Progetto del MiC, Regione Emilia-Romagna e con il contributo Art Bonus di Iren spa.
I Musei Civici di Reggio Emilia sono allestiti in quello che era l’antico convento della chiesa di San Francesco dove nel 1830 venne collocata la collezione dello scienziato illuminista Lazzaro Spallanzani acquistata dalla Comunità nel 1799, e dove Gaetano Chierici, padre della paletnologia italiana, a partire dal 1862 realizza il suo Museo di Storia Patria. I primi giacimenti di un mondo definito “prezioso pedigree collezionistico” da Elisabetta Farioli, già direttore dei Musei Civici, che ha accompagnato il percorso decennale di ricerca, mostre e allestimenti verso il Nuovo Museo, accettando la sfida di “guardare al passato delle raccolte con atteggiamento critico, consci della responsabilità di rivolgersi al visitatore di oggi”.

Noi e gli Este, sala dedicata al ‘600: il focus sull’arte della seta dialoga con le moderne industrie tessili
Noi e gli Este, sala dedicata al ’600: il focus sull’arte della seta dialoga con le moderne industrie tessili
Noi e gli Este, veduta della sala dedicata al '600
Noi e gli Este, veduta della sala dedicata al ’600
Noi e gli Este, la vetrina dedicata a Ludovico Ariosto
Noi e gli Este, la vetrina dedicata a Ludovico Ariosto
Sala dedicata all'800, dettaglio
Sala dedicata all’800, dettaglio
Sala People, dedicata al passaggio tra '800 e '900, particolare dell’allestimento del progetto fotografico AEmilia
Sala People, dedicata al passaggio tra ’800 e ’900, particolare dell’allestimento del progetto fotografico AEmilia
Photo affection, la sala dedicata alle opere di Luigi Ghirri
Photo affection, la sala dedicata alle opere di Luigi Ghirri

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