Il Museo Egizio di Torino riapre, dopo lavori di consolidamento e di restauro, il suo terzo piano, ampliando il percorso espositivo con un nuovo allestimento: la Galleria della Scrittura. Mille metri quadrati che ospitano 248 reperti attraverso cui il pubblico potrà fare un viaggio in dieci sezioni all’origine delle scritture dell’antico Egitto.
Non solo geroglifici e la loro decifrazione, ma anche lo ieratico, il demotico e poi il copto. Raccontare la storia della scrittura antica, nelle sue varianti ed evoluzioni significa inoltre descrivere la società, le articolazioni dello stato e la figura dello scriba, custode della memoria storica dell’antica civiltà egizia e depositario di un saper fare, che affonda le sue origini nel mito. Il progetto espositivo è a cura di Paolo Marini, Federico Poole e Susanne Toepfer, quest’ultima responsabile della Papiroteca del Museo Egizio.
Fin dagli esordi la scrittura egizia ebbe una forte componente figurativa e il geroglifico, a cavallo tra tecnica e arte, insieme alla sua versione corsiva, è giunto a noi prima che sui papiri, su etichette di vasi, o scolpito sulle pareti di templi o su tombe o su statue, assumendo connotati monumentali e celebrativi. Ad aprire la Galleria della Scrittura è il doppio cartiglio in calcare, datato tra il 1353 e il 1336 a.C. Scolpiti su un gigantesco blocco, i geroglifici assumono una valenza quasi sacra e il nome della divinità Aten, riportato in uno dei cartigli, attraversa i millenni per arrivare fino ai giorni nostri.
Esposta anche una delle prime frasi di senso compiuto conosciuta, contenuta sul frammento di un Monumento del faraone Djoser, datata tra il 2592 e il 2566 a.C. e venuta alla luce a Eliopoli nel secolo scorso.
Tra i papiri di rilevanza mondiale presenti nella nuova Galleria, anche il Papiro dei Re, l’unica lista regale d’epoca faraonica scritta a mano su papiro che sia giunta a noi, e il Papiro della Congiura, un testo quasi di cronaca giudiziaria, che ricostruisce il processo e le pene inflitte ai colpevoli dell’attentato contro Ramesse III (1190-1077 a.C.) e che torna in esposizione al Museo Egizio dopo anni.
In esposizione anche la copia del Trattato di Qadesh, una tavoletta in argilla che documenta la pace stipulata nel XIII secolo a.C. tra l’Egitto e l’impero ittita (nell’odierna Turchia), scritto in cuneiforme. La tavoletta originale risale al 1259 a.C. ed è conservata al Museo dell’Antico Oriente di Istanbul. Si tratta del trattato di pace più antico conosciuto e la copia è stata donata al Museo dal Ministero della Cultura e del Turismo della Repubblica di Türkiye.
Il percorso espositivo è arricchito da postazioni multimediali, alcune delle quali interattive, realizzate grazie al sostegno della Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino.
La Galleria della Scrittura si chiude con una sezione dedicata al potere, anche salvifico, della scrittura, con formule magiche e protettive contro i coccodrilli e il morso dei serpenti. Si torna così alla dimensione mitologica della scrittura, che arrivò agli uomini come dono divino: una dimensione approfondita in una vetrina dedicata al dio Thot che, secondo il mito, ideò e donò agli uomini la scrittura, diventando patrono della conoscenza e degli scribi.
Il Museo Egizio apre la Galleria della Scrittura: 248 reperti per scoprire l'origine delle scritture dell'antico Egitto |