Il MANN ha perso 5 milioni di euro. Ma parte lo stesso con nuove campagne digitali


A causa delle chiusure il Museo Archeologico Nazionale di Napoli ha perso 5 milioni di euro. Ma questo non gli impedisce di partire con nuove importanti campagne digitali.

La crisi da Covid-19 è costata al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, uno dei più importanti musei archeologici del mondo, una perdita di 5 milioni di euro. Lo ha dichiarato stamani il direttore del MANN, Paolo Giulierini, ai microfoni di Radio Crc Targato Italia. “Il Museo Archeologico di Napoli”, ha affermato Giulierini, “ha perso 5 milioni di euro. Alle istituzioni campane e napoletane chiedo sobrietà e collaborazione, alla comunità chiedo di sostenerci facendo l’abbonamento a dicembre per aiutare la cultura”. Il museo, ha aggiunto Giulierini, “è un servizio essenziale ma era un po’ strano che una parte fosse aperta e una chiusa. È prevalsa una chiusura per tutti ma credo che capitando a novembre non incida nel processo di rilancio”.

Il MANN, come tutti i musei, sta dunque lavorando sul digitale, e si avvia a presentare un’offerta importante. Sul digitale, il MANN è tra i musei più attivi: l’Osservatorio Innovazione nei Beni Culturali del Politecnico di Milano, durante il primo lockdown, lo aveva identificato come l’istituto più attivo su Facebook, una tendenza che il museo intende confermare anche in questa nuova fase di chiusura attestandosi tra i più presenti sui social.

La prima campagna digitale che il MANN avvia in questo nuovo lockdown della cultura si intitola Sette statue per sette giorni: si tratta dell’anticipo di un tour virtuale della Sezione Campania Romana, che sarà nuovamente aperta al pubblico da giugno 2021. Il tour è anticipato con sette fotografie proposte al pubblico attraverso sette post, che prendono il via dalle 20 del 14 novembre 2020, una data simbolica dal momento che, per quella data e quello specifico orario, era prevista la Notte dei Musei, con aperture straordinarie che, a causa dell’emergenza Covid, sono oggi trasformate in appuntamenti virtuali.

Da sabato prossimo, così, i fan e follower potranno trovare, nella rete, uno spazio per ammirare sculture quasi sconosciute: i capolavori scelti per questa campagna digitale non saranno infatti capolavori noti il Doriforo di Policileto, il Cavallo Mazzocchi o l’Afrodite di Capua, opere che pure figureranno nel riallestimento della Campania Romana, ma alcuni marmi che, provenienti per lo più dai depositi del MANN, arrichiranno le sale del piano terra nell’ala occidentale del Museo. A guidare gli internauti in un itinerario di scoperta, da vivere per ora con like, commenti e condivisioni, saranno sette fotografie di Luigi Spina. La vera scommessa della campagna di Spina, fanno sapere dal MANN, sarà conciliare le esigenze scientifiche della documentazione con il forte senso estetico espresso da marmi e bronzi: un approccio allo stesso tempo divulgativo e rigoroso, che non soltanto “premierà” gli appassionati di archeologia, ma anche i cultori di una ricerca evocativa ed emozionale sull’immagine.

Il primo post sarà dunque sabato prossimo con la statua maschile del cosiddetto Germanico: proviene dal Macellum di Pompei, risale ai primi decenni del I secolo d.C. ed è uno dei tesori dischiusi dai depositi del MANN. Sarà poi la volta della testa di Apollo tipo Omphalos (proveniente da Cuma, copia romana del II secolo di un originale di età severa), che sarà postata la domenica. E poi ancora la testa del I secolo probabilmente parte di una statua di culto del Tempio di Giove a Pompei, la figura femminile panneggiata (dal Foro di Ercolano, I secolo d.C.), la scultura di Olconio Rufo (I secolo d.C.),che proviene dal quadrivio di via Stabiana a Pompei, la statua femminile della Concordia Augusta (da Pompei, edificio di Eumachia, I secolo d.C.) e il Busto di Plotina (dal settore Mercurio del Palatium di Baia, 117-138 d.C., anch’esso custodito da molti anni nei depositi).

La campagna fotografica di Luigi Spina rientra nella prassi di valorizzazione del patrimonio museale, e altre tappe seguiranno, ha già prennunciato il Museo.

Nell’immagine: la statua di Olconio Rufo.

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