Napoli, il MANN firma accordi di valorizzazione con l'Unione Industriali e con la Procura


Doppio accordo per il Museo Archeologico Nazionale di Napoli: uno con la Procura di Napoli, per valorizzare le opere sequestrate ai traffici illeciti, l’altro con l’Unione degli Industriali per eventi congiunti e attività di promozione.

A Napoli, il Museo Archeologico Nazionale (MANN) negli ultimi giorni è stato molto attivo sul fronte delle collaborazioni istituzionali, con la firma di due diversi accordi: il primo, la settimana scorsa, con la Procura di Napoli per valorizzare le opere sequestrate ai traffici illeciti, e l’altro, annunciato nella giornata di lunedì 5 dicembre, con l’Unione degli Industriali del capoluogo campano per organizzare eventi congiunti e attività di promozione.

Il primo accordo, quello con la Procura di Napoli, dà avvio a un progetto pilota con l’obiettivo i liberare dai sigilli le centinaia di opere d’arte e reperti sequestrati nella lotta al traffico illecito che giacciono nei depositi e restituirli allo studio e alla fruizione pubblica. Firmato al Museo dalla procuratrice Rosa Volpe per la Procura napoletana, con Pierpaolo Filippelli procuratore aggiunto (coordinatore del gruppo tutela beni culturali) e il sostituto procuratore Vincenzo Piscitelli, e dal direttore del MANN Paolo Giulierini, l’accordo per la valorizzazione di questo patrimonio nascosto ha formalizzato buone prassi già in essere da un anno tra le Istituzioni con l’avviato monitoraggio di 279 fascicoli riguardanti beni affidati in custodia al Mann dal 1969 al 2017. E i primi frutti del complesso lavoro di identificazione e recupero potrebbero portare a breve un nucleo iniziale di queste opere (Anfore, monete, anelli ma anche epigrafi, statue, quasi tutte di età romana) sotto gli occhi del pubblico.

Nel progetto organizzativo della Procura di Napoli la tutela del patrimonio archeologico del territorio del circondario di Napoli è stata individuata come uno dei più importanti obiettivi di natura giurisdizionale assunti dalla Procura stessa, tanto da determinare la istituzione di un autonomo Gruppo di Lavoro Intersezionale, competente per le attività di indagine in materia di reati contro i beni culturali, storici e artistici. Le attività previste dal protocollo consentiranno alla Procura di Napoli, d’altro lato, di ricostruire e aggiornare, anche nel tempo, la mappa geocriminale delle condotte di aggressione ai beni culturali e i soggetti coinvolti nel territorio di propria competenza al fine delle ulteriori indagini sul traffico di beni culturali alla luce delle nuove e più incisive fattispecie di reato introdotte con gli artt. 518 bis e seguenti del codice penale.

“La riflessione di partenza del nostro progetto”, ha dichiarato Paolo Giulierini, direttore del MANN, “è che i musei nazionali custodiscono ‘legalmente’ reperti d’arte che vi sono confluiti, nel tempo, a seguito di vicende storiche a dir poco ‘traumatiche’, ben al di là del diritto e dell’etica. Si pensi alle opere greche trafugate da Roma, quando divenne padrona del Mediterraneo. Oppure ai manufatti provenienti da terre lontane, come l’Egitto, a seguito di acquisti non chiari, spedizioni militari con addentellate e ricerche scientifiche. Per non parlare infine delle raccolte derivate da episodi di colonialismo o imperialismo. Questo aspetto che relativizza il punto di vista della storia, deve necessariamente indurci a ripensare al concetto generale di funzione educativa dei musei o dei luoghi depositari della bellezza strictu sensu: piuttosto noi pensiamo agli istituti culturali come generatori di coscienza critica. Nella nostra idea si museo, ad esempio, si dovrà far comprendere che lo straordinario mosaico di Alessandro, che descrive il momento culminante della carica del re macedone contro Dario III Codomanno è una sorta di catarsi estetica, di sublimazione figurativa di un vero e proprio atto di aggressione di guerra. Deve essere chiaro che il bello non coincide necessariamente con il buono e che spesso l’arte è la sirena che addolcisce ed edulcora i peggiori istinti o episodi, trasformandoli quasi in miti. Se accettiamo questo assunto, l’imponente lavoro avviato con la Procura e l’Università Federico II per censire i molti fascicoli relativi ad oggetti archeologici sequestrati tra gli anni Sessanta e i nostri giorni, non è semplicemente un’operazione di natura amministrativa tesa al riordino di una parte di patrimonio. Si tratta di un ingresso della coscienza critica e storica in un fenomeno vecchio quanto l’uomo, quello del trafugamento di opere d’arte, della falsificazione. Il progetto speciale restituirà un patrimonio di prim’ordine alla comunità civile e agli studiosi, permettendo di realizzare mostre, esposizioni permanenti per ‘Musei della legalità’ come quello proposto dal Comune di Aversa, pubblicazioni specialistiche. Credo però che la novità assoluta potrà giungere dalla spiegazione del ‘perché’ si sono verificati tali episodi, dell’esemplificazione delle gerarchie di tutti quegli anelli della catena che vedono operare gli umili, solitamente i bracci operativi, e i potenti, quali porto di arrivo della merce. Magari con la compiacenza di alcune case d’asta o musei. Di tanti soggetti che sono intoccabili. Se spiegheremo che chi sottrae illegalmente oggetti mina la nostra storia e la nostra identità, mettendo in pericolo tanti posti di lavoro di giovani appassionati allora avremo già fatto molto”.

L’Università degli Studi di Napoli Federico II è impegnata sul progetto da circa un anno con l’Area di ricerca di “Diritto europeo e circolazione internazionale dei beni culturali” nell’ambito delle attività del Laboratorio su Management, Diritto, Educational nel Cultural Heritage del centro interdipartimentale L.U.P.T. con la dott. Daniela Savy (responsabile dell’area di ricerca) e le dott.sse Ivana Gallo e Maria Giada Barrella. In sinergia con Maria Lucia Giacco responsabile Ufficio Mostre e con la Direzione del Mann l’attività di ricerca e studio riguarda il riordino, la catalogazione digitale e la creazione di un database. I fascicoli esaminati sono infatti corrispondenti ad un elevato numero di opere presenti nei depositi del MANN, trafugate e oggetto di recupero da parte di procure presso i tribunali Campani con l’ausilio prezioso del Nucleo tutela Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale.

Per Daniela Savy dell’Università Federico II, “Si può ipotizzare che il traffico esaminato non sia limitato al territorio regionale, ma si inquadri, in taluni casi non tutti, in un ampio contesto di commercio illecito nazionale ed internazionale. Molto spesso il trafugamento di beni situati sul territorio regionale veniva ordinato da committenti situati al di fuori della Regione e a volte al di fuori dello Stato. Pertanto, il fatto che siano stati ritrovati su territorio Campano indica talvolta che i beni erano fermi solo alla prima tappa di un lungo viaggio e di vari passaggi nella rete dell’attività criminosa che avrebbero portato oltre i confini le opere”.

Quanto invece al protocollo che unisce il MANN all’Unione degli Industriali di Napoli, l’intesa unirà le due istituzioni fra 2023 e 2025, con tre anni d’iniziative congiunte per celebrare, nel nome della valorizzazione del territorio, i 2.500 anni della fondazione dell’antica Neapolis. La collaborazione, promossa da Paolo Giulierini (Direttore del Museo) e Costanzo Jannotti Pecci (Presidente Unione Industriali di Napoli), avrà come chiave di volta la co-organizzazione di eventi che siano ascrivibili non solo all’ambito artistico, ma anche alla diffusione delle buone pratiche imprenditoriali “made in Naples”. Le manifestazioni, aperte a cittadini italiani e stranieri, avranno la finalità di veicolare le eccellenze turistiche della città. In concomitanza con la programmazione di iniziative, prevista anche bigliettazione speciale e lancio di abbonamenti che permettano di accedere al Museo a prezzi promo. In prospettiva, l’estensione dell’accordo anche alla Rai e l’avvio dell’interlocuzione con Comune cittadino e Ferrovie dello Stato.

Prove generali dell’accordo in occasione della mostra Bizantini, che aprirà al Museo il prossimo 21 dicembre: previsti tavoli tecnici con le associazioni di categoria, per trovare punti di raccordo tra le antiche maestranze e le attuali produzioni di design e oreficeria. Ancora, in cantiere l’elaborazione di una grafica coordinata per i 2500 anni di Neapolis: tramite un bando, potranno essere le scuole del territorio a definire l’estetica del logo.

“Napoli”, commenta il direttore Giulierini, “ci insegna che siamo figli di diverse -fondazioni-, in cui mondi apparentemente lontani si incontrano. Arte e industria devono unirsi per promuovere la città e il coinvolgimento dell’Archeologico non è casuale: a maggio prossimo apriremo la Sezione Tecnologica Romana, che racconterà come il concetto di tecnologia avesse un taglio sostanzialmente multidisciplinare nel mondo antico”.

“È necessario sviluppare una conoscenza sempre più capillare della storia della nostra città”, dichiara Costanzo Jannotti Pecci, Presidente dell’Unione Industriali di Napoli.. L’approfondimento delle vicende economiche che hanno caratterizzato le varie epoche contribuirà anche a valorizzare il presente e a indirizzarne le prospettive. Il dialogo tra pubblico e privato, nella migliore declinazione che si può dare alla metodologia di un partenariato che costruisca per davvero insieme progetti e opere, è decisivo per promuovere una narrazione del territorio che esca dagli stereotipi e si rivolga a tutti, in particolare alle nuove generazioni”.

Nella foto, il MANN di Napoli.

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