I musei tornano ai numeri di pubblico pre-pandemia


I musei sono tornati sui livelli di pubblico che avevano nel 2019, ultimo anno pre-pandemia. Anzi: li hanno superati. E crescono anche i musei che investono sul digitale. I dati dell’Osservatorio Innovazione Digitale nella Cultura del Politecnico di Milano.

I musei italiani sono finalmente tornati ai livelli di pubblico pre-pandemia. Nel 2023 infatti i musei, i monumenti e le aree archeologiche italiane hanno registrato una crescita significativa: rispetto al 2019 i visitatori sono aumentati del 16%, mentre le entrate hanno visto un incremento del 27%. Anche i teatri hanno mostrato segni di ripresa, con un aumento degli spettatori del 6% e delle entrate del 5%. L’Osservatorio Innovazione Digitale per la Cultura della School of Management del Politecnico di Milano ha presentato queste cifre nel convegno Il digitale per una Cultura inclusiva, evidenziando come le istituzioni culturali stiano lavorando per bilanciare l’attenzione alle performance economiche con la necessità di essere più inclusive. Nonostante il 44% dei musei e il 31% dei teatri presenti ancora barriere architettoniche, molte istituzioni stanno investendo per migliorare l’accessibilità per persone con disabilità fisiche e intellettive.

Un’area di grande interesse è l’accessibilità linguistica, con il 56% dei musei e dei siti culturali che si concentra su questo aspetto. Nei teatri, la stessa percentuale sta lavorando per rendere l’offerta economicamente più accessibile.

Il 54% dei musei ha inoltre investito nella digitalizzazione delle collezioni e nella distribuzione online nell’ultimo anno. Il 74% dei musei ha digitalizzato almeno parte delle proprie collezioni e circa la metà di questi ha pubblicato le opere digitalizzate sui propri siti web. Tuttavia, solo il 32% delle istituzioni ha una strategia chiara per la digitalizzazione.

Durante la pandemia, l’adozione di sistemi di biglietteria online è aumentata, ma la distribuzione indiretta attraverso canali digitali rimane sottoutilizzata, con solo l’1% delle vendite dei musei provenienti da intermediari come le Online Travel Agency (OTA). Nei teatri, queste percentuali sono leggermente più alte. Molti teatri utilizzano i dati provenienti dalla biglietteria per migliorare la gestione operativa e la pianificazione strategica.

Uno degli ultimi trend è poi quello dell’intelligenza artificiale (AI) che sta diventando uno strumento sempre più comune nelle istituzioni culturali. Il 14% dei musei utilizza l’AI per creare contenuti come testi per newsletter o immagini per i social media. Inoltre, il 3% dei musei impiega chatbot per migliorare i servizi al pubblico. L’AI generativa ha il potenziale di migliorare ulteriormente l’accessibilità linguistica, traducendo contenuti testuali e audio in varie lingue in modo immediato e simultaneo. Ancora, le tecnologie di realtà aumentata, virtuale e mista sono utilizzate dal 29% dei musei, in particolare quelli di dimensioni maggiori, per arricchire l’esperienza di visita e rendere la cultura più accessibile.

Il settore culturale italiano sta, in sostanza, vivendo un periodo di crescita e trasformazione, con un focus sull’innovazione digitale per migliorare l’accessibilità e l’inclusività. Sebbene ci siano ancora sfide da affrontare, come la mancanza di strategie chiare per la digitalizzazione, i progressi compiuti indicano un futuro promettente per le istituzioni culturali del Paese.

“I numeri che hanno caratterizzato l’ultimo anno dei luoghi della cultura in Italia”, dichiara Eleonora Lorenzini, Direttrice dell’Osservatorio Innovazione Digitale per la Cultura, “da un lato certificano la definitiva ripresa del comparto dopo gli anni segnati dalla pandemia, ma dall’altro sono influenzati anche dal forte trend inflattivo. Se le misure di revisione dei prezzi hanno allineato l’offerta italiana ai livelli tariffari dei grandi competitor europei, queste hanno anche portato diverse associazioni di consumatori a chiedere maggiore attenzione all’accessibilità economica del settore, che peraltro trova riscontro nelle politiche di prezzo agevolate applicate dalla maggior parte delle istituzioni per particolari categorie di utenti”.

“Il digitale e la tecnologia”, spiega Michela Arnaboldi, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Innovazione Digitale per la Cultura, “si confermano alleati importanti per favorire l’accessibilità: le repliche 3D, ad esempio, consentono l’esplorazione tattile guidata degli artefatti, così come gli schermi touch interattivi, che possono essere progettati per includere tutti i tipi di pubblici. Nei teatri si rivela particolarmente efficace l’uso di smart glass che consentono la fruizione dello spettacolo a visitatori non udenti o di lingue diverse, i quali possono così seguire quanto viene detto mediante la soprattitolazione e la traduzione”

“Mediante il meccanismo dell’immersività”, afferma Deborah Agostino, Direttrice dell’Osservatorio Innovazione Digitale per la Cultura, “è possibile generare un maggiore coinvolgimento nel visitatore, facilitando la comprensione dei contenuti e fornendo delle spiegazioni ulteriori in varie modalità. Un’offerta più inclusiva è dunque possibile grazie al digitale e può coinvolgere non solo persone con disabilità di vario tipo che sono state a lungo pressoché ignorate sulla scena culturale, ma anche generare un’esperienza di visita più completa e attrattiva per il visitatore più tradizionale”.

Immagine: Pinacoteca di Brera, Milano. Foto: James O’Mara

I musei tornano ai numeri di pubblico pre-pandemia
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