A Firenze è terminato il restauro del Terrazzo di Giunone nel Quartiere degli Elementi di Palazzo Vecchio, reso possibile grazie all’associazione Friends of Florence: l’ambiente torna così a ospitare il Putto di Andrea del Verrocchio (Firenze, 1435 - Venezia, 1488), anch’esso sottoposto a un accurato intervento di restauro lo scorso anno, e reduce dalle mostre di Palazzo Strozzi e di Washington. Il restauro del Terrazzo di Giunone è costato circa 60mila euro: l’ambiente fa parte delle “stanze nuove” che il granduca Cosimo I de’ Medici fece costruire all’indomani del suo trasferimento dalla residenza di famiglia a Palazzo Vecchio, l’edificio che per oltre due secoli aveva ospitato il governo comunale e repubblicano della città.
Il Terrazzo di Giunone si trova nell’ala sud-orientale del piano nobile del palazzo, e fa parte, come detto, del Quartiere degli Elementi, destinato ad accogliere gli ospiti della corte e costruito sotto la direzione di Giovanni Battista del Tasso (Firenze, 1500 circa – 1555) tra il 1551 e il 1555, ma subito dopo modificato da Giorgio Vasari (Arezzo, 1511 - Firenze, 1574), principale artefice della trasformazione dell’antico Palazzo dei Priori o della Signoria in una sontuosa reggia ducale. A Vasari e ai suoi collaboratori si devono i preziosi palchi lignei dipinti, gli stucchi e gli affreschi che decorano le sale del Quartiere con storie della prima stirpe delle divinità mitologiche. Il terrazzo di Giunone, portato a compimento nel 1557, oggi si presenta come una stanza di modeste dimensioni, ma in origine, come il nome stesso del locale ricorda, era una loggia con colonne che si affacciava sulla città, ed era stato progettato per accogliere al centro una fontana, e sul lato interno una statua antica della dea Giunone. La fontana non sarebbe mai stata realizzata, ma resta a rievocarne il progetto l’affresco al centro del registro inferiore della parete interna, che rappresenta una finta nicchia con un putto alato in bronzo dorato che versa acqua da un vaso, nel mezzo di una vasca circolare, con un piede sopra la testa di un delfino.
Il terrazzo venne trasformato in una stanza chiusa a seguito dei successivi interventi di ampliamento del lato del palazzo prospiciente via dei Leoni. Il Putto con delfino del Verrocchio, opera del 1470-1475 circa, è entrato qui nel XX secolo: fu realizzato su commissione di Lorenzo il Magnifico per una fontana della villa medicea di Careggi. Rimase nel cortile di Michelozzo a Palazzo Vecchio finché tra il 1957 e il 1959 fu deciso di trasferirlo all’interno del museo per motivi di conservazione e sostituirlo in loco con una copia in bronzo del fonditore e restauratore Bruno Bearzi. La sua attuale collocazione rievoca il progetto incompiuto della fontana che Giorgio Vasari avrebbe dovuto realizzare al centro del Terrazzo di Giunone e lo pone in dialogo con l’analogo putto in bronzo dorato che, in vista di quel lavoro, era stato dipinto come “modello” nella parete interna della loggia.
Il restauro del Terrazzo si è reso necessario perché gli affreschi che lo decorano presentavano estese ridipinture, numerose ricostruzioni e stesure di colle e resine di varia natura, frutto di interventi di restauro precedenti. C’erano inoltre sollevamenti e cadute della pellicola pittorica, distacchi tra gli strati preparatori e varie stuccature. Per mantenere la lettura dell’opera, si è reso necessario salvaguardare in larga misura le ricostruzioni, senza però compromettere la qualità e la materia cromatica degli affreschi originali. L’intervento di pulitura, preceduto dal preconsolidamento delle scaglie decoese, ha richiesto una particolare attenzione: sono stati effettuati impacchi di carbonato d’ammonio applicati su carta giapponese e supportati da polpa di cellulosa, sepiolite o gel di agar-agar. Questa delicatissima fase ha permesso il recupero delle pitture originali e di salvare, attenuandolo, l’intervento ricostruttivo che interessava brani fondamentali del testo pittorico, quali la testa di Giunone, parte del corpo e i pavoni. Gli stucchi erano ricoperti da uno spesso strato di polveri incoerenti ed erano interessati da una patinatura giallastra, diffusa anche sui fondi bianchi delle decorazioni a grottesche. Alcune cornici modanate erano deteriorate. La pulitura dei rilievi a stucco di malta di grassello è stata eseguita con l’applicazione di carta giapponese e una soluzione di tensioattivo neutro. L’asportazione controllata della patinatura applicata in superficie ha messo in luce diverse ricostruzioni pertanto, ove necessario, in particolare nelle sottili cornici modanate che presentavano stuccature a base di gesso, si è proceduto con il consolidamento tramite caseinato di calcio. Sia le vecchie stuccature che quelle nuove sono state mimetizzate con leggere velature ad acquerello.
In più, è stato rinnovato anche l’impianto di illuminazione. Sulla cornice in pietra serena che corre in alto, perimetralmente alla sala, sono stati installati faretti led di dimensioni contenute ma di ottima resa cromatica con ottica variabile che hanno consentito di migliorare notevolmente la visibilità sia delle superfici pittoriche, sia del putto in bronzo, e una barra led asimmetrica che illumina la volta a botte. I corpi illuminanti sono stati scelti per le loro caratteristiche, in funzione della superficie da illuminare e per la posizione obbligata sopra il cornicione.
“Siamo orgogliosi”, dichiara Tommaso Sacchi, assessore alla cultura del Comune di Firenze, “che il Putto con delfino di Andrea del Verrocchio, una delle più note icone di Palazzo Vecchio fin da quando Cosimo I de’ Medici lo fece porre sulla fontana al centro del cortile di Michelozzo, torni finalmente nella sua casa originaria appena rimessa a nuovo e splendida come un tempo dopo essere volato negli Stati Uniti per una straordinaria mostra nell’anno leonardiano. Ringraziamo Friends of Florence e la presidente Simonetta Brandolini d’Adda per la sensibilità dimostrata verso il nostro patrimonio culturale: siamo onorati di averla al nostro fianco nella cura per i nostri monumenti e beni storico-artistici”.
“Il ritorno del Putto del Verrocchio dopo le mostre a Palazzo Strozzi e alla National Gallery di Washington e la sua definitiva ricollocazione nel Terrazzo di Giunone appena restaurato dalla nostra Fondazione”, afferma Simonetta Brandolini d’Adda, presidente di Friends of Florence, “completa un luogo di unica bellezza e di grande pregio storico artistico. Ringrazio a nome di Friends of Florence, Ellen e James Morton, tutto il board della Fondazione, Jon e Barbara Landau, Fabrizio Moretti, cioè i donatori che hanno reso possibile questi interventi, il Comune di Firenze che ci ha offerto questa opportunità, la Soprintendenza che ci ha accompagnati nel lavoro e i restauratori che hanno realizzato gli interventi al Terrazzo di Giunone e al Putto del Verrocchio”.
Nell’immagine: il Terrazzo di Giunone a Palazzo Vecchio
Firenze, termina a Palazzo Vecchio il restauro del Terrazzo di Giunone, che torna a ospitare il Putto del Verrocchio |