A Genova partono i lavori per far nascere il Museo Nazionale dell’Emigrazione Italiana (MEI), che sarà ospitato nelle sale della Commenda di San Giovanni di Prè, l’antico convento, ospedale e ostello fatto costruire a partire dal 1180 dai Cavalieri Gerosolimitani, oggi tra le più importanti testimonianze della Genova medievale. Il MEI nasce dalla forte volontà di restituire al grande pubblico, nazionale e internazionale, la narrazione di un patrimonio vastissimo e diversificato come quello legato alla storia dell’emigrazione italiana, un patrimonio fisicamente diffuso in numerose località, italiane ed estere, custodito da enti, istituzioni statali e locali, archivi, musei, centri di studio e ricerca, associazioni di emigrati. Gli interventi, per un importo di circa 5,3 milioni di euro (di cui 300 mila arrivano da Fondazione San Paolo per la progettazione; 3 milioni dal MIBACT, nell’ambito del programma Grandi Progetti Beni Culturali e 2 milioni dal Patto per Genova, siglato tra Comune e Governo), riguardano l’adeguamento funzionale, il restauro e il risanamento conservativo della Commenda e dureranno circa un anno.
L’emigrazione, tema molto legato a Genova, ha uno stretto rapporto anche con la Commenda di Prè, dato che per secoli questo è stato luogo di passaggio, che ospitava viaggiatori in arrivo al porto di Genova: la Commenda, fin dal XII secolo, era ricovero dei pellegrini diretti in Terrasanta. Il MEI sarà un museo adatto a tutti i pubblici, anche alle scuole e alle famiglie, che potrà parlare a tutti attraverso diversi linguaggi e con modalità museologiche innovative e interattive, aiutato da quelle tecnologie che possono facilitare la conservazione e la diffusione della memoria. Il percorso espositivo sarà costruito intorno alle storie di vita dei protagonisti dell’emigrazione: le esperienze dei singoli saranno proposte al visitatore attraverso fonti primarie come le autobiografie, i diari, le lettere, le fotografie, i giornali, i canti e le musiche che accompagnavano gli emigranti, i documenti conservati da enti, istituzioni statali e locali, archivi, musei, associazioni di emigrati, che fanno parte della grande rete di collaborazione che il MEI sta costruendo affinché il nuovo Museo sia davvero un museo partecipato, capace di rinnovarsi.
Tutti questi documenti concorreranno alla creazione di un’unica narrazione, in grado di non appiattire il fenomeno ma mostrarlo attraverso le sue numerose sfaccettature ed articolazioni. Il MEI sarà inoltre un museo in movimento: l’emigrazione è un viaggio, e chi entrerà si troverà immerso nel viaggio tra le immagini e le storie dei milioni di italiani che hanno lasciato il nostro paese a partire dall’Unità d’Italia nel 1861 per arrivare fino ad oggi. Le diverse “stazioni” che compongono il percorso potranno “parlare” in modo diverso a seconda dell’interlocutore che si avvicinerà: questo grazie a un meccanismo di registrazione all’ingresso che permetterà di calibrare lingue, storie e documenti in base alla specifica persona che sta compiendo il percorso. I dati sulle partenze, i ritorni, le destinazioni, il lavoro, la salute, l’alimentazione, il razzismo, l’accoglienza, le tante motivazioni diverse per lasciare l’Italia, che rappresentano il grande mosaico della migrazione saranno comunicati attraverso strumenti che permetteranno anche di “portare a casa” i contenuti, magari per rifletterci in un secondo tempo, o per condividerli insieme attraverso le reti social.
Ci sarà anche uno spazio di riflessione, il Memoriale, che attraverso l’arte intende essere il punto emotivamente più alto del percorso. La storia dell’emigrazione italiana è segnata infatti da una serie di episodi dolorosi, a volte collettivi. Uno spazio all’interno permetterà di approfondire alcune di queste vicende, dai fatti di Aigües Mortes (1893) alla strage di Marcinelle (1956), passando per disastri minerari e naufragi. Ma l’emigrazione italiana non ha avuto solo la sua destinazione all’estero e non appartiene solo al passato. Per questo il Museo racconterà anche l’emigrazione interna, declinata nelle sue due grandi direttrici, dalla campagna alla città e dal Sud al Nord e l’emigrazione contemporanea, con le forme che ha assunto dopo il 1973, anno del cambio epocale, in cui da paese di emigrazione, l’Italia diviene paese di immigrazione. Il percorso museale integrerà anche quello del Galata Museo del Mare, che da anni offre ai visitatori un’esperienza multimediale con il Museo Memoria e Migrazioni, un percorso interattivo che rievoca la traversata oceanica dei migranti italiani a bordo dei piroscafi verso gli Stati Uniti e il Sud America, il Brasile e l’Argentina; e che in una sezione specifica racconta l’immigrazione contemporanea verso l’Europa.
I documenti utilizzati per la costruzione del percorso del Museo sono il frutto di ricerche e studi che hanno visto il fondamentale appoggio e la collaborazione di studiosi e istituzioni quali il Centro Internazionale di Studi sull’Emigrazione Italiana (CISEI) di Genova, la Fondazione Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano, il Museo regionale dell’emigrazione Pietro Conti di Gualdo Tadino, l’Istituto centrale per i beni sonori e gli audiovisivi, l’Istituto Luce – Archivio Storico Luce, la Rai, attraverso l’Archivio Rai-Teche, l’Archivio Centrale dello Stato e l’Archivio Storico Diplomatico del Ministero Affari esteri e cooperazione internazionale. Non sono inoltre mancati contatti con musei e centri internazionali quali l’Ellis Island National Museum of Immigration, il MUNTREF -Museo de la Inmigración di Buenos Aires e il Museu da Imigração do Estado de São Paulo di San Paolo.
Ruolo fondamentale rivestono inoltre le numerose associazioni di “Italiani nel Mondo”, una molteplicità di soggetti spesso molto attivi, sia in Italia che all’estero, nelle relazioni internazionali e di forte impatto sulle comunità degli italiani espatriati. Le collaborazioni con queste Associazioni mirano a rendere il costituendo Museo testimone della complessità dei fenomeni migratori e rappresentativo di tutte le realtà regionali del Paese. L’entusiastica risposta di molte di queste associazioni ha permesso sottoscrivere protocolli di intesa finalizzati allo scambio di documentazione, al trasferimento di conoscenze e competenze, ponendo le basi per una “assemblea dei partecipanti” del Museo stesso che potrà dare vita in futuro a iniziative ed attività sia in campo nazionale che internazionale.
Infine, il comitato ha sviluppato un importante e costruttivo dialogo con un soggetto istituzionale di grande rilevanza quale la Direzione Generale degli Italiani all’Estero (DIGIT) del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, sottoscrivendo anche un protocollo d’intesa con Consiglio Generale degli Italiani all’estero (CGIE).
“Una grande operazione di memoria popolare e collettiva del nostro Paese”, afferma Paolo Masini, presidente del Comitato di indirizzo per la realizzazione del MEI. “Partendo dalle singole storie personali si arriva a ricostruire un fenomeno che è nell’anima stessa delle radici dell’umanità. Donne e uomini con le storie più diverse che spesso hanno saputo trasformarsi in semi preziosi in terre generose”.
“Un progetto importante per storia, cultura e turismo che oggi arriva alla fase esecutiva”, dice il sindaco di Genova, Marco Bucci. “Sappiamo che Genova ha avuto un ruolo strategico nella storia dell’emigrazione italiana grazie al suo porto, crocevia di persone, merci, culture. Dovve i Zeneixi vàn, ’n’atra Zena fan, diceva, secondo la tradizione, l’Anonimo Genovese: una testimonianza della nostra storia da migranti del mondo. Storia che troverà spazio qui, in locali ristrutturati e ripensati per questo scopo. Il MEI godrà inoltre di una posizione strategica: con l’Acquario e il Museo del Mare a due passi, il Museo dell’emigrazione completerà un’offerta museale e turistica di primo livello. Grazie a tutti i soggetti che hanno collaborato alla realizzazione del museo”.
Immagine: rendering di una sala del futuro MEI
A Genova sta per nascere il Museo Nazionale dell'Emigrazione Italiana: ecco come sarà |