Il Museo e Real Bosco di Capodimonte ha riaperto al pubblico due importanti sezioni al primo piano: l’Armeria Farnesiana e Borbonica dopo l’intensa campagna di digitalizzazione che ha coinvolto le collezioni di armi dei Farnese e dei Borbone, e la sezione della Collezione De Ciccio che riunisce 1300 pezzi tra galanterie, vetri, bronzetti, avori e smalti medievali, paramenti sacri, tessuti e ricami, argenti di uso liturgico, bronzetti, ceroplastiche, pastori siciliani, una importante selezione di oggetti archeologici e un gruppo di maioliche e di porcellane.
L’armeria di Capodimonte è una delle più significative d’Europa. Raccoglie le armi che appartenevano alla famiglia Farnese tra la fine del XV e il XVII secolo; la collezione venne ricevuta in eredità da Carlo di Borbone, che vi aggiunse nel Settecento la sua raccolta di armi da fuoco, alcuni doni diplomatici e altre armi prodotte dalla Real Fabbrica di Napoli. Nell’Ottocento Ferdinando IV arricchì la collezione con alcuni pregiati manufatti cinquecenteschi, recuperati durante il suo esilio a Palermo. L’armeria di Capodimonte ripercorre quindi la storia completa delle armi europee d’epoca moderna.
Prima di essere una delle più importanti famiglie di collezionisti del Rinascimento, i Farnese erano soldati e militari, come il Duca Pierluigi Farnese. Tra i capolavori della loro collezione si contano infatti anche armi e armature. L’armeria Farnese conta oggi circa 600 pezzi provenienti dalla cosiddetta “armeria secreta” del palazzo Farnese di Parma. Il nucleo è composto da armi realizzate dalle più importanti botteghe d’Europa: armi da fuoco, taglio e difesa, armi bianche, spade e pugnali, tutte risalenti tra la fine del XV e la fine del XVII secolo. Le armature più pregiate di casa Farnese erano commissionate a Pompeo della Cesa, uno dei più abili armorari italiani del XVI secolo: fu in grado di creare un insieme omogeneo di pezzi intercambiabili che potevano trasformare un’armatura da piede in armatura da cavallo o da giostra. La sua mano è riconoscibile dall’intaglio estremamente raffinato della decorazione ricca di simboli, come nelle armature dette “Volat” e “del Giglio”, capolavori della sezione.
Nel 1758 Carlo III di Borbone istituì la Fabbrica d’Armi a Torre Annunziata, nella periferia a sud di Napoli. Dalla fabbrica di Torre dipendeva l’attività di altri opifici militari, che introdussero diverse migliorie tecniche su oggetti di altre manifatture europee. Dal 1782 venne fondata inoltre la Fabbrica degli Acciai per la produzione di oggetti di uso comune ma anche di armi bianche, collocata nella Palazzina dei Principi all’interno del Bosco di Capodimonte. Le fabbriche borboniche erano sorte per le esigenze dell’esercito, ma allo stesso tempo crearono raffinate armi da caccia per la corte, arricchite da intarsi in avorio e foderi in pelle. Gli esemplari napoletani guardavano ai modelli spagnoli, anche se la decorazione era più leggera. La sezione conserva inoltre le armi da fuoco madrilene portate a Napoli da Carlo di Borbone e quelle donate a Carlo e Ferdinando di manifattura sassone, viennese, spagnola e francese. Infine, sono presenti un nucleo importante di armi orientali e una serie di modellini da guerra ad uso della scuola di artiglieria.
La Collezione De Ciccio, donata da Mario De Ciccio allo Stato italiano nel 1958, è costituita da 1.300 pezzi, in particolare da oggetti d’arte applicata di differenti epoche e tipologia, raccolti dal collezionista nell’arco di oltre cinquant’anni prima a Palermo, sua città natale, poi a Napoli, sua patria d’adozione dal 1906, e anche sui più quotati mercati d’arte. Con un gusto eclettico di matrice ancora tardo-ottocentesca, De Ciccio formò la sua raccolta con alcuni dipinti, qualche scultura, smalti limosini del Cinquecento, galanterie, vetri, bronzetti, avori e smalti medioevali, paramenti sacri, tessuti e ricami, argenti di uso liturgico, ceroplastiche, un’ importante selezione di oggetti archeologici e un sceltissimo gruppo di maioliche e di porcellane.
Riaperte al pubblico l'Armeria e la Collezione De Ciccio del Museo e Real Bosco di Capodimonte |