Firenze, riapre il Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti, riallestito


A Firenze, dopo oltre quattro anni di chiusura, il Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti riapre completamente al pubblico. Il riallestimento totale del museo ha portato alla creazione di otto nuove sale.

A Firenze, dopo oltre quattro anni di chiusura, il Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti riapre completamente al pubblico. Il riallestimento totale del museo ha portato alla creazione di otto nuove sale, che ora espongono il nucleo centrale della collezione permanente, comprendente sessanta abiti e numerosi accessori preziosi. La sezione sul costume del XVIII e XIX secolo è finalmente visitabile, con venti capi rari rappresentativi del lusso dell’epoca, in dialogo con dipinti di grandi ritrattisti del tempo.

Le nuove sale appena inaugurate offrono una panoramica affascinante della moda del Settecento e dell’Ottocento, con vestiti, scarpe, borse, guanti, cappelli, e accessori come ombrelli e ventagli. Tra i pezzi esposti figurano lussuosi abiti settecenteschi, tra cui tipici esempi di robe à la française, rappresentativi di un’epoca in cui la corte dettava le mode del vestire. In mostra anche abiti in stile Impero, come quello in crêpe di seta avorio ornato da ricami in laminetta d’argento, appartenuto a Massimilla Celano, consorte di Prailo Mayo, che testimonia come durante il periodo napoleonico gli indumenti diventassero più confortevoli, ispirati al classicismo grecizzante.

Il percorso prosegue con capi del periodo della Restaurazione, quando il punto vita degli abiti si abbassava e elaborate applicazioni emergevano dalle vesti come bassorilievi scultorei. Un esempio è l’abito da pomeriggio del 1825, in taffetas operato a motivi di righe e palmette. Tra i rari abiti da sposa ottocenteschi esposti vi sono un modello in seta dorata adornato da un motivo di peonie e margherite, appartenuto ad Angiola Polese, e un abito da sposa di Charles Frederick Worth in raso e gros de Tours color avorio, luminoso esempio del virtuosismo sartoriale dell’epoca.

Le mise da sera della moda fin de siècle sono protagoniste, con capi come un vestito in rete ad ago meccanico nera su raso di seta avorio di Catherine Donovan e una veste Liberty in chiffon giallo e verde di Raphael Goudstikker, rappresentativa delle sfarzose preziosità della Belle Époque. Ai sofisticati abbigliamenti d’inizio Novecento è dedicata una sala ispirata al clima estetizzante dell’epoca, con creazioni di Mariano Fortuny per Eleonora Duse e una veste da casa a kimono di Donna Franca Florio di Jacques Doucet, tra i sarti più amati dalle dive del tempo.

La collezione permanente del museo, organizzata secondo criteri storico-cronologici, include circa sessanta capi dal XVIII al XXI secolo e altrettanti accessori, tra cui scarpe, borse, ventagli, ombrelli, guanti e cappelli. Per la prima volta nella storia del museo, il percorso di visita mette al centro il nucleo principale di abiti della collezione, accompagnando i visitatori attraverso la storia del costume e della moda. Le creazioni di moda dialogano con dipinti selezionati delle collezioni delle Gallerie degli Uffizi, offrendo un contrappunto visivo che include opere di grandi ritrattisti del Settecento e Ottocento come Carle Vanloo, Laurent Pecheux, Jean-Sébastien Rouillard, Clemente Alberi e Giuseppe Colzi de’ Cavalcanti, nonché artisti dell’avanguardia italiana come Massimo Campigli, Giulio Turcato, Corrado Cagli e Alberto Burri.

Nuovi allestimenti del Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti. Foto: Leonardo Salvini
Nuovi allestimenti del Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti. Foto: Leonardo Salvini
Nuovi allestimenti del Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti. Foto: Leonardo Salvini
Nuovi allestimenti del Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti. Foto: Leonardo Salvini
Nuovi allestimenti del Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti. Foto: Leonardo Salvini
Nuovi allestimenti del Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti. Foto: Leonardo Salvini
Nuovi allestimenti del Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti. Foto: Leonardo Salvini
Nuovi allestimenti del Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti. Foto: Leonardo Salvini
Nuovi allestimenti del Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti. Foto: Leonardo Salvini
Nuovi allestimenti del Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti. Foto: Leonardo Salvini
Nuovi allestimenti del Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti. Foto: Leonardo Salvini
Nuovi allestimenti del Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti. Foto: Leonardo Salvini
Nuovi allestimenti del Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti. Foto: Leonardo Salvini
Nuovi allestimenti del Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti. Foto: Leonardo Salvini
Nuovi allestimenti del Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti. Foto: Leonardo Salvini
Nuovi allestimenti del Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti. Foto: Leonardo Salvini
Nuovi allestimenti del Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti. Foto: Leonardo Salvini
Nuovi allestimenti del Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti. Foto: Leonardo Salvini
Nuovi allestimenti del Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti. Foto: Leonardo Salvini
Nuovi allestimenti del Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti. Foto: Leonardo Salvini
Nuovi allestimenti del Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti. Foto: Leonardo Salvini
Nuovi allestimenti del Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti. Foto: Leonardo Salvini
Nuovi allestimenti del Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti. Foto: Leonardo Salvini
Nuovi allestimenti del Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti. Foto: Leonardo Salvini

La sezione dedicata alla moda del Novecento e contemporanea, inaugurata nello scorso dicembre, comprende capi iconici come gli abiti da sera di Elsa Schiaparelli, le creazioni di Emilio Schubert per le dive degli anni Cinquanta, e il vestito di Patty Pravo di Gianni Versace. Tra gli altri pezzi celebri vi sono la guaina nera di Jean Paul Gaultier resa famosa da Madonna e la collezione di Gianfranco Ferré per Dior. La storia della moda del Novecento e dei primi anni del nuovo millennio è raccontata attraverso dodici nuove sale, oltre all’ottocentesco Saloncino da Ballo, rendendo omaggio a un secolo ricco di stili e innovazioni.

Il Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti fu inaugurato l’8 ottobre 1983 da Kirsten Aschengreen Piacenti come Galleria del Costume. La collezione, inizialmente formata da donazioni significative come quelle di Emilio Pucci e Roberta di Camerino, è cresciuta esponenzialmente negli anni. Recenti donazioni e acquisizioni hanno integrato numerosi pezzi maschili, ampliando ulteriormente il patrimonio del museo, ora interamente digitalizzato e accessibile online.

Con la sua riapertura integrale, il Museo della Moda di Palazzo Pitti si presenta al pubblico rinnovato e attualizzato, offrendo un’esperienza che celebra secoli di storia del costume e della moda. “Il costume e la sua storia sono intrinsecamente connessi con l’arte e abbiamo abbiamo voluto sottolineare questo legame attraverso l’abbinamento degli abiti con una selezione di prestigiosi dipinti”, afferma Simone Verde, direttore delle Gallerie degli Uffizi. “Il riallestimento del museo della Moda è molto importante per le Gallerie: questo istituto, unico nel suo genere in Italia, contribuisce a connettere il complesso con la più viva contemporaneità, consentendoci di svolgere un ruolo improntato alla più sfaccettata multidisciplinarietà, in collegamento e attiguità, com’è tradizione per il mondo della moda, con teatro, danza, fotografia e arti performative”.

“Creare per la prima volta nella storia del museo l’esposizione permanente del nucleo fondamentale della collezione è stata una sfida entusiasmante”, dice Vanessa Gavioli, curatrice del Museo della Moda. “L’obiettivo, fin dal principio, era che dal racconto di questo itinerario emergessero i momenti salienti di una raccolta di oltre 15.000 numeri d’inventario. Ovviamente per ragioni conservative vi saranno rotazioni ma la griglia cronologica e concettuale rimarrà stabile”.


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