A fine gennaio prenderà il via la campagna di restauro del Mosaico della Battaglia di Isso, capolavoro custodito al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. “Con l’avvio, nel 2021, del restauro del Mosaico di Alessandro, scriviamo insieme una pagina importante nella storia del Museo Archeologico Nazionale di Napoli e quindi della conservazione dei beni culturali” dichiara il direttore del MANN, Paolo Giulierini. “Sarà un restauro grandioso, che si compirà sotto gli occhi del mondo. Un viaggio entusiasmante lungo sette mesi ci attende: dopo il minuzioso lavoro preparatorio, studiosi ed esperti si prenderanno cura con le tecniche più avanzate del nostro iconico capolavoro pompeiano, raffigurante la celebre battaglia di Isso. La tecnologia e le piattaforme digitali ci consentiranno di seguire le delicatissime operazioni, passo dopo passo, in una sorta di ‘cantiere trasparente’, come mai accaduto prima. Per realizzare un’operazione così ambiziosa e complessa è stata attivata dal MANN una rete di collaborazioni scientifiche e di partnership di grande prestigio”.
Il restauro sarà compiuto con la supervisione dell’Istituto Centrale per il Restauro (ICR) e il termine è previsto per luglio; le attività diagnostiche sono promosse in rete con l’Università del Molise (UNIMOL) e il Center for Research on Archaeometry and Conservation Science (CRACS).
Il mosaico, costituito da milioni di tessere e di grandi dimensioni (5,82 X 3,13 metri), decorava il pavimento dell’esedra nella casa del Fauno di Pompei. Venne scoperto nel 1831 in buon stato di conservazione: le ampie lacune riscontrate riguardavano in particolare la sezione sinistra dell’opera, lasciando intatto il fulcro della raffigurazione. Si dibattè molto sulla necessitè di staccare il mosaico e trasportarlo nel Real Museo Borbonico ma, dopo circa dodici anni, una commissione espresse parere favorevole e il capolavoro fu staccato il 16 novembre 1844 e condotta da Pompei a Napoli su un carro trainato da buoi. Durante il tragitto, all’altezza di Torre del Greco, un incidente minacciò l’integrità del mosaico: l’opera fu sbalzata a terra e, soltanto nel gennaio del 1845, venne aperta la cassa per verificare l’integrità del capolavoro che, fortunatamente, non aveva subito danni.
Il mosaico con la Battaglia di Isso fu dunque collocato sul pavimento della sala CXL del museo, secondo il progetto iniziale di Pietro Bianchi; fu Vittorio Spinazzola, nel 1916, a dargli una nuova sistemazione a parete nelle sale dei mosaici.
Oggi si rende necessario un restauro perché il mosaico presenta diverse criticità conservative, quali distacchi di tessere, lesioni superficiali, rigonfiamenti ed abbassamenti della superficie. In particolare, la zona centrale destra ha subito una visibile depressione; rigonfiamenti puntuali sono presenti lungo il perimetro del mosaico, probabilmente dovuti a fenomeni di ossidazione degli elementi metallici dell’intelaiatura lignea posta in opera durante il trasferimento del 1916. Sono presenti, inoltre, microfratture ad andamento verticale e orizzontale, nonché una lesione diagonale, già oggetto di velinatura nel corso di precedenti restauri. Negli ultimi venti anni, grazie alle indagini diagnostiche eseguite nel 2015 con il contributo di IPERION CH.it e del CNR-ISTI di Pisa e nel 2018 con la partecipazione dell’Università del Molise e del CNR, è stato documentato lo stato conservativo e alle ragioni conservative per un restauro si sono aggiunte le esigenze di una migliore lettura organica dell’opera.
Da quanto emerso dalla diagnostica, sembra probabile che i fenomeni di deterioramento siano dovuti principalmente all’ossidazione dei supporti in ferro del mosaico e al degrado delle malte: a questi fattori può attribuirsi l’accentuata depressione che interessa la parte centrale/destra del pannello musivo. Questo è aggravato dal peso del mosaico e dalla posizione verticale, entrambe cause cui può essere ricondotto lo scorrimento verso il basso dello strato più superficiale di malta e tessere. Per avere un quadro esaustivo sulle effettive condizioni dell’opera, è stata prevista una nuova campagna di indagini diagnostiche, effettuate dall’Università del Molise e dal CRACS (Center for Research on Archaeometry and Conservation Science); le indagini interesseranno anche la fase esecutiva del restauro. Un’attenzione particolare riguarderà, inoltre, le condizioni microclimatiche e ambientali, non soltanto per comprenderne l’eventuale incidenza nel processo di degrado del mosaico, ma soprattutto per individuare le migliori condizioni espositive future, in termini di illuminazione e parametri termoigrometrici. Il progetto di restauro, finalizzato alla conservazione dell’integrità materiale dell’opera nello stato in cui si trova, si articolerà in due diverse fasi: tra i due momenti, verrà effettuata la movimentazione del mosaico, al fine di esplorare la parte retrostante di quest’ultimo, verificare lo stato del supporto e definire compiutamente gli interventi conservativi complessivi da realizzare.
La prima fase verrà compiuta tra gennaio e febbraio 2021 e consisterà nella messa in sicurezza della della superficie musiva prima della movimentazione. Si provvederà a un’accurata ispezione visiva e tattile di tutta la superficie, preliminare alla successive lavorazioni; al pre-consolidamento delle tessere e degli strati di malta distaccati; alla pulitura; alla velinatura con idonei bendaggi di sostegno su tutta la superficie attualmente visibile.
Successivamente, previa apposizione di un tavolato ligneo di protezione, nonché di un’idonea intelaiatura metallica di sostegno, il mosaico sarà rimosso dall’attuale collocazione, mediante un sistema meccanico di movimentazione appositamente progettato. L’indagine diretta sarà accompagnata da ulteriori analisi strumentali, grazie alle quali verranno definiti gli interventi di restauro ipotizzati nella prima fase della progettazione, stabilendo le azioni da eseguire sul supporto per garantire la conservazione del manufatto.
La seconda fase sarà compiuta tra aprile e luglio 2021 e interesserà soprattutto il supporto del mosaico: le lavorazioni saranno eseguite sulla superficie retrostante dell’opera.
Per tutelare le tessere musive sarà fornito un significativo contributo tecnologico da TIM: la realizzazione di appositi smart glasses, indossati direttamente dai restauratori, consentirà di monitorare costantemente la corrispondenza tra la zona di intervento e la relativa superficie non visibile.
Le strumentazioni permetteranno la proiezione in scala 1:1 della parte frontale del mosaico su una apposita superficie, che potrebbe essere una parete o un telo appositamente collocato in loco. La proiezione sarà non soltanto uno strumento di lavoro per i restauratori, ma renderà fruibile dal pubblico quanto accade nel cantiere; l’associazione alla proiezione di una serie di parametri geofisici desunti dalle indagini: questi parametri potranno essere interrogati dagli operatori in tempo reale, analizzando tutti i dati inerenti al manufatto nel suo complesso (supporto e superficie). Terminato l’intervento sul supporto, si prevede la rimozione dei bendaggi posti durante la fase iniziale d’intervento e il completamento del restauro con operazioni di pulitura, ulteriori ed eventuali consolidamenti, trattamento protettivo finale.
Ph.Credit Pedicini Fotografi
MANN, al via il restauro del grande mosaico della Battaglia di Isso |