La National Gallery di Londra ha deciso di fare i conti col suo passato e ha pubblicato i primi risultati di un progetto di ricerca per comprendere e riconoscere il ruolo che lo schiavismo ha avuto nella storia dell’istituto. Questo perché collezionisti, esperti, donatori e fondatori di musei e gallerie in tutta la Gran Bretagna erano proprietari di schiavi o beneficiavano finanziariamente del commercio di persone schiavizzate. Il progetto, fa sapere il museo, è iniziato per scoprire quali connessioni con lo schiavismo possono essere rintracciate all’interno della National Gallery e fino a che punto i profitti della schiavitù nelle piantagioni hanno avuto un impatto sulla storia del museo.
Il progetto di ricerca in corso, partito in collaborazione con il Centre for the Study of the Legacies of British Slavery (LBS) dell’University College London (UCL) come parte del progetto Legacies of British Slave-ownership, è cominciato nel 2018 e ha chiarito molti legami tra la proprietà degli schiavi, il collezionismo d’arte, il mecenatismo e la filantropia in Gran Bretagna. Il primo personaggio oggetto della ricerca è stato l’imprenditore anglo-russo John Julius Angerstein (San Pietroburgo, 1735 - Londra, 1823): questo perché, nel 1824, il governo britannico acquistò 38 quadri di Angerstein come base della collezione nazionale. Lavorando per quelli che sarebbero poi diventati i Lloyd’s di Londra, Angerstein accumulò una fortuna tramite l’intermediazione e la sottoscrizione di assicurazioni marittime, parte delle quali (non sono note le proporzioni) coprivano le navi negriere e le navi che portavano in Gran Bretagna i prodotti coltivati nei Caraibi da persone schiavizzate. Ad oggi, il progetto di ricerca si è concentrato sui trustee e sui donatori del XIX secolo, nonché su alcuni importanti artisti. Le prime due fasi della ricerca sono state completate, coprendo il periodo dal 1824 al 1880.
In particolare, il museo ha indagato se l’individuo in esame aveva legami con lo schiavismo, se i personaggi studiati hanno ottenuto benefici dalla tratta degli schiavi e in che modo; se l’individuo in questione aveva legami con il movimento abolizionista. I dati sono stati generati principalmente attraverso la consultazione di tre fonti online, ovvero il progetto UCL Legacies of British Slave-ownership, l’Oxford Dictionary of National Biography e il sito History of Parliament. I dati raccolti sono stati collegati alle immagini della National Gallery associate alle persone oggetto della ricerca, e questi dati sono ora disponibili per la consultazione sul sito web.
L’approccio del museo è stato onnicomprensivo. In particolare, sono stati considerati legami con lo schiavismo derinvanti da rapporti familiari, diretti o collaterali (anche attraverso il matrimonio), incontri professionali (il pittore Thomas Lawrence, ad esempio, ritrasse sia proprietari di schiavi che abolizionisti: per avere un’idea di come sono stati organizzati i dati è possibile consultare la sua scheda sul sito), proprietà di terzi di un dipinto già appartenuto, commissionato o raffigurante un proprietario di schiavi. Di conseguenza, l’inclusione nella ricerca non dovrebbe essere intesa come implicante un collegamento diretto con la schiavitù. Per facilitare la consultazione degli utenti, gli individui ricercati sono stati raggruppati in base al tipo di connessione nota con schiavismo, abolizionismo, entrambi o nessuno. La presentazione dei dati mira, per quanto possibile, a presentare oggettivamente fatti rilevanti per la lunga e complessa storia della tratta transatlantica degli schiavi. Dalle informazioni fornite, gli utenti saranno in grado di determinare in autonomia la natura e l’estensione di tali connessioni. Tutti i dati sono stati poi esaminati e verificati da Nicholas Draper, fondatore del progetto LBS.
La National Gallery sta ora avviando la terza fase del progetto di ricerca, che coprirà mecenati e donatori dal 1880 al 1920; finita questa, la quarta fase coprirà tutti i personaggi fin dal 1640.
Londra, la National Gallery fa i conti col passato e indaga i suoi legami con lo schiavismo |