Le National Galleries of Scotland di Edimburgo, il più importante museo scozzese, hanno annunciato di aver terminato la partnership con la British Petroleum (BP) a causa delle preoccupazioni del museo relative ai cambiamenti climatici. Di conseguenza, la mostra BP Portrait Award 2019 (il più importante premio mondiale riservato alla ritrattistica, indetto ogni anno dalla National Portrait Gallery di Londra e finanziato dalla BP, che portano poi la mostra in giro) che aprirà il 7 dicembre sarà l’ultima sponsorizzata dal colosso petrolifero.
Laconico ma molto chiaro il comunicato dell’istituto, che così recita: “alle National Galleries of Scotland riconosciamo di avere la responsabilità di fare il più possibile per affrontare l’emergenza climatica. Per molti, l’associazione della competizione con BP non è considerata compatibile con questo obiettivo. Quindi, dopo le dovute considerazioni, i Trustees delle National Galleries of Scotland hanno deciso che questa sarà l’ultima volta che la galleria ospiterà la mostra nella forma attuale. La mostra è stata molto popolare, avendo richiamato tanti visitatori nuovi e di ritorno negli scorsi anni. Siamo grati alla National Portrait Gallery di Londra e alla BP per l’opportunità che la competizione e la mostra hanno offerto per ispirare giovani talenti e per promuovere la ritrattistica in tutto il mondo”.
Le National Galleries of Scotland si aggiungono dunque a una già lunga lista di istituzioni britanniche che hanno reciso i legami con la BP (negli scorsi anni la stessa decisione era stata maturata, per esempio, dalla Tate e dall’Edinburgh International Festival). I musei che ancora non lo hanno fatto continuano a essere oggetto di proteste: le più eclatanti, come avevamo raccontato anche su queste pagine, di sicuro sono quelle che si sono tenute al British Museum.
L’ultima istituzione in ordine di tempo a tagliare i ponti con la BP è stata la Royal Shakespeare Company, lo scorso ottobre, e aveva ottenuto in cambio un risposta piccata da parte dell’azienda, che si era definita “delusa e turbata” per la decisione della compagnia: “il nostro supporto all’arte nel Regno Unito”, aveva dichiarato la BP con una nota, “ha consentito l’accesso a eventi di portata mondiale a milioni di persone negli ultimi cinquant’anni. Tutto ciò fa parte del nostro impegno per offrire ricadute alle comunità dove viviamo e lavoriamo. Siamo sgomenti perché condividiamo molte delle preoccupazioni che apparentemente hanno contribuito alla decisione. Riconosciamo che il mondo sta percorrendo un sentiero insostenibile [...] e il dibattito è centrato su come affrontare ciò nel contesto di un mondo in cui cresce la richiesta di energia [...]. Ironicamente, la crescente polarizzazione del dibattito, e i tentativi di escludere le aziende che si impegnano per fare vero progresso, è esattamente ciò che non serve. Questa sfida globale richiede a tutti (aziende, governi e individui) di lavorare insieme per raggiungere un futuro low carbon”.
Nella foto: la sede della Scottish National Gallery, parte delle National Galleries of Scotland. Ph. Credit Maciek Szczepaniak
Svolta in favore del clima per le National Galleries of Scotland: termina la partnership con BP |