A Omegna (Verbania) nasce un museo dedicato al figlio più celebre della cittadina sul lago d’Orta: è il Museo Rodari, un museo multimediale centrato sulla figura del grande scrittore per l’infanzia, giornalista e poeta Gianni Rodari (Omegna, 1920 - Roma, 1980). Il percorso dell’istituto, sviluppato dal curatore Pino Boero, dai progettisti di auroraMeccanica che hanno creato gli allestimenti museali, da Bianchetti Architettura per il progetto architettonico e da Studio Grand Hotel che ha seguito il progetto grafico, porta i visitatori a sperimentare nuovi modelli di didattica e diffusione del patrimonio immateriale, tutto basato su di un itinerario narrativo inedito sulla vita e sulla poetica di Gianni Rodari. Il progetto, fortemente voluto dal sindaco Paolo Marchioni, è stato reso possibile da Fondazione Cariplo. Il Museo Rodari apre ufficialmente le porte il 23 ottobre, in occasione dei 101 anni della nascita di Gianni Rodari, nel contesto di un Festival della Letteratura per Ragazzi a lui dedicato e giunto quest’anno all’ottava edizione.
Il Museo Rodari sorge nel cuore del centro storico di Omegna e si raggiunge percorrendo una piccola via in salita, come la Nigoglia, il torrente che attraversa il paese (raro esempio di corso d’acqua che nell’area scorre verso nord) ed è uno dei simboli del Cusio, il territorio dove si trova Omegna. La prima sala del museo è concepita per accogliere il pubblico e contestualizzare il territorio: il visitatore si trova davanti a un portale ad archi che richiama i portici omegnesi e ad una proiezione della Nigoglia che si sviluppa in altezza a ricordare il famoso motto di Rodari “La Nigoia la va in su e la legg la fouma nu.” In questa prima area si racconta la storia del territorio: da una parte i luoghi significativi del lago d’Orta legati ai pensieri e alle citazioni di Gianni Rodari, dall’altra il carattere creativo di Omegna raccontato attraverso le aziende e gli oggetti di design nati a Omegna.
La sala successiva è dedicata alla vita di Rodari: è una sala intima, dalle luci soffuse, caratterizzata da una grande proiezione a parete e da un tavolo basso su cui sono presenti una serie di oggetti: taccuini, biglietti del cinema, videocassette e altro ancora. Ciascun oggetto è attivo: il visitatore può sfiorarlo per attivare un racconto. L’oggetto diventa dunque simbolo evocativo e pretesto per creare una connessione romantica con i racconti in prima persona dell’autore omegnese. Nella stessa sala, un pannello a parete disegna la linea della vita di Rodari, intrecciandola con gli eventi storici in Italia e nel mondo. Il visitatore prosegue la visita al primo piano accompagnato dalla proiezione del fiume che scorre verso l’alto sulla parete della scala, come se guidasse i visitatori lungo il percorso di visita.
La prima installazione del primo piano, il Binomio Elettrico, nasce dalla citazione di Rodari: “Non basta un polo solo per produrre una scintilla, ce ne vogliono due. La parola singola agisce solo quando ne incontra una seconda che la provoca, la costringe a uscire dai binari dell’abitudine, a scoprirsi nuove capacità di significare”. L’installazione invita il visitatore a scegliere due parole (ad esempio “Baffi” e “Fiore”) e a creare una connessione concettuale unendole tra loro. Questo avviene utilizzando due “spine” colorate, due poli che, se uniti, attivano un circuito elettrico luminoso e danno vita ad un’animazione grafica che evidenzia alcune frasi fantasiose (esempio “Il fiore sotto i baffi”, “Il fiore voleva i baffi”, “I baffi imitavano il fiore... ”).
Proseguendo la visita, il visitatore si trova davanti a due grandi installazioni. A sinistra una televisione gigante (Ad Inventar storie) dove si è chiamati a mescolare gli ambienti e i personaggi delle più famose storie di Rodari per creare ancora una volta nuove logiche e nuove connessioni con la fantasia. La parete diventa uno spettacolo nel quale si può trovare il Barone Lamberto che interagisce con la torta in cielo o Alice cascherina nel palazzo di gelato con il cavallo a dondolo e un gatto, in base alle combinazioni scelte del pubblico (“Sbagliando s’inventa”, diceva Rodari). Di fronte ci si ferma ad osservare il grande sistema di rotative di Favole al rovescio: un meccanismo analogico con rulli, ingranaggi e nastro che ricorda la rotativa dei giornali. Girando la manovella, il visitatore potrà muovere l’intero macchinario, la scritta stampata sul nastro inizia a muoversi, ma le scritte sono al rovescio, ed è impossibile capire cosa ci sia scritto. Lo specchio presente al centro del sistema è la chiave di lettura della favola.
L’ultima sala è dedicata ad un’unica grande installazione: la Biblioteca della Fantasia. Una vera libreria a parete alta fino a soffitto e due leggii disposti lateralmente. Sulle mensole sono presenti circa 300 libri bianchi che rappresentano un’antologia rodariana. Alcuni libri sono illuminati, una luce pulsante li rende vivi e li distingue dagli altri. Toccando uno di essi si attiva un videomapping sull’intera libreria e un breve racconto dedicato ad una tematica chiave del pensiero rodariano: A tavola, Cartoline, La natura, I gatti, Il lavoro, Scuola, Natale, Emigrare, Capire i bambini, La pace, Scuola, Televisione. Le postazioni laterali, più intime e autonome, sono dedicate alle riviste da un lato (Il Corriere dei Piccoli, il Pioniere e La via Migliore) e alle copertine di tutto il mondo dall’altro. Qua e là nelle sale, sono distribuiti alcuni telefoni a disco tramite i quali il visitatore può riascoltare le Favole al Telefono del ragionier Bianchi. Alzando la cornetta e componendo il numero presente in rubrica si può ascoltare una favola in lingua italiana o straniere direttamente dalla cornetta.
“Come sottolineò Gianni Rodari in il libro degli errori”, dichiarano il sindaco Paolo Marchioni e l’assessore alla cultura Sara Rubinelli, “‘Ciò che non si sa è sempre più importante di quello che si sa’. L’augurio è che, nel percorrere gli spazi de1 Museo Rodari, si scoprano o ri-scoprano concetti e strumenti per rafforzare la nostra intelligenza emotiva e sociale. Perché il raggiungere gli ideali non è obbiettivo per singoli cavalieri, ma un gioco di squadra dove ciasuno di noi può fare la sua mossa, piccola, ma importante”.
“Quasi certamente”, sottolinea Pino Boero, “Gianni Rodari sarebbe riuscito a scherzare davanti alla realizzazione di un Museo a lui dedicato, avrebbe fatto de11’ironia come quando, definito da Tullio De Mauro ‘un classico’, girò per la redazione di Paese Sera con un cartellino appeso alla giacca che diceva: ‘Sono un classico’. Nel nostro caso Gianni avrebbe scritto sorridendo ‘Sono un Museo’ e forse avrebbe manifestato, sempre con il sorriso, la preoccupazlone di finire in qualche vecchia teca da museo ottocentesco... Nulla di tutto questo perchó il Museo Rodari racconta la ‘fantastica storia’ dello scrittore, del territorio e de1 contesto storico con la leggerezza della dimensione virtuale, con il piacere della scoperta di testi che scendono dagli scaffali e di immagini che si ricompongono; s1 vedrà Rodari intervlstato in televisione e si ascolteranno ‘al telefono’ alcune famose ‘favole’ con la possibilità, componendo numeri speciall, di sentirle recitate in diverse lingue... Da Omegna al mondo, dunque, in un viaggio dentro un Museo pleno di sorprese”.
“La scelta”, spiegano da Bianchetti Architettura, “è ricaduta su un edificio di proprietà comunale sito nel nucleo storico della città, a pochi passi dal Municipio e dalla casa natale dello scrittore per favorire un percorso che dal Museo conduca il visitatore alla scoperta di Omegna. Il fabbricato, originariamente dei primi anni del XIX secolo, è stato interamente ristrutturato per favorire la creazione di ambienti senza ostacoli adatti alla destinazione museale”.
“Il percorso museale del Museo Rodari”, evidenzia auroraMeccanica, “è stato studiato per creare un’esperienza multimediale coinvolgente, immersiva e accessibile a tutti; progettato con un’attenzione particolare verso il pubblico infantile ma capace di dialogare anche con un pubblico adulto e preparato. Gli exhibit interattivi coniugano elementi fisici con videoproiezioni digitali, componenti meccaniche e software procedurali si mescolano e si intrecciano tra di loro, per disegnare un percorso narrativo inedito sulla vita e la poetica di Gianni Rodari. I visitatori sono chiamati a mettersi in gioco in prima persona per attivare i racconti e i meccanismi narrativi delle installazioni, senza di loro il museo non avrebbe senso, resterebbe perennemente incompiuto. In un percorso museale che non espone oggetti ma storie ed esperienze, il vero contenuto culturale da salvaguardare e tutelare sono proprio i visitatori e la loro esperienza di visita. In questo modo il museo si trasforma, diventa un luogo vivo e accessibile, in cui sperimentare nuovi modelli di didattica e di diffusione del patrimonio immateriale, seguendo le orme fantastiche di Gianni Rodari”.
“La matita bicolore o ‘matita del maestro’”, afferma Studio Grand Hotel, “è l’elemento chiave dell’identità visiva progettata da Studio Grand Hotel per il Museo Rodari. Utilizzata, nell’immaginario comune, per segnalare errori più o meno gravi, si trasforma per l’occasione in scettro ‘dell’errore creativo’. Il rosso e il blu diventano i colori primari della palette cromatica identitaria, leggibili anche come poli elettrici, forze opposte necessarie ad innescare la scintilla della creatività”.
Nasce a Omegna il Museo Gianni Rodari, interamente dedicato al grande scrittore dell'infanzia |