Un fondo da 10 milioni di dollari per acquistare opere di sole donne: è questa la donazione destinata alla National Gallery of Art di Washington dalla famiglia della filantropa Victoria P. Sant, già presidente della National Gallery, scomparsa nel 2018. Il Victoria P. Sant Fund for Women Artists, questo il nome della donazione, promuoverà la priorità della National Gallery di acquisire più opere di donne, dalle opere storiche agli artisti viventi. Molte acquisizioni del museo negli ultimi anni si sono concentrate sulle donne: tra queste, un ritratto della pittrice bolognese Lavinia Fontana (1552–1614), il primo dipinto di un’artista italiana della prima età moderna ad entrare nella collezione, e una piccola scultura di Luisa Roldán (1652–1706) che è la prima opera di una scultrice creata prima del 1850 ad entrare nella collezione.
“La National Gallery of Art e i nostri milioni di visitatori hanno beneficiato enormemente della dedizione di Vicki al servizio del pubblico americano”, ha affermato Kaywin Feldman, direttrice della National Gallery. “È emozionante disporre adesso di un fondo di dotazione per aiutarci ad acquisire capolavori di artiste donne, e che porterà il nome di una sostenitrice e leader così esemplare. Non vediamo l’ora di aggiungere importanti opere di artiste di tutte le epoche al raccolta e continuando il lavoro che Vicki ha così appassionatamente sostenuto”.
Il Fondo Victoria P. Sant per le donne artiste sarà, afferma il museo, “la pietra angolare negli sforzi in corso per colmare il divario di artiste donne rappresentate nella collezione”. Victoria P. Sant (1939–2018) è stata la prima donna presidente della National Gallery, e ha ricoperto la carica di membro del cda del museo per 15 anni. La National Gallery intende utilizzare il fondo a lei intitolato per ampliare le acquisizioni di opere da parte delle donne come parte del suo impegno per aumentare il patrimonio di opere di questi artisti: negli ultimi due anni (da maggio 2020 a maggio 2022), il 50,6% delle opere acquisite tramite acquisto è stato di artisti di colore, rispetto al 12,6% dei due anni precedenti (con un aumento del 302%). Nello stesso periodo le opere delle artiste rappresentavano il 35,5% del totale, contro il 20,3% dei due anni precedenti (con un aumento del 75%).
Tra le opere femminili acquisite di recente figurano il Ritratto di Lucia Bonasoni Garzoni (1590 circa) di Lavinia Fontana, che raffigura la musicista del XVI secolo Lucia Bonasoni Garzoni, e ritenuto tra le opere sopravvissute meglio conservate e più compiute di Fontana nel genere della ritrattistica. Rara rappresentazione di una musicista donna del XVI secolo da parte di un’artista donna del XVI secolo, questo dipinto racconta “la storia di due donne esperte che furono in grado di superare gli ostacoli in una società patriarcale per avere successo nelle sfere artistiche della pittura e della musica”, afferma il museo. E ancora, la Madonna col Bambino (1680-1686 circa) di Luisa Roldán, piccola statua in legno intagliato e dipinta che costituisce la prima opera di una scultrice eseguita prima del 1850 che entra nella collezione della National Gallery. Ampiamente accettata come opera di Roldán per motivi stilistici, condivide strette somiglianze con una gamma di sculture che sono ampiamente riconosciute come sue. Ancora, tra le acquisizioni salienti figura The American People Series # 18: The Flag is Bleeding (1967) di Faith Ringgold (1930), il primo dipinto di una figura di spicco dell’arte contemporanea ad entrare nelle raccolte del museo della capitale americana. Sono entrate poi opere di Carmen Herrera (1915–2022), una delle principali astrattiste nella seconda metà del XX secolo, di Genesis Tramaine (1983), artista che fonde un uso provocatorio del colore con un approccio misto di ispirazione urbana che si concentra sulla forma e sulla definizione della “American Black Face” e utilizza caratteristiche esagerate per catturare le emozioni vivaci delle anime non sfruttate e sottorappresentate delle persone nere. Nella collezione è entrata anche un’opera di Carla Accardi (1924–2014), figura di spicco dell’arte italiana del dopoguerra e del movimento femminista italiano: si tratta di Rossorosa (1966), lavoro che esemplifica la preferenza di Accardi per le combinazioni di tonalità di massima intensità e motivi audaci per creare potenti effetti ottici.
Quanto alla scultura, sono state acquisite opere di Sonia Gomes (1948), artista afro-brasiliana contemporanea, nota per le sue opere a tecnica mista realizzate con tessuto, filo metallico e altri materiali, di Chakaia Booker (1953), di Betye Saar (1926) e di Louise Nevelson (1899–1988): di quest’ultima la National Gallery ha acquisito Untitled (1975 circa), che ricorda i tipici lavori della scultrice di origini ucraine e consiste in gran parte di pezzi trovati di legno dipinto di nero che si adattano perfettamente all’interno di contenitori a forma di scatola. Importanti acquisizioni anche nel settore delle stampe (in particolare le opere settecentesche di Maria Catharina Prestel, tra le prime donne a dedicarsi alla tecnica dell’acquatinta) e dei disegni, e della fotografia (con opere di Carrie Mae Weems, di Christina Fernandez e di JoAnn Verburg).
Immagine: Carla Accardi, Rossorosa (1966; vernice su sicofoil su cartone, 50,16 x 69,85 cm; Washington, National Gallery)
Alla National Gallery di Washington un fondo da 10 milioni per acquistare opere di sole donne |